I vari popoli del Camerun (Bantu, Semibantu, Sudanesi) hanno sviluppato letterature orali, naturalmente, con canti epici, magici, religiosi e amorosi. È emerso, all’inizio del XX secolo, il popolo Bamum, grazie al sultano di questo stato, Ndjoia, che inventò un alfabeto originale, e in lingua Bamum; usando tale alfabeto scrisse un libro, contenente notizie storiche (e leggendarie) sull’origine del popolo e dello Stato, leggi e norme, tradizioni popolari. Questa scrittura non ebbe però fortuna e con la scomparsa di quel sultano fu dimenticata.
Il genere letterario (orale) più diffuso è naturalmente quello dei canti popolari, che ebbero un notevole impulso negli anni Cinquanta, quando ebbe inizio il movimento per l’indipendenza (ottenuta nel 1960). Il poeta camerunese E. E. Yondo (nato nel 1930) li rielaborò e li trascrisse. La giovane letteratura camerunese trae le sue origini proprio da tali canti popolari. Grande popolarità ebbe la poesia Camerun! Camerun! scritta dal citatoYondo, che è del 1960. Hadz al Mukran scrisse il poema Perché tutti vivano liberi (1958), scritto in onore di N. Um Niobe, che fu uno dei leader della lotta per l’indipendenza. Fra i prosatori più noti vanno ricordati Mongo Beti, nato nel 1932, E Oyono (1929), B. Matitz (1932).
Questi e altri scrittori espongono, criticano, cercano di risolvere i molti problemi della società camerunese, che sta vivendo la sua indipendenza e modernizzazione. Di particolare rilievo i romanzi di Mongo Beti, attento ai nuovi fenomeni, come l’urbanesimo, la vita della povera gente nelle città (per esempio La città crudele del 1955), gli acuti problemi della gioventù.
Oyono rappresenta i conflitti sorti tra colonizzatori e nativi (Il vecchio nero e la medaglia, 1956). Di Oyono è notevole lo spirito satirico e la sottile ironia. In Camerun sono sorte diverse associazioni scientifiche, culturali, letterarie, per lo studio e la conservazione del patrimonio folkloristico e letterario orale.