La letteratura caraibica in lingua inglese si contraddistingue per qualità sonora e senso del ritmo. Sia il calypso che in seguito il reggae, autentici stili di vita alternativi, hanno infatti profondamente influenzato gli schemi tradizionali dell’intonazione poetica creando versi pensati per un consumo collettivo. Allo stesso modo quando lo scrittore antillano ha utilizzato modalità espressive di importazione quale il romanzo lo ha fatto avendo cura di fondare una nuova estetica che sapesse rispecchiare la pluralità degli influssi culturali che sono la matrice più autentica della sua cultura.
Luoghi di passaggio sulla rotta dei commercianti di schiavi, le Antille sono state dominate da diverse popolazioni europee; da ciò l’estrema frantumazione linguistica che ha impedito il nascere di una lingua unitaria. Nei luoghi affidati all’amministrazione britannica, all’inglese ufficiale della burocrazia si è presto affiancato l’inglese parlato dalle originarie popolazioni amerinde (Creole English) e il cosiddetto nation language che deriva dalla fusione dell’inglese con le lingue africane, patrimonio dei numerosi schiavi deportati ai Caraibi come forza lavoro.
Polifonia ed estrema varietà espressiva hanno dato origine a una narrativa intrinsecamente dominata dalla forza delle parole-suono. Temi di interesse comune sono stati la ricerca di una propria specificità e soprattutto la necessità di venire a patti con il senso dello sradicamento e dell’alienazione, come ha ben esemplificato il famoso romanzo Banana Bottom (1933) dello scrittore giamaicano Claude McKay (1890-1948), trasferitosi negli Stati Uniti nel 1912.
Tra i Giamaicani bianchi che agli inizi del Novecento hanno espresso opere di tipo creativo ricordiamo Herbert George de Lisser (1879-1914) per Jane’s Career (1924), il primo romanzo in cui la protagonista è una donna nera. Negli anni Trenta il ritmo della preghiera liturgica che era stato introdotto dalle varie Chiese cristiane viene progressivamente riassorbito da poeti provenienti da Giamaica, Guyana e Trinidad tra i quali ci sono numerose donne bianche e creole. Negli anni immediatamente successivi altri intellettuali caraibici hanno sentito l’esigenza di emigrare negli Stati Uniti, Paese dal quale hanno contribuito ad avviare un serio processo di rivendicazione della propria autoconsapevolezza; tra tutti ricordiamo Stokely Carmichael (oggi Khama Ture), futuro leader delle Pantere Nere.
A partire dagli anni Cinquanta, superati i disagi della Seconda guerra mondiale, si è assistito a un forte fermento intellettuale. Riviste e giornali hanno diffuso sia opere di tipo creativo che saggi di riflessione critica. Sono gli anni in cui matura, già fortemente connotata, l’opera poetica di Derek Walcott, meticcio di St. Lucia nato nel 1930 (vincitore del premio Nobel nel 1992).
Tuttavia il recupero della storia e del rapporto con la complessità del suo mondo affinchè possa esprimersi compiutamente porterà l’intellettuale caraibico ancora una volta lontano dalle sue isole. La necessità di mettere a confronto mondi diversi ha convinto molti di loro a espatriare quasi che per realizzarsi avessero sentito la necessità di compiere un pellegrinaggio nel cuore dell’ex Impero. Tra costoro ricordiamo alcuni grandi romanzieri quali George Lamming, nato a Barbados nel 1927, che ha indagato l’esperienza dell’emigrazione definendo la propria identità in termini di differenza, e, proveniente da Trinidad, Samuel Selvon (1923-1994) che si era proposto di raggiungere con la sua narrazione modulata secondo le convenzioni del romanzo di formazione sia il pubblico europeo che quello caraibico.
Analogamente l’opera di Vidradhur Surajprasad Naipul (premio Nobel nel 2001), nato nel 1932 da immigrati indiani di lingua hindi, nello sforzo di combinare mondi diversi esplicita come una soddisfacente integrazione in una definita società, benchè fortemente ricercata, non possa mai essere definitivamente trovata.
Altro grande autore in bilico tra più culture è Wilson Harris, poeta romanziere e critico nato in Guyana nel 1921, che ha saputo mettere a confronto, rivisitandoli in chiave universale, i miti caraibici con gli elementi fondanti la civiltà occidentale. Ricordiamo inoltre Roger Mais (1905-1955), che attraverso la forza vivificante della filosofia rasta ha introdotto nel mondo delle Antille la fattiva speranza di possibili riscatti, e Jean Rhys (1894-1979), scrittrice originaria dell’isola di Dominica, che nei suoi romanzi ha descritto le condizioni di vita della donna divisa tra due mondi e tra diverse concezioni del rapporto maschio/femmina.
Tra i poeti dell’ultimissima generazione segnaliamo infine David Dabydeen, nato in Guyana nel 1955, che nei suoi versi indaga i risvolti erotici dell’esperienza coloniale, e tra le numerose scrittrici Jamaica Kincaid, nota anche per la sua attività di giornalista.