Il kirghizo è lingua ufficiale del Kirghizistan (Repubblica Kirghiza), già Repubblica Federata dell’URSS, indipendente dal 3 agosto 1991. L’altra lingua ufficiale di questa Repubblica è il russo.
La lingua kirghiza (circa un milione di parlanti) appartiene al gruppo kirghizo-kipcak del ramo orientale delle lingue turche. Il kirghizo era parlato (e anche scritto in iscrizioni tombali) da un gruppo di tribù che costituivano entità politiche lungo il fiume Enisej già nei secoli IX-X.
La letteratura kirghiza scritta (oggi è in uso l’alfabeto cirillico adattato) si formò dopo la rivoluzione d’ottobre, ma i Kirghizi possedevano già una ricca tradizione di letteratura orale, con generi epici e generi lirici: poesie pastorali, poesie d’amore, proverbi ecc.
L’opera più importante, con una moltitudine di canti epici, è l’epos leggendario, mitologico, eroico, chiamato Manas: i nomadi kirghizi affidavano ad alcuni cantori (i cantori popolari si chiamano akyn, ma quelli che conoscevano bene i poemi del Manaserano detti manasči): questi cantori (da paragonare ai cantori dell’epoca omerica) avevano una memoria straordinaria. Potevano recitare i loro poemi per giorni e notti. Il numero dei versi supera i 250.000. Fra questi cantori particolare rilievo ha avuto Sajakoan Karaev. Il Manas cominciò a essere trascritto e studiato nel secolo XIX. Gli akyndell’Ottocento non recitavano solo canti epici, ma anche canti filosofici. Alcuni recitavano canti antizaristi, come Toktogul Satylganov (1864-1933), che per questo finì in prigione. Un altro akyndi notevole valore, contemporaneo di Toktogul, fu Barpy Alikukov (1884-1949).
Dopo la rivoluzione d’ottobre molti akynsi misero a fissare sulla carta i loro poemi: fra questi va ricordato Togolok Mollo (1860-1942). In origine la Kirghizia fece parte della Repubblica Sovietica del Turchestan, poi, nel 1924, divenne Repubblica federata a sè, autonoma. Naturalmente se, da una parte, poeti e prosatori seguivano le tracce e gli insegnamenti della loro poesia tradizionale, dall’altra dovevano mostrarsi ligi al potere sovietico. Notevole il giovane poeta Aaly Tokombaev (nato nel 1904).
Negli anni Trenta cominciarono ad apparire romanzi, novelle nel senso europeo del termine, e si diffusero le traduzioni, specialmente dal russo, ma anche da altre lingue europee (inglese, francese). Si scrissero anche drammi, ponendo così origine al teatro kirghizo. Pieno di contenuti emozionali ed esistenziali è il dramma La triste Kakej di Moldogazy Tokobaev (1905), storia di una donna kirghiza umiliata e oppressa. Negli anni Trenta si sviluppò felicemente l’arte del già ricordato Aaly Tokombaev (per esempio con le raccolte di versi Lo specchio della donna, 1929, e I fiori del lavoro, 1932). Tokombaev scrisse anche notevoli racconti, come Akaj il cacciatore(1940). I versi della Melodia del cuoresono ispirati alla guerra contro gli invasori dell’URSS.
Del periodo postbellico sono Alykul Osmonov (1915-1950), un poeta di notevole valore, autore di varie raccolte, come La gioventù delle stelle (1937). Fu anche un valente traduttore dal russo Timerkud Umetalev (1908) , poeta di intense emozioni. Tugelbaj Sydykbekov (1912) pubblicò raccolte di versi (Gli eroi, 1936; Il poeta usignolo, 1938) e dopo la fine della guerra scrisse romanzi, come Gente dei nostri tempi (1948).
Ma il prosatore che conquistò anche fama internazionale, per il suo talento e la sua originalità (è conosciuto anche in Italia, dove le sue opere sono state tradotte) Čingiz Ajtmatov (1928), che divenne famoso con il racconto delicato e profondo Giamila (1958), e poi con i romanzi La nave bianca (1970), storia di un ragazzo che si uccide per la distruzione dei suoi sogni e delle sue illusioni. Un altro suo romanzo importante Il patibolo, un libro complesso e profondo, in cui si racconta anche, in modo originale (ma forse anche sulla suggestione del Maestro e Margherita di Bulgakov) la storia di Gesù e Pilato.