La lingua azerbaigiana è una lingua turanica (del gruppo oguz: gli Oguz furono antenati di diverse etnie turche – turaniche – come i Turchi dell’Asia Minore, gli Azeri e altri).
La lingua azerbaigiana si distingue in quattro periodi: secoli XI-XVI, antico azerbaigiano; XVI-XIX secolo, l’antico azerbaigiano diventa lingua di Stato dell’Azerbaigian (che all’inizio del XIX secolo viene annesso alla Russia); dalla seconda metà del XIX secolo al 1917 si forma il nuovo azerbaigiano, con l’avvicinamento della lingua letteraria e di quella parlata; ulteriore ammodernamento dell’azerbaigiano che diventa la lingua ufficiale della Repubblica sovietica dell’Azerbaigian e resta lingua nazionale dell’attuale Repubblica indipendente dell’Azerbaigian.
La lingua azerbaigiana, come altre lingue turaniche dell’Asia, è stata dapprima scritta in caratteri arabi, dal 1923 al 1939 in caratteri latini, dal 1939 in caratteri cirillici. Anche gli antichi Azeri e gli antichi abitanti del territorio dell’Azerbaigian avevano una letteratura orale, che ha lasciato tracce in quella scritta. Racconti popolari caucasitici della zona azera vennero addirittura trascritti da Erodoto.
Testimonianze scritte della letteratura azera antica non ci sono pervenute: ma si sa che nell’antica Albania (corrispondente alla zona nordorientale dell’Azerbaigian) esisteva un alfabeto: le opere, si presume, dovevano essere simili a quelle degli Armeni, dei Georgiani, dei Persiani.
L’invasione araba (VII secolo) impose la lingua araba e l’Islam. Si sviluppò una letteratura espressa in azero, di cui è un notevole esempio il poema epico Kitabi Dede Korkui, in cui si narrano vicende dell’XI secolo.
Dall’XI secolo i feudatari azerbaigiani (che solo nominalmente dipendevano dal califfato) svilupparono una letteratura di corte, e aumentarono le opere scritte in lingua azera (e non solo in arabo o persiano). Le norme di una lingua letteraria azera furono fissate nel XIII secolo dal poeta Izzaddin Hasan Ogla. I maggiori poeti di corte vivevano nelle capitali dei principali khanati, e cioè nelle città di Handza, Shirvan, Tebriz, e Nachicevan (quest’ultima città è oggi il capolugo della regione del Nagorno Karabakh, contesa dagli Armeni). Uno dei maggiori poeti fu Fedeki Shirvani, che era anche un notevole astronomo. Nacque nel 1118, morì nel 1181.
Nel XII secolo visse il maggiore poeta azero (e anche uno dei maggiori poeti del mondo), Nizami Gandzevi (1141-1209), autore della Khamsa o Cinquina, una serie di cinque ampi poemi, fra cui Il libro di Alessandro, un’evocazione ampiamente poetica delle gesta e della figura di Alessandro il Macedone, uno dei personaggi diventati più popolari in tutta l’Asia.
L’invasione dei Mongoli (XIII secolo) arrestò lo sviluppo della letteratura azera. Continuarono a scrivere alcuni poeti che s’erano salvati, dedicandosi a temi pessimistici, e a storie d’amore, come Zul’figar Shirvani, Shams Tebrizi, Avkhedi Magadan. Nel XIV secolo si diffuse nell’Azerbaigian il movimento letterario e ideologico dei khurufiti con orientamento antifeudale e antidogmatico. I khurufitiritenevano che ciascun segno dell’alfabeto arabo possedesse un suo significato e valore simbolico. Fra i maggiori poeti di questo movimento va ricordato Imadeddin Nasimi, ucciso nel 1417 da un avversario. Mentre la vera e propria poesia di corte diminuisce, continua la poesia filosofica, di orientamento sufi. Nel XV secolo ha maggiore fortuna la poesia d’amore.
Nei secoli XVI, XVII e XVIII si alza il livello di vita degli Azerbaigiani in tutti i campi, economico, politico, culturale, grazie anche specialmente alla politica della dinastia dei Sefewidi: uno sciah di questa dinastia, Isman (con lo pseudonimo di Khatai), scrisse molte opere in azero.
Un altro periodo difficile fu l’invasione dei Turchi (che poi erano parenti degli Azeri). Ma i letterati infaticabili e coraggiosi continuano a lavorare: producono edizioni filologiche di antologie poetiche (dastan) antiche e meno antiche, edizioni di poemi epici ecc., conservando così la cultura azera anche antica. La letteratura colta è, come sempre, accompagnata (e spesso influenzata) dalla poesia popolare (gli ashug o canti epici).
All’inizio del XIX secolo l’Azerbaigian fu annesso alla Russia. Nell’Azerbaigian sorse un movimento di ammodernamento, ricco di interessi scientifici, teso verso l’Europa dell’illuminismo. Tra gli illuministi azeri vanno ricordati alcuni personaggi di grande importanza, come Abbas Kuli Bakikhanov (1794-1847), scienziato e poeta, e Mirza Fatali Akhundov (1812-1878), il maggiore prosatore azero, filosofo, fondatore della drammaturgia azera, soprannominato il Molière azerbaigiano.
La rivoluzione d’ottobre ebbe naturalmente riflesso sulla letteratura azera, con la produzione di opere politiche, ideologiche, teoriche.
Negli anni Venti si affermò una tendenza lirica-romantica, di cui furono rappresentanti, fra gli altri, Husein Giavid (1884-1944), poeta e drammaturgo, Abbas Sakkhat (1874-1918) e Muhammed Hadi (1880-1920). Nella prosa sono emersi, anche in un periodo pi recente, M. S. Ordubada (1872-1930), M. Husein (1909) e A. Abulhasan (1906).