Un simbolo è un segno arbitrario usato per rappresentare convenzionalmente un’entità astratta, un oggetto, un’idea: in algebra, ad esempio, sono simboli quelli che indicano il valore infinito o la radice quadrata di un numero.
Il simbolo può anche essere un segno attraverso il quale si instaura tra due oggetti una relazione non arbitraria, ma definita dalle convenzioni culturali di un particolare codice comunicativo. In questo senso il simbolo è un oggetto che viene scelto per significare una delle sue qualità peculiari: l’oro, ad esempio, può essere usato per significare qualcosa di ricco, potente, regale. Preferibilmente il simbolo instaura una relazione tra una cosa concreta, portatrice di valore, e un’entità astratta, e non sempre riducibile a un solo significato: ad esempio, l’acqua può identificare un valore di purezza e trasparenza, ma anche uno meno positivo di instabilità e incostanza.
L’interpretazione del valore simbolico di una relazione di segni è strettamente correlata alle convenzionalità comunicative che vigono all’interno di una cultura. Vi sono tuttavia simboli che, anche attraverso differenti culture e codici di comunicazione, rivestono significati antropologicamente riconducibili a comuni denominatori: il sole è simbolo di divinità; il fuoco di passione, di potenza creatrice o, al contrario, distruttrice; l’occhio di vigilanza o di conoscenza. Questo aspetto ha ispirato i principi della cosiddetta critica simbolica, che trova i suoi fondamenti negli studi di Northrop Frye.
Un notevole contributo all’interpretazione dei simboli proviene infine dall’ambito psicoanalitico, e in particolare dalle riflessioni teoriche contenute nell’Interpretazione dei sogni (1899) di Sigmund Freud: qui viene definito il concetto di “simbolo onirico”, che prende forma di un oggetto, deformato o mascherato attraverso figure retoriche della sostituzione o della modificazione anche linguistica, che rimanda a un desiderio represso.