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14 Maggio 2021

Utilizzo dell’Accento in Italiano

La parola accento ha la sua derivazione etimologica dal latino accéntum che significa intonazione. Si tratta di una parola che ha lo scopo di indicare il tono con cui viene pronunciata una vocale.

Nella grammatica della lingua italiana esistono due tipologie di accento: quello acuto (come in è) e quello grave (come in è). Il primo, ovvero quello acuto, riguarda tutte le parole. Infatti, ciascuna parola necessita di un’intonazione particolare in virtù della quale ciascuna viene pronunciata marcando con enfasi una sillaba più di un’altra. Questa tipologia di accento si utilizza per le –e e –o chiuse e, generalmente non viene utilizzato quando si scrive salvo nelle parole tronche (le parole con più di una sillaba come ad es. verità). Di solito l’accento cade sulla penultima sillaba nelle parole dette piane es. ombrèllo). Se l’accento cade sulla terzultima sillaba, la parola viene detta sdrucciola oppure proparossitona (es. tàvolo). Tra le parole sdrucciole rientrano gli aggettivi e le parole con suffissi quali ad esempoi –ibile, –esimo, -aceo. Oppure i composti con il secondo elemento che deriva dal greco. (-crate, –cefalo, -ttero). Anche i composti con il secondo elemento che deriva dal latino sono parole sdrucciole come –fero, –fugo, –voro. Se l’accento cade sull’ultima le parole si dicono tronche (es. gioventù). Anche se raramente, l’accento può cadere anche sulla quartultima sillaba nel caso delle parole bisdrucciole (es. scrìvimelo) o nel caso delle parole trisdrucciole sulla quintultima sillaba (es. índicamelo).

Il termine grave deriva dal latino gravis che significa pesante. In Italia l’accento grave si usa sulla sillaba finale per dare un’intonazione particolare alla parola. Hanno l’accento grave parole come è e cioè.

Grazie agli accenti è possibile distinguere il significato delle parole che si scrivono allo stesso modo ovvero omografe soprattutto quando non ci si può aggrappare al contesto d’uso.

Numerosi sono gli errori di pronuncia in cui possono incorrere, soprattutto, i nativi di altre lingue. Ad esempio il sostantivo alchimia viene pronunciato come vuole la sua derivazione araba ovvero alchímia.

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