Come in altri Stati africani, in genere multietnici, nella Repubblica del Congo esiste una ricca letteratura orale. Oggi si parlano prevalentemente il kiluba e il kikongo, oltre, naturalmente, al francese, che resta ancora la lingua dell’amministrazione e in cui si è sviluppata una certa letteratura.
Una letteratura scritta però apparve solo dopo la seconda guerra mondiale. Il primo poeta del Congo di un certo rilievo è Z. E Cikaya, nato nel 1910. Nel 1955 pubblicò un volume di versi, Sangue nero, nel 1957 Il fuoco della boscaglia, nel 1960 Epitome. E anche autore di novelle e romanzi (come Gli scarafaggi). La sua lirica, influenzata dal surrealismo, è intima.
M. Sinda nel 1956 ha pubblicato una raccolta di versi ll primo canto della partenza, ricco di motivi patriottici: è cantore delle sofferenze e delle umiliazioni dell’Africa, sottomessa ai colonialisti.
La prosa del Congo è rappresentata da diversi scrittori, fra cui Z. Malonga, La leggenda di Mfumu ma Mazono (1955), storia di un personaggio romantico e volitivo che, ancora al tempo dell’occupazione francese, raccolse intorno a sé schiavi fuggiti e altra gente e costituì nel mezzo della foresta più fitta, una comunità fondata sull’amore e la simpatia.