I primi lavori di Molière sono alcune farse ispirate alla commedia italiana, di cui l’autore stendeva un semplice canovaccio, lasciando il più all’improvvisazione degli attori: di queste prime opere, composte tra il 1645 e il 1650 circa, quando Molière percorreva la provincia con una compagnia di comici, sono rimasti solo alcuni titoli e due farse, peraltro di attribuzione incerta, Le mèdecin volant (Il medico volante) e La jalousie du Barbouillè (La gelosia del Barbouillè). Nella prima, che è un primo abbozzo del Mèdecin malgrè lui, compare il servitore Sganarelle che si finge medico per favorire l’amore del padroncino Valère con Lucille; nella seconda, che prelude al Georges Dandin, Barbouillè vuole punire la moglie per il suo comportamento leggero, ma ne è a sua volta giocato. Nel 1653 compare la prima commedia regolare, L’Etourdi (Lo stordito), adattamento di un testo italiano di Niccolo Barbieri, L’Inavvertito: Lelio ama la schiava Celia ma non ha denari per riscattarla; in suo aiuto viene il furbo servo Mascarille che con mille trovate lo salva dalla sua storditaggine. Pure ispirato a una farsa dell’italiano Secchi è Le dèpit amoureux (Il dispetto amoroso), del 1654: Erasto ama Lucille, ma ha un rivale in Valère che dichiara di aver sposato segretamente la fanciulla. Ciò provoca un contrasto tra i due innamorati, ma tutto si chiarirà quando si verrà a sapere che Valère non ha sposato Lucille, bensì un’altra giovane che si era innamorata di lui. Le situazioni di queste due commedie sono fantasiose e inverosimili, ma già la gaiezza irresistibile prelude alla grande arte di Molière. A Parigi, dove arriva nel 1658, presenta il Nicomede di Corneille e una farsa, Le docteur amoureux (Il dottore innamorato), con cui riesce a conquistare il pubblico. L’anno seguente presenta con grande successo Les prècieuses ridicules (Le preziose ridicole) che, pur sul tono ancora della farsa, già inaugura il tipo della commedia di costume. Dopo Sganarelle ou Le cocu imaginaire (Sganarello o il cornuto immaginario), del 1660, che imita il canovaccio italiano Il cornuto per opinione e che mette in scena i tormenti di un geloso, e il Dom Garcia de Navarre (Don Garcia di Navarra) del 1661, commedia eroica di argomento spagnolo anch’essa centrata sulla gelosia del protagonista (molti dei suoi versi ritorneranno nel Misantropo), Molière presenta, nel giugno del 1661, L’E’cole des maris (La scuola dei mariti, tre atti in versi), ispirata agli Adelphoi di Terenzio, sul tema dell’educazione delle fanciulle: due fratelli, Ergasto e Sganarelle, sono i tutori rispettivamente di Leonora e di Isabella, ma, mentre il primo educa la ragazza con indulgenza, l’altro è burbero, egoista e tiranno. Sganarelle si prepara a sposare Isabella, ma questa ama Valère e lo sposerà dimostrando quanto fosse errata la severa educazione del tutore. Su incarico del sovrintendente Fouquet, Molière scrive poi, sempre nel 1661, una comèdie-ballet intitolata Les Fàcheux (Gli importuni), cui segue il 20 febbraio 1662 L’E’cole des femmes (La scuola delle mogli), il suo primo vero capolavoro. Agli attacchi degli avversari Molière, cui il re e il gran pubblico testimoniano il loro favore, risponde con La Critique de l’E’cole des femmes (La critica della Scuola delle mogli, 1663), breve commedia in cui ha modo di prendersi gioco degli avversari e di definire la propria arte (“la regola delle regole è divertire”) e, nell’ottobre dello stesso anno, con L’Impromptu de Versailles (L’improvviso di Versailles), in cui pone in scena se stesso e la compagnia e difende il proprio teatro: “Suo scopo è dipingere i costumi senza voler colpire le persone”). Nel 1664 compone Le mariage forcè (Il matrimonio per forza), una comèdie-ballet in cui il vecchio protagonista si vede costretto a sposare una giovane donna cui imprudentemente aveva chiesto la mano, e La Princesse d’Elide (La Principessa d’Elide), un divertissement prezioso ed elegante per la corte. Sempre nel 1664 si ha la prima del Tartuffe (Il Tartufo) che, interdetto più volte, potè apparire definitivamente solo nel 1669. Seguono nel 1665 il Don Juan (Don Giovanni) e L’Amour mèdecin (L’Amore medico) comèdie-ballet con cui si può dire inizi la guerra spietata dell’autore contro la ciarlataneria dei medici: la figlia di Sganarelle è malata di melanconia e nessun medico la sa guarire. Ci riuscirà solo il suo innamorato che, travestito da dottore, le “prescrive” il matrimonio. Nel 1666 Molière presenta il Misanthrope (Il misantropo) e Le Mèdecin malgrè lui (Il medico per forza), divertente commedia in cui compare nuovamente Sganarelle, costretto questa volta dalla moglie a travestirsi da medico. Di scarsa importanza alcune composizioni del 1666-67, come Mèlicerte, commedia pastorale eroica, La Pastorale comique e Le Sicilien ou l’Amour peintre (Il Siciliano o l’Amore pittore), comèdies-ballet imperniate su trame d’amore. All’omonima commedia di Plauto si ispira Amphitryon (Anfitrione, del 1668, tre atti in versi liberi): Giove ama Alcmena, moglie del generale tebano Anfitrione, e si presenta a lei sotto le spoglie del marito mentre Mercurio assume le sembianze del servo Sosia. Ciò dà luogo a situazioni comiche e spassose anche se inverosimili. Molière stesso se ne scusa con queste parole: “Perdonatemi un fatto che voi non potete creder e vi prometto di divertirvi”. Nel 1668 va in scena anche Georges Dandin (tre atti in prosa), commedia di una comicità amara, in cui il ricco contadino Georges Dandin, tradito dalla moglie, la nobile Angelica, e disprezzato per le sue umili origini, è costretto a subire le conseguenze di un matrimonio sbagliato. All’Avare (L’avaro), del 1668, segue la rappresentazione del Tartuffe, finalmente autorizzato (1669), e un’altra comèdie-ballet in prosa, Monsieur de Pourceaugnac, in cui Pourceaugnac, uomo di provincia che giunge a Parigi per sposare una ragazza, se ne deve ripartire beffeggiato ed esasperato a causa dei tiri dei due scaltri servi di un rivale. Altra comèdie-ballet in prosa, rispondente al gusto galante dell’epoca è Les amants magnifiques (Gli amanti magnifici), del 1670, ambientata in Grecia: Ificrate e Timocle per conquistare la fanciulla Erifile fanno a gara in feste e in doni; ma Erifile preferisce a essi, per la sua semplicità, Sostrato. Ancora una comèdie-ballet è Le Bourgeois gentilhomme del 1670, a cui seguono nel 1671 la tragedia-ballo Psychè (Psiche), scritta per le feste del carnevale, in collaborazione con Corneille, sulla celebre favola di Amore e Psiche; Les fourberies de Scapin (Le furberie di Scapino, tre atti in prosa), spassosa commedia ambientata a Napoli che, pur segnando un ritorno al tipo delle farse giovanili, è ricca di annotazioni realistiche: Scapin (Scapino è maschera italiana) è il servo astuto che con le sue furberie favorisce gli amori dei due giovani padroni ai danni dei vecchi padri; La comptesse d’Escarbagnas (La contessa d’Escarbagnas), che, mettendo in scena le vicende di una provinciale a Parigi, rappresenta la controparte di Monsieur de Pourceaugnac. Infine le ultime due commedie: Les Femmes savantes (Le donne saccenti), del 1672, e Le malade imaginaire (Il malato immaginario), del 1673. Poche ore dopo la quarta rappresentazione di questa commedia, nella quale aveva sostenuto il ruolo di Argante, Molière scompariva, il 17 febbraio 1673. Suo grande merito è stato quello di portare sulle scene, di contro alle galanterie e alle stravaganze della commedia contemporanea, la verità e la realtà umana. Il grande commediografo non ha disdegnato, anzi ha attinto a larghe mani dal teatro latino, italiano, spagnolo, dai fabliaux, dagli autori francesi, ma tutto è stato riplasmato e superato dal suo genio e dalla sua creatività poetica. Nonostante la sua abilità nel sostenere gli intrighi, il vero interesse di Molière è rivolto alla pittura dei costumi e dei caratteri: sono i nobili, i borghesi arricchiti, i servi, i provinciali, i pedanti che egli mette in scena, non solo in quanto rappresentanti della sua epoca, ma soprattutto in quanto rappresentanti di un’umanità sostanzialmente sempre uguale a se stessa. I caratteri nascono da un’attenta osservazione della realtà, della vita e dell’animo umano: non sono mai tipi convenzionali, come in apparenza potrebbe sembrare, ma le loro passioni, i vizi, i difetti, i pregi sono analizzati e rappresentati nelle loro più varie sfumature. Dall’analisi acuta della realtà umana nasce anche la comicità, che passa dall’apertamente comico, al grottesco, all’amaro attraverso diversi toni, senza però quasi mai essere fine a se stessa: il ridicolo che può sorgere da una battuta, da una situazione, da un gesto, serve a Molière per sottolineare questa o quella caratteristica del suo personaggio. Semplice e ottimistica la concezione che lo scrittore ha della vita: la sua morale sta nel seguire la natura e nel sapersi piegare alle esigenze della vita sociale.
Solo così è possibile raggiungere un equilibrio interiore e vivere una vita normale: i personaggi che non obbediscono a queste leggi sono disadattati, infelici o bizzarri, e immancabilmente suscitano il riso. Negativo è stato spesso il giudizio sullo stile di Molière, accusato di improprietà, prolissità, scorrettezze, barbarismi. Se ciò può essere in parte vero, è necessario sottolineare che lingua e stile sono adattati alle diverse situazioni e ai diversi personaggi, quanto mai efficaci, ricchi di una verve continua e inesauribile. Secondo R. Fernandez, “Molière è l’incarnazione completa di un genio naturale all’uomo e indipendente dalla letteratura: il genio comico”.