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Italo Svevo nacque a Trieste nel 1861 da una famiglia borghese di origine ebraica. Il padre presto lo indirizzò verso la carriera commerciale, così fu mandato in collegio in Germania per studiare, anche se la sua aspirazione era quella di diventare uno scrittore. Politicamente manifestava interesse per il socialismo.
In seguito a un investimento sbagliato, il padre fallì, così Svevo conobbe l’esperienza della declassazione, passando dall’agio borghese a una condizione di ristrettezza.
Quando morì la madre, incontrò una cugina molto più giovane di lui, Livia Veneziani, se ne innamorò e si sposarono. Il matrimonio rappresenta per Svevo una svolta fondamentale, sia sul piano psicologico che sul piano economico. I Veneziani erano facoltosi industriali, ed entrò così nella ditta dei suoceri, diventando un uomo d’affari e dirigente industriale, e abbandonando l’attività letteraria.
Dopo l’incontro con James Joyce, da cui prese lezioni di inglese e al quale fece leggere i suoi due romanzi pubblicati, Senilità e Una Vita, ottenne giudizi lusinghieri e di incoraggiamento da parte dello stesso Joyce. Un altro evento fondamentale fu l’incontro con la psicanalisi, che portò alla nascita del suo terzo romanzo, La Coscienza di Zeno.
La Cultura
Shopenhauer: Shopenhauer ebbe un peso notevole nella formazione di Svevo, con il suo pessimismo radicale che indicava come unica via di salvezza dal dolore la contemplazione e la rinuncia.
Darwin: Un altro importante punto di riferimento per Svevo fu l’autore della teoria evoluzionistica, Charles Darwin, fondata sulle nozioni di selezione naturale e di lotta per la vita. A causa dell’influenza darwiniana, Svevo interpreta il comportamenti degli eroi dei suoi romanzi come prodotto di leggi immodificabili, indipendenti dalla volontà.
Pur nutrendo ammirazione per questi “maestri”, Svevo tende a utilizzarli in modo critico, come semplici strumenti conoscitivi utili alle personali esigenze.
Marxismo: Svevo fu molto influenzato dal pensiero marxista, tanto da simpatizzare per il socialismo.
La Psicanalisi: Svevo era spinto verso Freud a causa dell’interesse per le ambivalenze della psiche, che già aveva esplorato con i romanzi Una Vita e Senilità. Svevo, però, non apprezzò la psicanalisi come terapia, ma solo come strumento conoscitivo.
Flaubert e il Bovarismo: Sul piano letterario, i grandi romanzieri realisti francesi dell’Ottocento ebbero un grande peso nella formazione di Svevo, in particolare Flaubert e la sua Madame Bovary, che rappresentava la miseria della coscienza piccolo borghese.
Il bovarismo caratterizza gli eroi dei suoi primi due romanzi. In primo luogo, essi sono dei sognatori che evadono dalla loro vita quotidiana costruendosi con l’immaginazione una realtà alternativa. In secondo luogo, essi filtrano la loro esperienza attraverso stereotipi ricavati dai libri. Anche la fredda irrisione nei confronti dei due personaggi appare fortemente flaubertiana.
Naturalisti: Una fondamentale importanza ha anche la conoscenza dei romanzieri naturalisti, Zola in particolare. Il modello oliano si scorge soprattutto nel primo romanzo, nella ricostruzione minuziosa dell’ambiente dlela banca. Ma non bisogna dimenticare l’influsso del nuovo romanzo psicologico di Bourget, dedicato ad analizzare i processi interiori più impercettibili.
Romanzieri Russi: tra i romanzieri russi, Turgheniev e Dostoievskij sono quelli che più affascinarono Svevo, così come i loro personaggi inetti e il loro interesse nel cogliere gli impulsi più ambigui della psiche.
Joyce: l’amicizia con Joyce fu molto importante per Svevo. I suoi giudizi positivi su Una Vita e Senilità contribuirono a rafforzare la fiducia nelle proprie capacità intellettuali e nella validità delle opere già scritte, ma non si può parlare di vere e proprie influenze joyciane.
Una Vita
Il titolo originario sarebbe dovuto essere Un Inetto.
È la storia di un giovane intellettuale, Alfonso Nitti, imbevuto di letteratura ma dalla vita vuota e solitaria. Il riscatto gli si presenta quando a casa del padrone della banca in cui lavora, conosce Macario, un giovane brillante e sicuro di se, ma soprattutto Annetta, figlia di Maller, il padrone.
Annetta sceglie Alfonso come collaboratore nella stesura di un romanzo, e durante questa collaborazione Alfonso seduce e possiede Annetta, pur non amandola. Il protagonista avrebbe potuto sposarla per trasformare la propria vita radicalmente, ma preso da un’inspiegabile paura, fugge da Annetta.
Quando torna sul lavoro, apprende che Annetta si è fidanzata con Macario; comincia a sentirsi ferito e disprezzato all’interno della stessa banca, e quando all’appuntamento chiesto alla ragazza per una definitiva spiegazione, si presenta il fratello che lo sfida a duello, egli decide di cercare nella scomparsa una via di scampo, sentendosi inadatto alla vita.
Una Vita si rivela da un lato il romanzo della “scalata sociale”, in cui un giovane provinciale ambizioso si propone di conquistare il successo cittadino, e dall’altra lato si rivela un romanzo di formazione, che segue il processo in cui il giovane si forma alla vita.
La minuziosa descrizione degli aspetti più tecnici del lavoro in banca si lega ai romanzi naturalisti di Zola. Questo interesse sociale e documentario, però, è solo la cornice del romanzo, al centro del quale si colloca l’analisi della coscienza del protagonista.
Alfonso è un inetto, ovvero un personaggio debole, insicuro psicologicamente, che si sente incapace alla vita. L’inettitudine non ha solo radici psicologiche, ma anche sociali: Alfonso è un piccolo borghese declassato, intellettuale, ancora legato alla cultura umanistica, quindi in contrasto con i valori al tempo riconosciuti, la produttività, il profitto e la realizzazione pratica.
Dinanzi ad Alfonso si ergono antagonisti che hanno tutto ciò che a lui manca: innanzitutto Maller, il padrone, poi Macario, che oltre a essere tutto ciò che Alfonso avrebbe voluto essere, riesce anche a sottrarre all’eroe la donna, oggetto dei desideri di scalata sociale.
La narrazione avviene in terza persona, in modo impersonale, con una focalizzazione interna al protagonista: la voce del narratore interviene prontamente a sottolineare, correggere o smentire. Tutto il romanzo è basato su questa opposizione tra due punti di vista antagonistici, che rivelano l’atteggiamento critico dell’autore verso il suo personaggio.
Senilità
Il protagonista è Emilio Brentani, trentacinquenne, impiegato, che gode di una certa reputazione in città, per un romanzo pubblicato anni prima. Egli ha sempre vissuto evitando i pericoli, ma anche i piaceri, appoggiandosi alla sorella Amalia e al suo amico Stefano Balli, uomo dalla personalità forte.
Emilio cerca l’avventura e il piacere in Angiolina, ma in realtà si innamora di lei, idealizzandola e trasformandola in una creatura angelica, tant’e’ vero che, quando finalmente riesce a possedere la ragazza, egli rimane deluso e disgustato da Angiolina. La ragazza, in realtà, ha numerosi amanti e si rivela volgare e mentitrice, scatenando la gelosia di Emilio.
Nel frattempo la ragazza si innamora perdutamente di Stefano Balli, così come la sorella Amalia. Quando Emilio se ne rende conto allontana l’amico da casa sua, distruggendo però la vita della sorella.
Dopo la scomparsa della sorella, Emilio torna a rifugiarsi nel nido della “senilità”, fondendo nei suoi sogni le due fondamentali figure femminili della sua vita in una sola figura, pensosa e intellettuale, simbolo della sua utopia socialista.
Questo romanzo è completamente concentrato sui quattro personaggi centrali, di conseguenza i fatti esteriori e la descrizione di ambienti fisici e sociali hanno poco rilievo.
La vicenda si svolge quasi interamente nella mente di Emilio, e attraverso la realtà psicologica, Svevo riesce a cogliere la realtà sociale.
Emilio è un piccolo borghese, declassato, intellettuale ma debole dal punto di vista psicologico, un inetto, che ha paura di affrontare la realtà, conducendo un’esistenza calma e sicura, che implica però una rinuncia al godimento e alla vita.
Angiolina è simbolo di salute e di pienezza vitale; con lei Emilio assapora per la prima volta il piacere. Emilio ha paura della donna e del sesso, e sostituisce alla donna reale una creatura angelica e purissima, equivalente della madre. Egli, nel frattempo, si compiace di recitare un ruolo paterno nei suoi confronti, immaginandola ingenua e sprovveduta, e proponendosi di educarla.
Emilio, però, non coincide con l’immagine virile, forte e sicura proposta dalla società borghese ottocentesca. Quella figura, entrata in crisi in quell’età di intense trasformazioni, è incarnata proprio da Emilio.
In realtà, anche Balli nasconde la debolezza: mentre Emilio rappresenta il chiudersi vittimistico nella sconfitta, Balli rappresenta il tentativo di rovesciare l’impotenza in onnipotenza.
Svevo ha un atteggiamento critico nei confronti del suo personaggio. Il romanzo è focalizzato quasi totalmente sul protagonista, e i fatti sono presentati direttamente dal suo punto di vista, che si rivela inattendibile, fondato su maschere e alibi. Il narratore spesso interviene a precisare o smentire atteggiamenti e parole del protagonista, a volte anche in modo implicito. Spesso Emilio appare avvolto da una caustica ironia, che scaturisce dall’oggettività del montaggio narrativo, e dai contrasti tra quello appena affermato e quello che invece è stato detto nelle precedenti pagine. Per questo motivo tale ironia può essere considerata oggettiva.
Anche il linguaggio di Emilio ha la sua importanza: questo appare stereotipato, pieno di espressioni enfatiche ma anche banali, prese dalla letteratura romanzesca di second’ordine.
La Coscienza di Zeno
Protagonista del romanzo è Zeno Cosini, un ricco commerciante di Trieste, con lo smisurato bisogno di guarire da alcune delle sue nevrosi, prima di tutte il vizio del fumo.
Abulico e incostante, negli anni giovanili conduce una vita oziosa, passando da una facoltà universitaria all’altra senza successi e senza dedicarsi a un’attività seria. Il padre, facoltoso commerciante, non nutre la minima stima per il figlio, il quale, pur amandolo sinceramente non fa che procurargli amarezze e delusioni.
Nella speranza di poter guarire dai suoi mali, egli decide di affidarsi alle cure di uno psicologo, il dottor S., uomo moderno a cavallo tra due secoli cruciali, fiducioso nelle nuove scienze ed, in questo caso, nella psicoanalisi di Freud.
Il dottor S. ai fini della guarigione, consiglia a Zeno di usare la scrittura come terapia e di scrivere una sorta di diario, partendo dal proprio passato: un diario che però non presenta una vera struttura organica e che ad un certo punto si interrompe per volontà del paziente, deluso dal medico e dalla sua terapia, e resosi conto di essere “sano”.
Il romanzo di Svevo è articolato in otto sezioni.
Il tema centrale dell’ opera è la malattia di Zeno: egli sente di essere malato sia nel rapporto con se stesso che con gli altri, ed è per questo che va alla continua ricerca di un equilibrio che egli trova nella scelta di sposare Augusta. Egli si sente continuamente un inetto, inadatto al suo tempo ed incapace di gestire i rapporti con chi lo circonda. Ma la maturità di questo personaggio, sta proprio nella coscienza delle proprie debolezze, nella consapevolezza della sua “piccolezza” : la vera forza dell’inetto è quella di mettersi in continua discussione con se e con gli altri grazie al proprio disagio.
Da non sottovalutare anche la scelta del nome Zeno Cosini: un nome che potrebbe facilmente confondersi con Zero e un cognome che porta dentro di sé un diminutivo, ad indicare l’apparente “pochezza” di questo personaggio.
Dalle sue avventure traspare l’ impossibilità che questo personaggio possa risultare serio, sia all’ interno della società in cui vive, sia agli occhi del suo lettore. Tutto nella sua storia suscita un sorriso, anche se amaro: egli ama una donna, ma finisce per sposarne la sorella più brutta; odia un uomo, ma è costretto a lavorarci insieme e ad averlo come cognato; ogni suo proposito di miglioramento, accompagnato sempre dalla decisione dell’ ultima sigaretta, fallisce miseramente.
Tuttavia Zeno riesce a vivere e ad attraversare un’ epoca non facile: si accorge di quanto in realtà, nonostante la sua inettitudine, egli sia stato fortunato e capace di superare gli avvenimenti più dolorosi. Lo capisce dall’ evolversi della sua vita e da una serie di eventi: Augusta si rivela una donna amorevole che sa donargli tutto quello che ci si aspetta da una moglie; Ada, di cui rimase sempre segretamente innamorato, in seguito ad una malattia, perde la sua bellezza; Guido, nei cui confronti aveva sempre provato un misto di ammirazione e gelosia, si suicida in seguito ad investimenti sbagliati. È così che Zeno, con sua grande sorpresa, si accorge che, nonostante il suo essere inetto, in realtà egli nella vita poteva considerarsi un vincente.
Anche il tema della scrittura ha la sua importanza: Zeno era abituato a parlare in triestino e dalle parole dello stesso autore si evince come consideri la scrittura una delle mille convenzioni poste dalla società attraverso cui un individuo è costretto ad esprimersi non sempre con successo.