La lingua catalana è una lingua neolatina parlata in Catalogna (Spagna). I primi scritti che testimoniano dell’esistenza di un catalano peraltro ancora fortemente influenzato dal latino sono le homilies d’Organyà, risalenti al X secolo d.C.
La somiglianza tra catalano e provenzale, lingua prestigiosa e d’uso invalso presso le corti, dà un forte impulso alla letteratura trobadorica, nel cui ambito va ricordata la figura di Cetveri de Girona.
Con la decadenza delle corti del Linguadoca il catalano subisce una deprovenzalizzazione a vantaggio di una maggior definizione in termini di peculiarità linguistica; nel 1137 nasce la corona catalano-aragonese, ma ciò non comporta per la lingua catalana danno alcuno, tant’è che Rambon Llull la eleva a privilegiato strumento di espressione letteraria.
Per quel che concerne la prosa storiografica, toccherà, sempre in questo periodo, alle cosiddette Quattro Grandi Cronache rappresentare l’anello di congiunzione tra epica vernacola e romanzo. Un’opera tutta tesa a tratteggiare e trasmettere l’ideale cristiano sarà invece quella di Francese Eiximents e Sant Vicent Ferrer.
Rinascimento e umanesimo inaugurano l’età moderna anche nelle lettere catalane: umanista per eccellenza è dunque Bernal Metge e umanista la sua opera Lo Somni. Superato ormai senza remissione l’influsso provenzale, il Secolo d’Oro catalano vede il perfezionarsi della lirica e della prosa: di questo lungo e fiorente periodo datano opere quali l’anonimo romanzo cavalieresco Curiel e Guelfa o Tirant le Blanc, di Joanot Martorell, definito da Cervantes il miglior libro del mondo. La poesia è rappresentata invece da Jordi de Sant Jordi e Ausiàs March.
Dopo questa felice parentesi inizia tuttavia la lunga decadenza delle lettere catalane e soltanto verso il 1830 ha inizio la cosiddetta Renaixenga, maggiori esponenti della quale sono Jacint Verdaguer, Frederic Soler “Pitarra” e Angel Guimerà. Realisti saranno invece, poco più tardi, Narcis Oller e Victor Català.
Con il nuovo secolo si diffondono il modernismo, nel cui centro spirituale, la Cau Ferrat di Sitges, si riuniscono personaggi del calibro di Joan Maragall e Santiago Rosinol e, quindi, il noucentisme (novecentismo). Lo sviluppo e la normalizzazione della letteratura della regione verranno di li a poco favoriti grazie all’opera del filologo Pompeu Fabra, che ponendo le basi del moderno catalano faciliterà la scrittura agli autori del nostro secolo.
A scoraggiare questi ultimi saranno però i divieti imposti dalle dittature primoriveriana e franchista: quest’ultima, durata sino al 1975, sarà causa di un lungo silenzio delle lettere catalane, oggi completamente superato, come testimonia l’auge del vernacolo quale ritrovato mezzo di espressione creativa e culturale.