La letteratura giapponese è tra le più ricche che esistono, sia per la vastità di produzione, sia per la raffinatezza delle ricerche estetiche. La sua evoluzione è in stretto rapporto con lo sviluppo storico del paese: nata dal folclore – che è tuttora ricco e vario – essa acquistò coscienza di sè di fronte all’influsso della cultura cinese, divenne patrimonio di una aristocrazia, per raggiungere infine il popolo soprattutto con il romanzo e il teatro, diffondendo nuove dottrine sociali e, a partire dall’era Meiji, le idee occidentali. Caratteristiche fondamentali della letteratura giapponese sono state in ogni epoca il profondo senso della natura e la sottile indagine psicologica. La letteratura e la poesia in particolare furono sempre oggetto di un vero culto e vennero coltivate con passione da persone di ogni classe sociale. Ancora oggi alle giurie dei concorsi annuali di poesia vengono sottoposte varie decine di migliaia di componimenti. La prosa giapponese nacque nell’ VIII sec. col Kojiki, compilazione di testi mitico-storici tramandati sino allora oralmente: parallelamente veniva usata anche, in opere analoghe, come il Nihongi la lingua cinese. Già in questi testi appaiono raccolti anche componimenti poetici, che più tardi formarono una vasta antologia, il Manyoshu, che mostra ormai fissate le forme metriche che rimarranno canoniche: versi di cinque e sette sillabe alternati, non rimati, che formano nagauta, tankadi 5-7-5-7-7 sillabe, haiku di 5-7-5. Nell’epoca classica di Heian (794-1185), i letterati preferirono coltivare la lingua e lo stile cinesi, mentre un gruppo di dame di corte dava grande dignità letteraria alla prosa in lingua giapponese, creando i due generi del diario (nikki) e del racconto romanzesco (monogatari. Nel 905, per ordine imperiale, Ki no Tsurayuki compilò l’antologia poetica Kokin-Waka Shu, ma per scrivere il proprio diario (Tosa nikki) preferì nascondersi sotto uno pseudonimo femminile. Il romanzo Genji monogatari (inizi dell’ XI sec.) di Murasaki Shikibu, e il diario Makura no soshi, della sua rivale Sei Shonagon, costituiscono le massime vette di questa produzione, che conosce tutte le raffinatezze dello psicologismo e dell’introspezione, e insieme due capolavori della letteratura mondiale. Nell’epoca Kamakura (secc. XII-XIV) le arti della guerra tendono a eclissare l’arte letteraria. Kenko (1283-1350) esprime, in Tsurezure-gusa, la sua malinconia nell’assistere alla decadenza degli usi del passato, mentre il monaco Kamo no Chomei (1154-1216) dava un’impronta definitiva all’estetica e all’arte giapponese, ispirandosi al buddhismo zen nel suo Hojoki, ove sono rievocate le vicende tragiche del suo tempo. Nel clima militaresco dell’epoca, il romanzo assume i tratti dell’epopea guerresca o gunki(Heike monogatari, Taiheiki).
Queste opere saranno una miniera di soggetti per il teatro: dapprima per il no, che sorge in epoca Muromachi (1338-1573), e soprattutto, in seguito per il bunraku(teatro di marionette) e per il kabuki Zeami (1363-1443), attore e autore di molti celebri no, espone la sua estetica teatrale nel Kadensho. Gli altri due generi, in cui si distinsero Chikamatsu (1653-1724), Mokuami (1816-1893) e molti altri, avranno il loro pieno sviluppo nel periodo Yedo (1603-1868). A partire dal XVII sec., la letteratura giapponese ampliò straordinariamente la propria tematica, e non vi fu aspetto della realtà che essa non affrontasse. Ciò è vero soprattutto per il romanzo: le opere di Ihara (1641-1693), acuto descrittore dei costumi del suo tempo, si affiancano ai romanzi-fiume di Kyokutei Bakin (1767-1848) e ai romanzi umoristici e licenziosi di Jippensha Ikku (1765-1831) e di Santo Kyoden (1761-1816). Queste opere sono spesso ambientate nei quartieri del vizio; e i protagonisti sono mercanti o soldati. Massimo poeta dell’epoca è Matsuo Basho (1643-1694), fondatore di una scuola originale di haiku. La disputa, nata intorno al 1670, tra i wagakusha, cioè i propugnatori di una cultura propriamente giapponese, e i kangakusha, fedeli alle lettere cinesi, si risolse a vantaggio dei primi con Motoori Norinaga (1730- 1801), i cui lavori storici e filologici contribuirono a preparare la caduta dello shogunato. La lingua scritta si identifica con la lingua parlata intorno al 1880, e nel 1887 Futabatei Shimei pubblica il primo romanzo in lingua parlata Nuvole fluttuanti (Ukigumo). Ma il vero sviluppo della letteratura moderna, guidato da Shoyo Tsubouchi (1859-1935), si ebbe soltanto dopo la guerra russo-giapponese e con la massiccia influenza delle letterature occidentali. Le dottrine del Romanticismo vennero raccolte da Kunikida Doppo, che ebbe come continuatore Soseki Natsume, mentre già altri scrittori si volgevano al naturalismo (Shimazaki Toson), all’antinaturalismo (Mori Ogai) e alla problematica sociale (Arishima Takeo). Nel periodo della “lotta delle scuole” (1908-1930) il romanzo è l’arma preferita degli scrittori, così come è il genere preferito dai lettori. Con la fondazione del circolo Shirakaba (“Betulla bianca”, 1910) da parte di Mushakoji Saneatsu, e del circolo Richi (“Intellettualismo”), una sfumatura di idealismo viene a temperare il realismo dei grandi scrittori contemporanei, Junichiro Tanizaki, Nagai Kafu e Shiga Naoya. Anche il saggio (zuihitsu) e il racconto, in cui si è distinto soprattutto Ryunosuke Akutagawa, godono di notevole favore tra gli scrittori e tra il pubblico. Nel teatro, dove è ancora sensibile l’influsso di Shoyo Tsubouchi e delle sue traduzioni di Shakespeare, vari movimenti hanno cercato di creare un’arte drammatica sciolta dalla tradizione, ma senza particolare successo, sino a Junji Kinoshita (Yuzuzu, 1949).
Invece il kabuki è ancora molto popolare e non esita a rappresentare adattamenti di drammi europei. Fra il 1930 e il 1945 l’atteggiamento politico dominante e poi la guerra non permisero di avere grande influenza a un movimento d’avanguardia che prese il nome di Shinkankakuha. I suoi membri rivendicarono la propria indipendenza tra gli scrittori del Sengoha o “gruppo del dopoguerra”, la cui produzione, delusa e violenta, fa ampiamente posto ai racconti sugli orrori della guerra e le ingiustizie sociali; sono da ricordare Yasunari Kawabata (1899-1972), che nel 1968 venne insignito del premio Nobel, Hiroshi Noma (n. 1915), Taijun Takeda (1912-1976) e, più noti in Occidente, Junichiro Tanizaki (1886-1965), Naoya Shiga (1883-1971) e Yukio Mishima (1925-1970), che morì suicida come Yasunari Kawabata. La generazione successiva si assunse il compito di “spianare la terra sconvolta” e costituì il “secondo gruppo degli uomini nuovi”, al quale si contrapposero i rappresentanti del “terzo gruppo degli uomini nuovi” (Daisan no Shinnin), di cui fu animatore Shotaro Yasuoka, che alla raffinatezza della tecnica letteraria associano un’acuta sensibilità per i problemi della realtà attuale: sono da ricordare Kobo Abe (n. 1924), Shintaro Ishihara (n. 1932) e Kenzaburo Oe (n. 1935), lucido interprete della crisi giovanile del periodo postbellico. Attiva e fervida di impegno è inoltre la corrente degli scrittori proletari raccolti nel gruppo Shin Nippon Bungaku Kai (Nuova associazione letteraria giapponese), che pubblica la rivista Shin Nippon Bungaku (La letteratura del nuovo Giappone): ne sono emersi oltre a Hizabayashi Taiko e Hayama Yoshiki, Shiina Rinzo (1911-1973), che esprime un’inquieta problematica esistenziale, Hiroshi Noma (n. 1915), autore di un romanzo altamente antimilitarista, La zona del vuoto (Shinku chitai) ambientato in una caserma giapponese, e Hauro Umezaki (1915-1965), di cui hanno avuto buon successo racconti di guerra come Fuoco (Hi, 1965). Memoria critica della guerra si trova anche nei romanzi del popolare Shohei Ooka (n. 1909), Fuochi sulla pianura (Nobi) e Memorie di guerra di Leyte. Quasi esclusivamente dediti alla saggistica sono, oltre a Sei Ito (n. 1905), Ken Hirano, Mitsmo Nakamura, Jun Eto. Anche la poesia ha avuto, a partire dal secondo dopoguerra, una notevole fioritura, come attestano le numerose riviste, di ispirazione per lo più occidentalizzante, sorte a esprimere tendenze e problemi nuovi: da Shin Nippn Shijin(Nuovi poeti giapponesi), organo della scuola proletaria, a Nippon-mirai-ha (La scuola futurista giapponese), a Jikan (Il tempo), di orientamento neorealista, a Shigaku (Arte poetica), portavoce della cultura ufficiale. La tanka e lo haiku, forme tipiche della poesia giapponese, hanno mantenuto ancora numerosi cultori mentre più sottile se ne va facendo, da parte della critica, la valutazione storica e strutturale. Nel panorama della più recente produzione giapponese si vedono affiorare motivi di inquietudine che si uniscono a temi e filoni più tradizionali. Talvolta la crisi si proietta su una tematica apocalittica: si veda ad esempio il successo di Il Giappone affonda (1973) di Sakyo Komatsu; e ancora Corrente nera (1975) di Agawa Hiroyuki,
In altri casi la ricerca prende una direzione interiore, sulle orme di Yasunari Kawabata, come nelle opere di Kaiko Takeshi, Kenzaburo Oe, e nella tematica cattolica di Shusaku Endo, il cui Silenzio è stato tradotto in italiano (1973), come pure Vita di Gesù. Gli ultimi anni vedono anche introdursi in modo sempre più insistente il tema del sesso; ciò si può collegare all’invasione dell’industria della pornografia, specie nel settore del cinema. Particolare rilievo merita l’opera di Murakatami Ryu Quasi di un blu trasparente (1976). La forma del racconto rimane senz’altro la più coltivata, e in questo campo possiamo citare Akiyuki Nozaka, già autore de I pornografi, Yumiko Kurahashi, e Mitsuharu Inoue, che sviluppano tecniche narrative d’avanguardia. Negli anni Ottanta si è sviluppata una letteratura preoccupata della propria funzione nella società, in un tentativo di giudicare e superare la fase introspettiva della generazione degli anni Settanta. L’amara constatazione di esiti fallimentari delle due tendenze ha spostato l’attenzione su nuovi tipi di sperimentazione, piuttosto che su intenti di carattere più strettamente contenutistico e valutativo. La letteratura è venuta quindi esprimendosi in fantasie favoleggianti o utopistiche (anche in opere di ambientazione storica), o in crude e vive descrizioni dell’attuale realtà giovanile. Rappresentative della prima tendenza sono opere come: Quando soffiava il vento forte(1980) di Jun Ishikawa; La commedia divina (1980) di Kyojin Onishi, ambientata durante la seconda guerra mondiale a Tsushima; La gente di Kiriki (1981) di Hisashi Inoue; Hongo (1982) di Junji Kinoshita e Ogikubo Fudoki (1982) di Masuji Ibuse, entrambe opere biografiche. Alla seconda tendenza appartengono le opere di scrittori più giovani come: Coin Locker Babies (1980) di Ryu Murakami; Complesso ebraico sperimentale (1980) di So Aono; L’ epoca dei peli di gatto (1982) di Satoshi Aono. E’ evidente il salto generazionale tra gli scrittori più anziani e quelli cresciuti dopo la seconda guerra mondiale, i primi più lenti e restii ad accettare i cambiamenti della società contemporanea, i secondi più pronti nel reagire alle innovazioni e meno legati a vecchi schemi. Anche nel campo della sperimentazione di nuove formule il mondo giovanile presenta proposte più avveniristiche, influenzato, più che dalla parola stampata, dalla cultura di immagini grafiche imposta dall’industria dei mass-media. Per quel che riguarda il romanzo più recente, alla fine degli anni Ottanta si sviluppa una produzione particolarmente ricca cui la critica ha concordemente attribuito un elevato grado qualitativo. Sono da ricordare i romanzi storici: Confucio ultima opera del fecondo Inoue Yasushi (1907- 1991) e Tradimento di Endo Shusaku e i romanzi di genere diverso: Il notes del canguro, di A. Kobo, Canto di gloria di N. Kenji, Vita tranquilla di Oe Kenzaburo e Il nome del paese di T. Noboru, tutti editi nel 1990. La letteratura femminile ha presentato forme e tematiche peculiari. La critica dello stile di vita tradizionale ha accomunato autrici come E. Fumiko (1905- 1986) e A: Sawako (1931-1984); di grande rilievo pure l’opera di un’altra scrittrice, anch’essa recentemente scomparsa, Nogami Yaeko (1885-1985). Tra le opere più significative: La persona arrabbiata di T. Takako (1985), Il robot della notte (1987) di M. Mizuko e Dentro la pentola di M. Kyoko (1987). Nella saggistica molte opere critiche si rivolgono all’interpretazione di temi tradizionali, con una rivalutazione dei periodi più recenti e del concetto di modernità. Eventi di peso sono stati la scomparsa di Hideo Kobayashi (1902-1983), caposcuola ideale della critica giapponese più recente, e la nascita di nuove riviste di critica della letteratura; negli anni Novanta saranno soprattutto opere politiche e sociali a rappresentare questo genere: Il Giappone che deve dire di no di I. Shintaro e M. Akio (1990) e, nel 1990, a vent’anni dalla scomparsa di M. Yukio, molte saranno le pubblicazioni di saggi a lui dedicati. La poesia rispecchia la situazione letteraria in genere e sembra vivere un momento di riflessione e di paziente meditazione, con alternanza di pause e di significative produzioni. In tempi più vicini a noi, invece, la poesia ha cominciato a rifuggire da rigide costruzioni poetiche e nella pur difficile ricerca di un connubio tra tradizione e innovazione ha mostrato spesso gli esiti più fecondi. Particolare rilievo letterario e ampio consenso di pubblico ha avuto nel 1987 la pubblicazione di Il giorno del ricordo di Sarada, raccolta di poesie brevi composte da T. Machi. u Teatro I generi letterari tradizionali sono rimasti presenti nel teatro accanto a forme di ispirazione moderna o ibride, come mostra l’opera di Junij Kinoshita (n. 1914), che fonde il kabuki con le strutture del teatro occidentale o del teatro d’avanguardia di Shuji Terayama (1934-1983). Quest’ultimo ha proseguito le tendenze del movimento Shingeki con le sperimentazioni nell’ambito della città che diventa palcoscenico vivente. Di chiaro interesse mondiale le proposte “sincretistiche” di giovani registi e attori e di gruppi impegnati in Giappone e all’estero, che fondono forme di spettacolo tradizionali giapponesi con espressioni della cultura postmoderna.