La traslitterazione è la conversione di una parola, una frase o un testo da un sistema di scrittura in un altro; è un procedimento differente rispetto alla trascrizione, che si ha quando i suoni di una lingua vengono registrati mediante simboli scritti.
Ogni simbolo scritto nella lingua originale viene ricondotto al suo più vicino equivalente nell’altra lingua; ma questo non è sempre un processo diretto, sia perché vi è notevole diversità tra i sistemi di scrittura usati nel mondo, sia perché per una data lingua possono esistere diversi sistemi di trascrizione. In alcuni casi, la traslitterazione può non essere possibile. Ad esempio, delle 33 lettere dell’alfabeto cirillico solo circa due terzi possono essere ricondotte a uno o più caratteri dell’alfabeto latino: per rappresentare la restante parte dell’alfabeto cirillico devono essere usati gruppi di lettere o segni diacritici per evidenziare le opportune distinzioni. Al contrario, se la lingua di destinazione possiede più simboli di quella di origine, allora sono indispensabili scelte arbitrarie per decidere quali simboli omettere.
Se i sistemi fonologici delle due lingue sono molto diversi, cioè sono molto differenti i suoni usati in una lingua e nell’altra, l’arbitrarietà di scelta delle corrispondenze diventa ancora maggiore. Questo margine di arbitrarietà fa sì, ad esempio, che i nomi propri o i toponimi (gli elementi più comunemente traslitterati) possano essere resi in modi diversi e ciò può generare difficoltà nell’identificazione di persone e luoghi o nell’uso di repertori internazionali. Per lingue che hanno una scrittura alfabetica solo parziale, come l’arabo (per il quale esistono i segni consonantici, ma non quelli vocalici), la traslitterazione deve essere integrata dalla trascrizione; con le scritture ideografiche, come la kanji del giapponese e i caratteri cinesi, la traslitterazione è impossibile ed è allora necessario trascrivere le parole secondo la loro pronuncia.