L’Iraq è stato nel medioevo un Paese culturalmente assai avanzato: Baghdad, città celebre perché vi si svolgono molte delle vicende delle Mille e una notte, era un centro culturale, scientifico, importantissimo: molti famosi scrittori e poeti arabi o erano nati a Baghdad o vivevano a Baghdad. Poi oltre tre secoli di dominio turco ottomano hanno praticamente distrutto la cultura e isterilito la produzione.
Solo alla fine del XIX secolo si può parlare di una letteratura irachena risvegliata, letteratura e cultura che hanno trovato giovamento nella conquista dell’indipendenza (dal 1932): fino al 1920 l’Iraq faceva formalmente parte dell’Impero ottomano, dal 1920 divenne un mandato della Gran Bretagna (su incarico delle Nazioni Unite). Dapprima regno (sotto Feisal II), nel 1958 divenne repubblica.
Nonostante la parvenza democratica (del partito socialista Baath e del fronte nazionale patriottico, rappresentati in parlamento), il Paese è in realtà dominato, dopo una serie di colpi di Stato militari, dal cosiddetto consiglio del comando della rivoluzione e, in maniera ancora più autoritaria, dal capo dello Stato e capo del governo, (dal 1979 e poi, come capo del governo, dal 1994), e cioè da Saddam Hussein. Questi continui rivolgimenti interni e anche la cosiddetta “guerra del golfo”, provocata dallo stesso Hussein con l’invasione del Kuwait (1990-1991) e prontamente attuata dall’ONU o meglio dagli Stati Uniti, non hanno certo giovato alla cultura e alla letteratura.
Si ricordi che l’Iraq corrisponde in parte all’antica Babilonia (le rovine di questa e di altre città antiche sono sparse in tutto il Paese). La popolazione è formata per l’80% da parlanti arabo, oltre 12 milioni, poi da curdi, caldei, assiri, iraniani e altri popoli. La lingua ufficiale è comunque l’arabo classico.
La letteratura del nuovo Iraq, specialmente dalla fine dell’Ottocento all’inizio del Novecento è in maniera dominante mussulmana. Dell’Ottocento sono varie qaside (poemi epici) in cui si esaltano le grandi virtù di sultani turchi e di emiri locali, lodati in quanto veri credenti. Si ricordano fra gli autori di queste opere panegiristiche Muhammed Khabil al Abili e Kazimi. Più liberi dalla dogmatica mussulmana sono alcuni poeti successivi come Gemal Sidki al-Zakhavi (18631936), Maaruf ar-Rusafi (1875-1945), Abd al-Mukhsin ak-Kazimi (1865-1935) e altri.
In genere tutti i poeti del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo furono devoti sudditi del sultano turco, sia perché considerato il vero signore dei credenti, sempre in lotta con gli infedeli (suscitò molto interesse “letterario” l’ attacco italiano alla Libia, nel 1912: molte opere hanno appunto come tema questo fatto, naturalmente visto dalla parte dei Turchi), sia per timore o anche perché contro gli Occidentali e in particolare gli Inglesi, che stavano occupando le terre dell’impero. Sconvolti dall’avvento al potere nell’Iraq degli Inglesi, gli infedeli per antonomasia, furono molti poeti, come Makhdi al-Basiri, Muhammed al-Bakir al-Khilli, Kheiri al-Khindavi, Khabib Adili e altri: autori di versi che spesso incitavano alla rivolta contro gli occupanti.
È in questo periodo (appunto dopo il 1920) che si forma una coscienza nazionale, autonomista, irachena vera e propria. Alcuni di questi poeti, fra cui Muhammed Sadikh Bakhr (erede della tradizione poetica araba classica) vennero imprigionati per molti anni. La prosa si sviluppò in Iraq abbastanza tardi. Negli anni Venti vennero pubblicati i primi racconti di Makhmud Akhmed as-Saiid. In questo periodo si scrissero e si rappresentarono anche drammi iracheni mussulmani. Scrittore colto ed efficace fu Zu-i-Nun Ayyube, mentre Suleyman Feidi fu un notevole drammaturgo. Idee moderne e di progresso sociale e politico espressero scrittori come Abdar-Rassaq Sheykh Alì, Makhdi Isa as-Saqqar, Gaib Tuab Farman, Salakh Salaman, Edmond Sabri, tutti rappresentanti del cosiddetto “nuovo realismo”.
Nel periodo della seconda guerra mondiale si affermarono nell’Iraq correnti moderniste e formaliste, che liberarono la poesia dagli schemi ormai vetusti della lirica classica: ricordiamo fra questi poeti Nazik al-Madayayk, Abd al-Bakkhab alBayati, la cui poesia è, almeno, all’inizio, di ispirazione esistenzialista. Molti furono gli scrittori vicini ai movimenti “popolari”, e pieni di speranza dopo la rivoluzione o il colpo di Stato del 1958. Queste speranze non furono realizzate.