La lingua cinese, parlata nella Repubblica Popolare Cinese e nella Repubblica della Cina Nazionale (Taiwan/Formosa), è utilizzata da oltre un miliardo di persone, con forti comunità cinesi in America (Stati Uniti), Malaysia, Indonesia, Oceania,Africa meridionale e altrove. La lingua cinese è propria del popolo Han, che costituisce oltre il 93% della popolazione, è scritta in caratteri geroglifici, e comprende molti dialetti.
I geroglifici o ideogrammi (ogni segno, più o meno complesso, rappresenta un oggetto, o cosa o idea, e viene letto come una sillaba) servono anche come mezzo di comunicazione fra i vari dialetti, perché sono comuni. Il cinese, che appartiene al gruppo delle lingue sino-tibetane, ha, tra le sue caratteristiche, anche la presenza di toni diversi che distinguono semanticamente le sillabe.
Le origini
La letteratura cinese è una delle più antiche del mondo. La sua tradizione scritta, ininterrotta, abbraccia almeno 3000 anni. I primi documenti scritti in geroglifici più primitivi su ossa, gusci di tartaruga ecc., in genere divinazioni, risalgono al XVIII secolo a.C. Dell’inizio del primo millennio d.C. sono iscrizioni su bronzo.
Il primo monumento letterario cinese è però una raccolta di poesie Il libro dei canti, che la tradizione attribuisce al filosofo, scrittore, poeta e legislatore, Confucio (551-479 a.C.): si tratta di oltre trecento canti e odi.
La prosa artistica compare più tardi: Il libro delle tradizioni storiche risale, in alcune sue parti, al VI secolo a.C., ma altre parti sono più recenti.
Il famoso I Ching o Libro delle mutazioni, usato per indovinare giorno per giorno il proprio destino, risale al XVII secolo a.C.; più antico è forse il Libro canonico dei documenti (Shu Ching), iniziato forse nel XXIV secolo a.C.
Del 551- 479 sono i Dialoghi di Confucio, mentre un altro filosofo cinese, Lao Tze, vissuto più o meno nello stesso periodo, scrisse Il libro del Tao.
Confucianesimo e taoismo (oltre, in seguito al buddhismo e ad altre filosofie) sono sempre state le ideologie dominanti in Cina, specialmente il confucianesimo, assai pragmatico. Del V secolo a.C. è forse la Tradizione del figlio del cielo Mu, che è una specie di viaggio fantastico.
Del 450-400 è il Libro del maestro Mo, del 400 il Libro del maestro Lieh, della fine del IV secolo il Libro del maestro Meng, successivo il Libro del maestro Han Fei (Han Fei mori forse nel 230 a.C.), del II secolo il Libro del maestro Huai Nan.
Il buddhismo si diffuse in Cina all’inizio dell’era volgare. Del precedente periodo è Tzui Yuan (nato nel 340a.C.), poeta di notevole talento, funzionario del regno Chu, che terminò la sua vita col suicidio. Una guerra contadina (una delle molte che scoppiarono in Cina) abbatté la dinastia Tsing, alla quale successero gli Han. La cultura fu protetta, si raccolsero opere di antichi autori, particolarmente amata la poesia, per esempio con Tsia I (201-169 a.C.), autore di elegie e di poemi (come L’ode del gufo), ispirati al taoismo. Il genere letterario prevalente in questo periodo (e rappresentato molto bene da Tsia I) è stato il fu, una lirica di una decina di versi (una specie di ode). La parte più notevole della poesia del periodo Han fu quella detta delle poesie Yue-fu, dal nome di un palazzo fatto costruire dall’imperatore U Li nel II secolo, e destinato alla raccolta delle poesie. Nuove rivolte contadine abbatterono la dinastia Han e la Cina per quattro secoli (dal III al VII d.C.) fu preda di lotte intestine e di continue invasioni straniere.
È in questo periodo che si rafforza il feudalesimo: i rapporti culturali tra le varie parti del Paese (stati, feudi ecc.) non si interruppero. L’inquietudine, il terrore di vivere sempre con la paura di invasioni straniere o di saccheggi da parte di varie truppe feudali, fu la causa della grande diffusione del buddhismo, che dava molte speranze.
In questo periodo si distinse la famiglia Tsao:Tsao Tsao (155-220), imperatore e poeta, suo figlio ed erede Tsao Pi (187-226), pure imperatore e poeta. Fu poeta anche l’altro figlio minore Tsao Tshi (192-232). Questo periodo fu contrassegnato da un alto livello culturale e letterario: con i poeti Van Tsang (177-217) e Liu Cheng (170-247). Forte fu la suggestione taoista su poeti come Tsi Kang (223-262) e Juan Tsi (210-263).
Il maggiore poeta dell’epoca fu peròTao Yuan Ming (365-427). Il suo Il ramo di pesco esprime in modo altamente poetico il bisogno di libertà contro la tirannide e l’utopia per una vita semplice, legata ai campi. Il lirico Se Ling Yung (385-433) fu buddhista, e morì tormentato dagli avversari. Una vita difficile fu anche quella di Se Yao (464-499), sottile lirico e anche sperimentatore (a lui si devono le basi della versificazione, fondata sulla sapiente e difficile alternanza dei toni). La nuova poetica fu spiegata dallo studioso Sheng Yue (441-513). Un importante e profondo poeta del nord della Cina fu Yui Sing (513-581) che, essendo di origine meridionale e costretto a vivere nel nord, provava nostalgia per la sua terra (Provo nostalgia per il sud, L’albero disseccato). In questo tempo compaiono anche molte novelle, romanzi fantastici, d’avventure, racconti.
Nel VI secolo i letterati (si ricordi che molti erano funzionari, magari anche mandarini: da secoli la Cina si reggeva su una forte burocrazia, per far parte della quale bisognava superare esami a cui erano ammessi tutti) si sforzarono costantemente di studiare la letteratura del passato, di riprodurla, di capirla. Il principe Siao Tung nel 530 compose una bella Antologia letteraria, ma il grande teorico della letteratura e studioso di estetica fu Liu Se (L’affilato dragone del pensiero letterario, V-VI secolo).
L’organizzazione feudale divenne successivamente più sviluppata, specialmente con la dinastia Tang (iniziatasi nel 618), e ciò permise un maggiore sviluppo della cultura e della letteratura. Sorsero molte città popolose, che furono centri culturali. Così nell’ VIII secolo (dopo secoli di stagnazione e di ripetitività) apparve una vera pleiade di autori di notevole valore. Meng Khao-jan (689-740) fu poeta di intensa liricità e di grande semplicità. Un artista complesso fu Van Vay (701-761), poeta, pittore, musicista, calligrafo, autore di opere bucoliche ma anche malinconiche, di spirito buddhista. Gao Shi (702-765) cantò invece le fatiche dei soldati che ai confini dell’impero dovevano difendere l’impero stesso dalle incursioni barbariche, e lo stesso fece Tsen Sheng (715-770), e così Van Chang-lin (698-765), autore anche di versi in cui canta la bellezza delle fanciulle. Le sue poesie sono in genere quartine, composte da 20 o 28 geroglifici. Però i due maggiori poeti, e fra i più grandi di tutta la letteratura cinese, furono Li Po (701-762) e Tu Fu (712-770). Tra il secolo VIII e il IX si diffuse uno stile in cui si cercava di imitare o di ispirarsi agli antichi (“rinascita dell’antichità”), con Khan Yui (768-824) e LiuTsiunyuan (773-819). In questo periodo ebbe successo anche la poesia civile, con temi sociali e satirici (con Po Tsiuy-i, 772-846).
Dai Sung ai Tsing
Nel 960, dopo mezzo secolo di guerre esterne e conflitti interni, la Cina si riunificò un’altra volta, sotto la dinastia Sung. I Sung tendevano all’assolutismo, però aiutarono lo sviluppo economico e culturale. L’ideologia ufficiale fu naturalmente quella confuciana.
All’esterno i Sung condussero diverse guerre (contro i Liao, ma specialmente contro i Mongoli). Nonostante queste guerre, nel 1280 tutta la Cina si trovò sotto il dominio dei Mongoli, che assimilarono però la cultura cinese. Il genere letterario dominante rimase la poesia. Nel periodo precedente si diffuse una letteratura più democratica (anche per l’indebolito potere dei mandarini e dei funzionari imperiali).
Tra gli scrittori interessati ai problemi sociali ci fu il riformatore Wang An-shi (1021-1086), autore di liriche sottili e di saggi, in cui si poneva contro il potere dei grossi feudatari, dei mandarini. Nell’epoca Sung nasce un nuovo tipo di critica, più libera, in cui si giudica il valore dei poeti e dei prosatori. In questo periodo si diffondono anche i racconti “popolari” (hua-ben), anonimi, che ci sono pervenuti (circa una ventina). Al XIII secolo risalgono i primi esempi di drammaturgia: farse, scenette, commediole ecc., che ci sono pervenute in versioni posteriori. Nel XIV secolo nella Cina del sud si diffondono i drammi, i cosiddetti “drammi meridionali”: si tratta per lo più di drammi d’amore e d’avventura. Nei secoli fu molto popolare anche la lirica, accompagnata da melodie popolari (non solo del popolo Han, ma anche di altri popoli).
Nel 1368 i Mongoli vennero cacciati dalla Cina, e si affermò la dinastia Ming, che dominò fino all’avvento dei Manciù (1644). Nonostante gli sforzi per mantenere il regime feudale, sostenuto dall’ideologia del “neo-confucianesimo”, sorta nel XII secolo, lo sviluppo delle città e di un’economia ormai di tipo borghese permisero il diffondersi di una cultura non feudale. Il più importante genere letterario dell’epoca Ming fu il romanzo, spesso scritto sulla base di racconti popolari.
Il primo romanzo di quest’epoca fu Il triregno di Lo Huan-chun (1330-1400), cui seguì Porti fluviali, attribuito a Shi Nai-an (inizi del XV secolo). Successivi furono Viaggio a occidente di U Chen-en (1500-1582) e il Ching Ping Mej, di cui non si conosce l’autore: è uno straordinario e divertente romanzo, che si presenta come moralistico ma in realtà è una delle opere più fortemente erotiche del mondo (il nome è quello di tre fanciulle di non eccessiva virtù). Questo romanzo risale alla seconda metà del XVI secolo.
Tra il XVII e il XIX secolo si pone la cosiddetta letteratura del tardo feudalesimo, con l’affermarsi di poeti e prosatori contrari al dominio dei Manciù. Va di moda anche la novella, come le novelle di Pu Sung-lin (1640-1715), uno dei migliori scrittori cinesi (e non solo del suo tempo). Ai Manciù seguì la dinastia dei Tsing, dispotici e oscurantisti: di qui il carattere pessimistico delle opere uscite nei secoli XVIII e XIX, come nei romanzi di Tsao Siuetsing, quali II sogno della camera rossa. La Cina conosce comunque secoli di ristagno e stanchezza. Secondo la tradizione i Cinesi dovevano essere bravi a scrivere poesie secondo gli artifici retorici e indipendentemente dalla sincerità e dal contenuto. Di tali poesie ce ne sono pervenute un grandissimo numero.
L’Ottocento
Un certo risveglio si ha verso il 1840, epoca in cui i Cinesi cominciano anche a conoscere le letterature occidentali. La “prima guerra dell’oppio” (voluta dagli Inglesi per costringere i Cinesi a comperare l’oppio), il risveglio di una certa borghesia mercantile imprenditrice, e anche il risveglio di forze rivoluzionarie, ebbero una certa influenza sulla letteratura. Chan Wei-ping (1780-1859) e altri poeti scrivono poesie in forma classica ma di contenuto patriottico, contro gli aggressori stranieri. Altri poeti che scrivono versi in cui si esprime la sofferenza della gente sono Lu Sung (1791-1860), Huan Se-tsing (1805-1864) e No Se. Nel campo della prosa sono popolari i romanzi in cui si descrivono i costumi, prevalentemente quelli erotici e i soggetti avventurosi. Chen Siang scrisse il romanzo amoroso Lo specchio del piacere dei fiori (1852), Yuiu Ta scrisse Il sogno della camera azzurra e i Fiori sul mare (1892). L’azione (o le azioni) di questi tre romanzi e di molti altri di questo tempo si svolge in case di tolleranza. Molto diffusi i romanzi d’avventura, come La sottomissione dei masnadieri di Yuyi Wang-sung (nato forse nel 1826), gli Atti del giudice Shi (di ignoto autore: una variante è del 1838), I giovani eroi di Wen Kang. Nel romanzo Tre valorosi, tre fedeli (del 1879), opera di Yui Kung, sono rappresentati gli ideali dei funzionari fedeli e onesti.
Gli autori di tutti questi romanzi imitano i classici, ma sono ben lontani dalla loro altezza. In alcuni romanzi si nota un ammodernamento della lingua e persino l’uso di dialetti. La famosa rivoluzione dei tai ping ha avuto riflesso notevole sulla letteratura. Lo stesso leader dei tai ping, Hun Siu-yuang (1814-1864) è stato un poeta molto letto. Altri del suo gruppo sono Yang Siutsing (1822-1864) e Hun Jan-yang (1822-1864).
Una nuova aria spirò nella letteratura per il movimento riformatore della fine del XIX secolo. Il poeta maggiore di questo tempo è stato Huang Tsunsjan (1848-1905), innovatore del vero e contrario a ogni forma di imitazione del passato. Fu autore di poesie patriottiche e di descrizioni di paesi lontani. Sulla sua via proseguirono Kang Yu-wei (1858-1927), Tan Si-tung (1866-1898) e Liang Tsi-chao (1873-1929), il quale fu anche un notevole romanziere, nonché teorico della letteratura. Fu anche uno dei primi redattori di riviste letterarie, nonche del romanzo politico Il futuro della nuova Cina (1902).
Il romanzo è il genere dominante all’inizio del XX secolo. Se ne pubblicano centinaia, mediocri e migliori; fra questi molti in cui si denunciano i mali antichi della Cina. Fra i più noti Il viaggio di Lao Tsan, del 1906, di Liu E (1857-1909), I nostri funzionari e Storia della civiltà di Li Po-yuan (1867-1906), Le assurdità degli ultimi vent’anni di U Wo-yao (1866-1910), autore anche di romanzi storici come La conquista mongola. Molto più radicale il romanzo di Tseng Tsu (1871-1934), I fiori nel mare del male. Si stampano anche numerose traduzioni (si ricordi che la stampa è una conquista cinese molto antica: nel medioevo si usavano stampi di legno inchiostrati) di scrittori americani, giapponesi, indiani. I più diffusi sono Shakespeare, Tolstoj, A. Dumas e Walter Scott. Molta importanza ebbero sulla gioventù cinese le traduzioni dei filosofi e degli scienziati europei: la Cina stava uscendo finalmente dal suo isolamento e dalla sua immobilità. Si diffusero opere di scrittori cinesi democratici e anche rivoluzionari, come Chang Tai-yan (1868-1936), ChenTian-hua (1875-1905),Tsu Jun (1885-1905), con le loro opere in versi e in prosa contro la monarchia. Fu importante anche la poetessa Tsu Tsing (1875-1907).
La “nuova letteratura”
Poco prima della rivoluzione del 1911, che instaurò la repubblica, si formò la “Società dei poeti”. Questi poeti in genere appoggiarono la rivoluzione; la loro ideologia andava dall’ammirazione per Victor Hugo e per l’umanesimo occidentale al buddhismo.
Verso gli anni Venti si affermò il dramma detto” di conversazione”, sui modelli del teatro occidentale. La nuova letteratura cinese si formò anche sulla scia della rivoluzione russa d’ottobre, e fu particolarmente rappresentata dal movimento detto del “Quattro maggio” (1919).
Nel racconto di Lu Sin Le memorie di un pazzo, del 1918, furono gettate le basi della nuova letteratura, democratica, aperta alle influenze di tutte le culture, fra cui quella europea e quella americana. Lo svecchiamento della Cina e della sua cultura fu imponente. Fu importante l’azione delle riviste, fra cui La nuova gioventù. Bisogna ricordare la già citata poetessa TsuTsing e il narratore E Shen Gao, che fece parte della fervida “Società per lo studio della letteratura”. Nei suoi racconti si presta grande attenzione alla gente umile e coraggiosa, come i maestri elementari e i lavoratori delle città. Meno rappresentato è il mondo contadino. In questi anni la lingua letteraria si rinnova sempre più, per adeguarsi al parlato. Importante il letterato Hu Shi (1891-1962), che pubblicò proprio su Gioventù nuova il programma innovatore: realismo di temi, di soggetti, di idee, di socialità, modernità di lingua (fra l’altro citava a conforto della modernizzazione della lingua autori stranieri come Dante).
Nella poesia occorre ricordare la lirica rivoluzionaria di In Fu (1909-1931) e di altri, nonché le riviste Luna nuova e Contemporaneità: a quest’ultima rivista collaborarono illustri poeti come Siui Li-mo (1896-1931), Ven I-to (1899-1946), Tai Yan-shu (1904-1950), quest’ultimo suggestionato dal simbolismo francese.
Il movimento del “Quattro maggio” cominciò a divulgare idee rivoluzionarie in campo politico e sociale, mentre gli scrittori cinesi, in vario modo, assimilavano i movimenti culturali e letterari dell’occidente (come il romanticismo, il realismo europeo, il simbolismo) . Nel 1921 fu fondata la “Societa di creazione”, scioltasi nel 1929, che propugnava una forma di romanticismo ed era in sostanza (per usare una formula russa) a favore “dell’arte per l’arte”, senza progetti utilitaristici. Tuttavia, successivamente, tale società si mise a propugnare principi marxistici, in contrasto con tale slogan.
A un’altra associazione letteraria (quella dei “Tessitori di parole”) appartenne uno dei maggiori scrittori cinesi moderni, Lu Hsun (1881-1936), il quale però fondò un’altra società (la “Società senza nome”, 1925-1930), che promosse la traduzione di opere straniere, come i grandi scrittori russi, ma anche gli scrittori sovietici.
Fautrice di opere di poesie fu invece la “Società della luna crescente” (1923-1931), il cui programma comprendeva libertà assoluta per gli scrittori, moderazione e dignità (questi autori erano contrari al dilagare della letteratura erotica), e anche l’osservanza delle norme della metrica cinese. Intanto avevano preso il potere i nazionalisti (il Kuo Ming-tang, con Chang Kai-shek).
Nel 1928 nacque la “Società del sole”, che durò poco, ma ebbe un’intensa attività di propaganda del marxismo. La letteratura cinese si era orientata verso un tipo di letteratura rivoluzionaria, e persino di propaganda del comunismo, promossa in particolare dalla “Lega degli scrittori di sinistra”, fondata nel 1930: questi autori ebbero possibilità di scrivere e pubblicare specialmente nelle concessioni straniere del sud della Cina (il regime nazionalista non concedeva troppa libertà agli scrittori comunisti o ritenuti tali).
Quando il Giappone cominciò l’invasione della Cina, tale società (e altre, naturalmente) promosse l’unione degli scrittori cinesi per la difesa della patria dall’aggressore. Fra i maggiori scrittori che scrissero contro l’invasione e per la libertà del Paese, oltre a Lu Hsun, bisogna ricordare i due eminenti autori Kuo Mo-jo (1892-1978) e MaoTun (pseudonimo di Shen Yen-ping, 1896-1981). La “Lega degli scrittori di sinistra” si sciolse nel 1938.
Intanto la Cina attraversava un periodo orribile: il Giappone occupò Nanchino e poi le zone “rosse”, che divennero indifendibili e il leader (e scrittore: per decenni furono famosi in tutto il mondo i suoi Pensieri) Mao Tse-tung (1893-1976: altra trascrizione del nome Mao Zedong) guidò allora i Cinesi nella “lunga marcia” che trasferì l’Armata rossa cinese nel nordovest della Cina.
Mao promosse la guerriglia contadina; per molti anni ancora comunisti e nazionalisti si trovarono in lotta, nonostante il nemico comune. Naturalmente si svilupparono due linee culturali, quella dei seguaci del Kuo Ming-tang, e quella degli scrittori di sinistra (in particolare comunisti). In comune avevano l’aggressore giapponese, e quindi sia gli uni che gli altri scrissero opere infiammate di patriottismo. Fra gli scrittori direttamente impegnati sui fronti di guerra dobbiamo ricordareTsiuTung-ping (1915-1941), Liu Pai-yue (nato nel 1917). MaoTse-tung scrisse Il racconto della prima tappa, dedicato alla strenua difesa di Shanghai assediata dai giapponesi: assedio che durò tre mesi. Fra i poeti del periodo (anche in questo tempo la poesia ha la prevalenza) degno di menzione è Ay Ch’ing (nato nel 1910), con le raccolte di versi II nord, 1938; I campi, 1940; i poemi Egli morì per la seconda volta, 1939; La fiaccola, 1940. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale Chang Kai-shek strinse alleanza con gli alleati antinazisti e antifascisti, mentre il Giappone creava il governo-fantoccio di Wang Jing-wei (nel 1940, riconosciuto da Germania e Italia). Chang Kai-shek combatté contro i Giapponesi, questa volta con l’alleanza dei comunisti.
Finita la guerra e scacciati i Giapponesi ripresero i contrasti fra il Kuo Ming- tang di Chang Kai-shek e le sinistre, alla cui guida c’era il Partito Comunista Cinese, con Mao Tse-tung. Tutti i tentativi di riappacificazione furono vani, tutte le trattative fallirono: nel settembre del 1946 scoppiò una violenta guerra civile.
Nel gennaio 1949 l’Armata popolare cinese entrava in Pechino, le forze di Chang Kai-shek si sfaldavano: Chang si rifugiò a Taiwan (Formosa) dove esiste tuttora una Repubblica Nazionalista Cinese. Il 1° ottobre 1949 fu proclamata la Repubblica Popolare Cinese, con capitale Pechino e presidente Mao Tse-tung.
Questi nel 1942 a Yenan scrisse dei saggi per affermare la letteratura proletaria, per operai, contadini e soldati (salvaguardando però il valore artistico). I Pensieri ai quali abbiamo accennato vennero scritti appunto nel cosiddetto periodo di Yenan (1935-1947: a Yenan si tennero, nel 1942, riunioni dedicate proprio ai problemi letterari e culturali), in cui si formò la nuova cultura cinese. In questa prospettiva scrissero le loro opere Jao Shu-li (nato nel 1906), Li Tsang (nato nel 1921), autore del poema lirico-epico Van Kui e Li Sjang-sjan, del 1946.
Ottenuto il potere, il Partito Comunista Cinese dovette affrontare molti problemi: fra questi quello dell’analfabetismo. La grafia cinese era complicata, e furono studiate varie soluzioni. Quella di una “latinizzazione” (introduzione dell’alfabeto latino) fu scartata; invece fu studiata una semplificazione dei caratteri. Fra i modi di studio ci fu anche quello, per esempio fra i soldati, di appendere alla schiena del compagno che stava davanti, un foglio con un certo numero di caratteri, per studiarli durante le marce. Comunque la lotta contro l’analfabetismo fu in gran parte vinta.
Un altro problema era quello della “rieducazione” dei letterati, poeti e scrittori, in gran parte di estrazione borghese. Ciò comportò anche un certo abbassamento del livello della letteratura, cosa che fu notata e criticata. La continua attenzione del partito voleva dire, naturalmente, mancanza di libertà per gli scrittori, spesso costretti a fare continue autocritiche, per dimostrare di non esprimere valori cosiddetti borghesi. Lo stesso Mao Tse-tung si rese conto che agli scrittori necessitava una maggiore libertà e, nel 1957, promosse la cosiddetta campagna dei “Cento fiori”, vale a dire che molte scuole di pensiero e d’arte avessero possibilità di esprimersi. Questa possibilità liberatrice durò però assai poco: dal febbraio al giugno 1957. Il partito ritornò alla sua politica di controllo, e molti intellettuali non credettero né alla liberalizzazione né alla ideologia del partito. Contro il soggettivismo, ma anche contro la burocrazia e l’angustia settaria fu proclamata dagli organi del partito la campagna “di rettifica” (autunno 1957), con lo scopo reale di eliminare sia gli avversari dell’ortodossia ideologica comunista, sia gli elementi deboli o incapaci (o considerati tali) delle organizzazioni culturali del partito. Come si vede era un’altalena continua, e la letteratura, come la cultura, ne risentivano. Eroi proposti dalle istanze del partito erano gli “eroi rivoluzionari”, capaci di risolvere le situazioni, di sciogliere i conflitti eccetera, molto più capaci dei personaggi “comuni” che non riuscivano a vedere quello che dovevano vedere e capire. Il vicepresidente dell'”Associazione degli scrittori cinesi”, Chuan Ling, fu accusato di revisionismo, e così molti altri scrittori prima considerati ortodossi.
Nel 1966 MaoTse-tung promosse la cosiddetta “rivoluzione culturale”, che in origine ebbe scopi positivi, quelli di svecchiare la burocrazia del partito e di rimuovere le cricche letterarie, ma che poi degenerò. Seguì un periodo torbido e confuso, con gravi eccessi, percosse, insulti, campi di prigionia per molti intellettuali, professori, maestri, condanne immotivate. Il teatro era stato precedentemente uno strumento molto importante di lotta politica, per esempio con l’opera La fanciulla dai capelli bianchi (1945), di He Tsing-ji e Ting Ni: era un dramma musicale di nuovo genere, di elevato valore artistico, impregnato di passione rivoluzionaria. Del 1955 è la novella di Chao Shu-Iing, del 1958 il romanzo di Chu Li-po Grandi trasformazioni in un villaggio di montagna.
Tutti si gettarono a scrivere sulla classe proletaria e contadina, e sui costruttori della nuova Cina, nonché sulla lotta contro i Giapponesi (come il fiore di crespigno, del 1958, di Fen Teing), ma si scrissero anche romanzi d’avventura e di guerra (come Attraverso boschi e nevi, del 1957, di Tsiui Po, nato nel 1923).
La tematica storico-rivoluzionaria è ampiamente affrontata nei romanzi Il vicolo delle tre famiglie, del 1958, e La lotta pesante, del 1962, che ne è la continuazione, di Wuian Shang. Le “guardie rosse” della rivoluzione culturale in pratica non risparmiarono nessuno: chi più, chi meno, anche quelli che credevano di essere a posto ideologicamente, furono toccati. Anche il teatro fu attaccato, benché la moglie (poi vedova) di MaoTse-tung, Chiang Ching, all’origine appoggiata dallo stesso Mao, dominasse questo settore, in cui più forte era l’elemento propagandistico: aveva molto successo il dramma L’oriente è rosso (del 1964), come pure La storia della lanterna rossa, dello stesso anno.
La “rivoluzione culturale” fu poi fatta cessare: la vedova di Mao perse ogni potere, e Lin Piao, considerato il più vicino a Mao, morì in un incidente aereo: fu comunque accusato di essere colpevole degli eccessi della rivoluzione culturale.
Dopo il periodo di potere di Hua Kuo-feng, la guida della Cina fu affidata a Teng Hsiao-ping. Dopo la rivoluzione culturale la situazione della cultura si alleggerì (relativamente), la Cina si avvicinò agli USA, mantenendo sempre le distanze dall’URSS e poi dalla Russia, fu possibile una certa liberalizzazione, e la pretesa di una assoluta purezza ideologica fu abbandonata.
All’interno la rigidità autoritaria fu però mantenuta. Tra i nuovi autori venuti alla ribalta si ricordano il romanziere Zhong Acheng (1949), i poeti Gu Cheng e Mang Ke (1950), la scrittrice naturalizzata statunitense Amy Tan (1952), l’eclettico artista Gao Xingjian (1940), emigrato in Francia, premio Nobel per la letteratura nel 2000.