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Riscaldamento globale (global warming nella letteratura scientifica in inglese) è un termine popolarmente usato per descrivere l’aumento nel tempo della temperatura media dell’atmosfera terrestre e degli oceani.
La temperatura superficiale globale del pianeta è aumentata di 0,74 ± 0,18 °C durante gli ultimi 100 anni, fino al 2005. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha concluso che «la maggior parte dell’incremento osservato delle temperature medie globali a partire dalla metà del XX secolo è molto probabilmente da attribuire all’incremento osservato delle concentrazioni di gas serra antropogenici» attraverso un aumento dell’effetto serra. I fenomeni naturali come le fluttuazioni solari e l’attività vulcanica hanno contribuito marginalmente al riscaldamento nell’arco di tempo che intercorre tra il periodo pre-industriale e il 1950 e hanno causato un lieve effetto di raffreddamento nel periodo dal 1950 fino ad oggi. Queste conclusioni sono state supportate da almeno 30 associazioni e accademie scientifiche, tra cui tutte le accademie nazionali della scienza dei paesi del G8. Mentre alcuni scienziati si sono opposti a questi risultati, la grande maggioranza degli scienziati che si occupano di mutamenti climatici sono in accordo con le conclusioni principali dell’IPCC. Le proiezioni del modello climatico riassunte dall’IPCC indicano che la temperatura media superficiale del pianeta si innalzerà probabilmente di circa 1,1 °C – 6,4 °C durante il XXI secolo. Questo intervallo di valori risultano dall’impiego di vari scenari sulle emissioni future di gas serra, assieme a diversi valori di sensibilità climatica. Anche se molti studi riguardano l’andamento nel XXI secolo, il riscaldamento e l’innalzamento del livello dei mari potrebbero continuare per più di un migliaio di anni, anche se i livelli di gas serra verranno stabilizzati. Il ritardo nel raggiungimento di un equilibrio è dovuto alla grande capacità termica degli oceani.
Cause del riscaldamento
Il mantenimento della temperatura della biosfera terrestre attorno a valori medi adatti alla vita è dovuto principalmente all’azione combinata di quattro fattori:
1)Calore interno del pianeta
2)Irraggiamento solare, che fornisce l’energia per l’effetto serra
3)Presenza dell’atmosfera, che attenua gli sbalzi di temperatura giornalieri e stagionali
4)Effetto serra naturale, che amplifica l’effetto termico dell’irraggiamento solare
La variazione quantitativa di uno o più di questi fattori può causare un riscaldamento globale o raffreddamento globale dell’ atmosfera e superficie terrestre.
Gas serra nell’atmosfera
Nell’attuale fase di riscaldamento del pianeta si sta assistendo ad una variazione significativa di un importante fattore che influenza la temperatura terrestre, ovvero la concentrazione atmosferica di anidride carbonica (CO2), uno dei gas serra. Tale incremento di circa 2 ppm all’anno (in due secoli il valore della concentrazione è passato da 280 ppm a 380 ppm, il valore più alto da 650.000 anni a questa parte) non ha eguali nella storia recente del pianeta ed è ritenuto legato all’uso di combustibili fossili che durante il periodo carbonifero (tra 345 e 280 milioni di anni fa) sono stati “fissati” nel sottosuolo ad opera della vegetazione e degli animali, passando dalla forma gassosa di CO2 a quella solida o liquida di petrolio, carbone o gas naturale. Negli ultimi 150-200 anni, a partire dalla rivoluzione industriale, la combustione dei giacimenti fossili ha invertito il processo avvenuto durante il periodo carbonifero, reimmettendo nell’atmosfera questo carbonio sepolto da milioni di anni sotto forma di enormi quantità di anidride carbonica (circa 27 miliardi di tonnellate all’anno). Inoltre, secondo le stime, il pianeta riuscirebbe oggi a riassorbire, mediante la fotosintesi clorofilliana e l’azione delle alghe degli oceani, meno della metà delle emissioni, anche a causa della deforestazione. L’attività umana ha infatti ridotto la biomassa vegetale in grado di assorbire la CO2 fin dalla rivoluzione agricola neolitica, trasformando i boschi in campi o città. Oggi la deforestazione (ad esempio in Amazzonia) è nettamente aumentata ed aggrava ulteriormente la situazione. A contribuire ulteriormente vi è la maggior produzione di metano da fermentazione dovuta ad un incremento significativo dell’allevamento intensivo e delle colture a sommersione (ad esempio il riso). La CO2 non è infatti l’unico gas serra, ma rappresenta solo lo 0,038% dei gas atmosferici e circa il 5% del totale dei gas serra, quando il vapore acqueo rappresenta lo 0,33% dei gas atmosferici e contribuisce per circa il 50% ai gas serra.
Sebbene nella storia del clima le variazioni nei livelli di CO2 osservate siano state successive alle variazioni di temperatura e non viceversa (esiste un ritardo di 800 anni tra i picchi di temperatura ed i corrispondenti picchi di CO2 nell’atmosfera), secondo il comitato di esperti delle Nazioni Unite (Intergovernmental Panel on Climate Change) l’attuale riscaldamento non può essere spiegato se non attribuendo un ruolo anche a questo aumento di concentrazione di CO2 nell’atmosfera.
Va sottolineato che l’effetto serra è un fenomeno naturale e necessario per permettere alla superficie terrestre di avere temperature adatte alla vita, in particolare quella umana; ad esempio la decomposizione di piante ed animali morti o la normale attività geotermica dei vulcani emettono enormi quantità di gas serra, ma in questi casi si tratta di emissioni costanti o in lentissima evoluzione (dell’ordine di migliaia o milioni di anni) e per questo non ritenute problematiche. Anche in concomitanza di grandi eruzioni catastrofiche si sono determinate evidenti mutazioni del clima a livello globale (di solito però abbassando le temperature a causa delle eccezionali quantità di polveri emesse in atmosfera, come nel caso delle eruzioni dei vulcani Pinatubo o Krakatoa). Tuttavia questo genere di fenomeni, in epoche storiche, sono stati riassorbiti e non hanno comportato mutamenti permanenti del clima. A parte dunque tale effetto serra naturale, il problema è l’eccesso di riscaldamento dovuto ad un più marcato effetto serra, e dunque il conseguente surriscaldamento.
Surriscaldamento degli oceani
L’incremento della CO2 dovuto alle fonti fossili è ulteriormente amplificato dal surriscaldamento degli oceani. Le acque marine contengono disciolta una grande quantità di CO2 ed il riscaldamento dei mari ne causa l’emissione in atmosfera. Inoltre, il riscaldamento dovuto all’aumento della temperatura produce una maggior evaporazione dei mari liberando in atmosfera ulteriori quantità di vapore acqueo, il principale gas serra, accrescendo ulteriormente la temperatura globale ed aumentando quantità e violenza di piogge ed uragani tropicalizzando il clima.
Variazione attività solare ed altri fattori cosmici
Verificando i dati di irraggiamento solare si può constatare come le variazioni dell’attività solare negli ultimi 30 anni siano state minime in rapporto invece ad un aumento della temperatura globale ben più marcato. Gli scienziati che sostengono questa teoria, pur ammettendo che la variazione dell’attività solare sia stata in passato uno dei possibili fattori che hanno influenzato le temperature, ritengono che oggi la gran parte del surriscaldamento globale sia dovuta ai gas serra.
Retroazione
Quando una tendenza al riscaldamento provoca effetti che inducono ulteriore riscaldamento si parla di retroazione positiva, mentre quando gli effetti producono raffreddamento si parla di retroazione negativa. La principale retroazione positiva nel sistema climatico comprende il vapore acqueo, mentre la principale retroazione negativa è costituita dall’effetto della temperature sulle emissioni di radiazione infrarossa: all’aumentare della temperatura di un corpo, la radiazione emessa aumenta in proporzione alla potenza quarta della sua temperatura assoluta (legge di Stefan-Boltzmann). Questo effetto fornisce una potente retroazione negativa che stabilizza il sistema climatico nel tempo.
Uno degli effetti a retroazione positiva invece è in relazione con l’evaporazione dell’acqua. Se l’atmosfera è riscaldata, la pressione di saturazione del vapore aumenta e con essa aumenta la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera. Poiché esso è un gas serra, il suo aumento rende l’atmosfera ancora più calda, e di conseguenza una maggiore produzione di vapore acqueo. Questo processo continua fino a quando un altro fattore interviene per interrompere la retroazione. Il risultato è un effetto serra molto più grande di quello dovuto alla sola CO2, anche se l’umidità relativa dell’aria rimane quasi costante.
Gli effetti di retroazione dovuti alle nuvole sono attualmente un campo di ricerca. Viste dal basso, le nuvole emettono radiazione infrarossa verso la superficie, esercitando un effetto di riscaldamento; vista dall’alto, le nuvole riflettono la luce solare ed emettono radiazione verso lo spazio, con effetto opposto. La combinazione di questi effetti risultano in un raffreddamento o in un riscaldamento netto a seconda del tipo e dell’altezza delle nuvole. Queste caratteristiche sono difficili da includere nei modelli climatici, in parte a causa della piccola estensione delle stesse nei modelli simulativi.
Un effetto più sottile è costituito dai cambiamenti nel gradiente adiabatico mentre l’atmosfera si scalda. La temperatura atmosferica diminuisce col l’aumentare dell’altezza nella troposfera. Poiché l’emissione di radiazione infrarossa è legata alla quarta potenza del valore della temperatura, la radiazione emessa dall’atmosfera superiore è minore rispetto a quella emessa dall’atmosfera inferiore. La maggior parte della radiazione emessa dall’atmosfera superiore viene irradiata verso lo spazio mentre quella dell’atmosfera inferiore viene riassorbita dalla superficie o dall’atmosfera. Quindi, l’intensità dell’effetto serra dipende da quanto la temperatura decresce con l’altezza: se essa è superiore, l’effetto serra sarà più intenso, mentre se è inferiore l’effetto sarà più debole. Queste misurazioni sono molto sensibili agli errori, rendendo difficile stabilire se i modelli climatici aderiscono alle osservazioni.
Andamento dei ghiacci nell’emisfero settentrionale Andamento dei ghiacci nell’emisfero meridionaleUn altro importante processo a retroazione è costituito dall’albedo del ghiaccio: quando la temperatura globale aumenta, i ghiacci polari si sciolgono ad un tasso ad un tasso superiore. Sia la superficie emersa che le acque riflettono meno la luce solare, quindi la assorbono maggiormente. Per questo motivo aumenta il riscaldamento globale, che incrementa lo scioglimento dei ghiacci e continua il processo.
Il riscaldamento è anche un fattore scatenante per il rilascio di metano da varie sorgenti presenti sia sulla terra che sui fondali oceanici. Il disgelo del permafrost, come nelle torbiere ghiacciate in Siberia creano una retroazione positiva a causa del rilascio di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4). Analogamente, l’aumento della temperatura degli oceani, può rilasciare metano dai depositi di idrati di metano e clatrati di metano presenti nelle profondità in base all’ipotesi dei clatrati. Questi fenomeni sono attualmente oggetto di intense ricerche.
Con il riscaldamento degli oceani si prevede una diminuzione della capacità degli ecosistemi oceanici di sequestrare il carbonio. Infatti il livello mesopelagico (situato ad una profondità compresa tra 200 m e 1000 m) subisce una riduzione delle quantità di nutrienti che limitano la crescita delle diatomee in favore dello sviluppo del fitoplancton. Quest’ultimo è una pompa biologica del carbonio meno potente rispetto alle diatomee.
Evoluzione delle temperature degli altri pianeti del Sistema solare
Di recente è stato osservato che tutti i pianeti del sistema solare starebbero subendo un aumento della temperatura. I telescopi spaziali attraverso i sensori termici constatano un aumento della temperatura per il pianeta Giove di 10°C come temperatura media. Su Marte l’aumento della temperatura è indicato anche dalla forte diminuzione delle calotte polari e dalla presenza di pozze d’acqua. Anche nei pianeti più lontani come Urano, Nettuno e Plutone si constatano aumenti di temperatura. Fattori estranei alla Terra sembrerebbero quindi influenzare l’aumento della temperatura nel sistema solare, ma è ancora poco chiaro se si tratti dell’influenza del Sole (che come detto ha variato poco la sua attività -vedi grafico- ed è molto lontano dai pianeti coinvolti), delle variazioni di quantità della polvere interstellare (che filtra i raggi solari) o siano dovute ad altri fattori ancora sconosciuti. Non esistono infatti ancora prove definitive per queste teorie, anche in considerazione della relativa novità degli studi. Il fattore antropico e il ruolo svolto dalla biosfera sono invece cause unicamente presenti sul nostro pianeta.
Effetti del riscaldamento globale
I modelli climatici elaborati dall’IPCC indicano un potenziale aumento della temperatura, durante il XXI secolo, compreso tra 1,4 e 5,8 °C.
Risulta tuttora molto difficile prevedere come realmente influirà sul sistema pianeta l’attuale riscaldamento globale, in quanto si tratterebbe di un evento senza nessun precedente in epoca storica. Inoltre, il clima globale è un sistema non lineare multifattoriale, per cui la climatologia può stabilire delle tendenze ma non eventi di dettaglio.
Alcuni effetti sull’ambiente e sulla vita umana sono, almeno in parte, già attribuiti al riscaldamento globale. Un rapporto del 2001 dell’IPCC suggerisce che il ritiro dei ghiacciai, la disgregazione delle calotte polari, l’aumento del livello dei mari, in particolare in quelle con minori tassi di evaporazione, a causa dell’espansione termica e dello scioglimento dei ghiacci continentali oltre che dei ghiacciai montani, le modifiche nella distribuzione delle piogge e l’aumento nell’intensità e frequenza di eventi meteorologici estremi sono attribuibili in parte al riscaldamento globale. È tuttavia più difficile collegare eventi specifici al riscaldamento globale. Altri effetti previsti includono siccità in alcune aree ed inondazioni in altre, mutamenti nelle nevi delle montagne e conseguenze negative sulla salute dovute alle temperature maggiori.
Alcuni effetti, come l’aumento delle morti, degli esodi in massa e le perdite economiche, potrebbero essere esacerbati dall’aumento della densità di popolazione in alcune regioni, nonostante potrebbe essere mitigato il numero di vittime per le conseguenze dei climi freddi. Il quarto e più recente rapporto dell’IPCC riferisce delle prove scientifiche osservate di un incremento nell’intensità dei cicloni tropicali nell’Oceano Atlantico settentrionale a partire dal 1970, correlato all’aumento delle temperature superficiali del mare, ma le previsioni a lungo termine sono complicate dalla qualità dei dati antecedenti l’inizio delle osservazioni satellitari. Il rapporto afferma inoltre che non esiste un andamento chiaro nel numero annuale dei cicloni tropicali nel mondo. Complessivamente, il bilancio complessivo delle superfici ghiacciate sulla Terra è negativo per una percentuale compresa tra l’1 e il 1,5% per decennio, evidenziando come il fenomeno del riscaldamento globale sia effettivamente in corso ed in costante aumento. Altri effetti anticipati comprendono l’innalzamento del livello dei mari di 180 — 590 mm nel 2090-2100 rispetto ai valori del periodo 1980-1999[3], ripecussioni sull’agricoltura, rallentamenti nella corrente nord-atlantica causati dalla diminuzione della salinità dell’Oceano Atlantico dovuta allo scioglimento dei ghiacci, riduzioni dello strato di ozono, aumento nell’intensità di eventi meteorologici estremi, acidificazione degli oceani e la diffusione di malattie come la malaria e la dengue. Uno studio prevede che di un campione di 1 103 specie di piante ed animali, dal 18% al 35% si estingueranno per il 2050, in base ai futuri mutamenti climatici. Tuttavia, pochi studi hanno documentato l’estinzione di specie a causa dei mutamenti climatici e uno studio suggerisce che il tasso di estinzione è ancora incerto.
Tali cambiamenti porteranno a significative modificazioni degli habitat naturali andando ad incidere profondamente anche sugli equilibri socio-economici del pianeta..
Gli effetti del riscaldamento climatico antropico potrebbero essere molto maggiori se non vi fosse stata una relativa riduzione dell’irraggiamento solare dovuta all’inquinamento atmosferico. Paradossalmente, una riduzione dell’inquinamento (in particolare degli SOx e del particolato) potrebbe portare ad un aumento delle temperature superiore a quanto ipotizzato.
Il fenomeno ha profondamente modificato l’equilibrio dei ghiacci artici, tanto da causare nel settembre 2007 l’apertura del celeberrimo Passaggio a nord-ovest a settentrione del continente nord americano, per il discioglimento dei ghiacci che lo avevano sempre reso impraticabile alla navigazione.
Nel giugno 2008, la rivista scientifica National Geographic, affermò che, lo strato dei ghiacci stagionali artici, sarebbe scomparso totalmente entro l’estate dello stesso anno, cosa che non si è verificata.. Tuttavia a fine estate 2008 si è avuta la prima apertura totale sia del passaggio a nord-ovest che del passaggio a nord-est (ossia a settentrione della Russia) nel mare Artico.
Ulteriori problemi
Molti problemi sono spesso citati come conseguenza del riscaldamento globale. Uno di essi è la riduzione del pH degli oceani per effetto dell’aumento della CO2 nell’atmosfera e di conseguenza l’aumento della quantità che si discioglie in acqua.. Infatti la CO2 dissolta in acqua forma acido carbonico, che aumenta l’acidità. Si stima che il valore del pH all’inizio dell’era industriale era pari a 8,25 ed è diminuito a 8,14 nel 2004, con proiezioni che prevedono un’ulteriore diminuzione del valore di una quantità variabile tra 0,14 e 0,5 per il 2100. Gli organismi e l’ecosistema sono adattabili solo ad uno stretto intervallo di valori del pH, quindi è statao ipotizzato un possibile evento di estinzione, che distruggerebbe la catena alimentare.
Economici
Alcuni economisti hanno cercato di stimare i costi economici aggregati netti dei danni causati dai mutamenti climatici. Tali stime sono lontane da presentare conclusioni definitive: su circa un centinaio di stime, i valori variano da 10 $ per tonnellata di carbonio (3 sollari per tonnellata di anidride carbonica) fino a 350 dollari (95 dollari per tonnellata di anidride carbonica), con una media di 43 dollari per tonnellata di carbonio (12 dollari per donnellata di anidride carbonica).
Lo Stern Review, un rapporto molto pubblicizzato sull’impatto economico potenziale, ha ipotizzato una riduzione del PIL globale di un punto percentuale a causa degli eventi meteorologici estremi e nello scenario peggiore la riduzione del 20% dei consumi globali pro capite.
La metodologia, e le conclusioni di questa pubblicazione sono state criticate da molti economisti, mentre altri hanno accolto favorevolmente il tentativo di quantificare il rischio economico.
Gli studi preliminari suggeriscono che i costi e i benefici della mitigazione del fenomeno di riscaldamento globale sono a grandi linee attorno alla stessa cifra.
In base al programma ambientale delle Nazioni Unite (United Nations Environment Programme – UNEP), i settori economici che dovranno affrontare con maggiore probabilità gli effetti avversi del cambiamento climatico includono le banche, l’agricoltura e i trasporti. Le nazioni in via di sviluppo che sono dipendenti dall’agricoltura saranno particolarmente colpite.
Variazione della temperatura terrestre
Nel corso della storia della Terra si sono succedute ciclicamente modificazioni del clima che hanno portato il pianeta ad attraversare diverse ere glaciali alternate ad epoche più calde. Le cause di queste modificazioni climatiche sono state principalmente legate all’andamento dell’attività del sole o da quella eruttiva della Terra (per emissione di CO2). Circa 200 mila anni fa, queste significative variazioni del clima hanno permesso all’uomo il passaggio dello stretto di Bering, la colonizzazione dell’Australia o della Groenlandia (il cui nome significa “terra verde”). Attualmente, il pianeta sta uscendo da un periodo freddo denominato piccola glaciazione durato dal 1550 al 1800 che ha seguito il periodo medievale, più caldo (tra il 1100 ed il 1400).
Misure correttive
Il vasto consenso scientifico attorno al riscaldamento globale e le previsione di aumento delle temperature hanno convinto varie nazioni, aziende ed individui ad implementare delle misure per cercare di limitare questo fenomeno. Molti gruppi ambientalisti incoraggano linee di condotta per i consumatori, ed è stato suggerito l’impiego di quote sulla produzione mondiale di combustibili fossili, indicandoli come una fonte diretta di emissioni di CO2.
Dibattito scientifico
Per analizzare in modo accurato le modificazioni del clima, le Nazioni Unite hanno costituito una Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico (IPCC) che raccoglie accademici provenienti delle nazioni del G8. L’IPCC ha rilasciato nel corso degli anni diversi documenti in cui si afferma che la temperatura globale media è aumentata di circa 0,7 °C dalla fine del XIX secolo e che «la maggior parte del riscaldamento osservato durante gli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane» Le conclusioni raggiunte dall’IPCC sono rafforzate anche da un’analisi di oltre 928 pubblicazioni scientifica dal 1993 ad oggi, in cui si osserva che il 75% degli articoli accetta, esplicitamente o implicitamente, la tesi scientifica del contributo antropico al riscaldamento, mentre il restante 25% degli articoli copre unicamente metodologie o paleoclimatologia per cui non esprime opinioni in merito.
Ci sono ricercatori scettici sul ruolo antropico nell’attuale riscaldamento: essi tuttavia rappresentano una minoranza nella comunità scientifica come evidenziato anche da un articolo pubblicato su Science. Tra questi “scettici” vi sono il premio Nobel Kary Mullis e l’italiano Antonino Zichichi. Le criticità espresse da tali ricercatori, affermano che non è possibile stabilire una relazione lineare tra aumento di CO2 e riscaldamento globale, rimarcando piuttosto il ruolo di altri fattori naturali tra cui il principale sarebbe la variazione dell’attività solare ma anche l’effetto dei raggi cosmici avrebbe un ruolo sul mutamento climatico. Le loro criticità trovano peraltro riscontro nella diminuzione della temperatura media globale che si è verificata approssimativamente tra il 1940 e il 1976, nonostante continuasse ad aumentare con la stessa costanza la concentrazione di CO2 nell’atmosfera nel medesimo intervallo di tempo. Inoltre, viene messa in dubbio anche la validità degli attuali modelli matematici utilizzati. Queste tesi sono state raccolte in un documentario della CBC. Il matematico e fisico teorico Freeman Dyson, che fin dagli anni 70 teorizzava la necessità di attuare il sequestro del carbonio piantando nuovi alberi in aree enormi, nel 2007 ha invece rivalutato la questione del riscaldamento globale affermando che “l’allarmismo sul riscaldamento globale è fortemente esagerato” dopo aver calcolato che “il problema dell’anidride carbonica nell’atmosfera è un problema di gestione del terreno, non un problema meteorologico”. Secondo lo scienziato gli errori commessi sarebbero legati al fatto che nessun modello matematico atmosferico o oceanico è in grado di predirre il modo in cui dovrebbe essere gestita la terra; infine sottolinea che dovrebbero avere maggiore priorità altri problemi globali.
Di contro, come rilevato dallo stesso articolo di Science, la grande maggioranza degli scienziati concorda sul fatto che sia necessario trovare urgentemente fonti energetiche alternative ai combustibili fossili: tra essi, per quanto riguarda l’Italia, vi è il premio Nobel Carlo Rubbia. In quest’ottica il ricorso al solare termodinamico e all’energia nucleare garantirebbe un importante contributo nella diminuzione delle emissioni di gas serra. Molti sono gli scienziati che, pur riconoscendo il ruolo antropico, sono scettici riguardo alle misure adottate per contenere le emissioni e ritengono il protocollo di Kyōto sia troppo blando e poco incisivo in termini di risultati sul clima. Ad aumentare la perplessità vi è il fatto che i principali emettitori di anidride carbonica (USA e Cina) non lo applicheranno sulle proprie economie.
Va altresì rilevato che secondo la Union of Concerned Scientists circa 40 tra ricercatori ed organizzazioni che contestano il ruolo umano nei fenomeni di riscaldamento globale, si sono rivelati essere finanziati dalla ExxonMobil, di cui fa parte l’italiana Esso. Nel dossier della UCS si legge che la Exxon ha finanziato campagne di contestazione del riscaldamento globale a matrice antropica, elargendo dal 1998 al 2005 16 milioni di dollari a decine di organizzazioni, gruppi e ricercatori che si oppongo alla teoria. I finanziamenti della Exxon sono stati biasimati dalla Royal Society (l’accademia nazionale inglese delle scienze).
Al di là delle cause, è tutt’oggi tema di accese discussioni la reale entità e gli effetti del riscaldamento, dovute al fatto che il clima terrestre non è considerabile come un sistema statico, avendo presentato nella sua storia cambiamenti graduali ma intensi anche senza l’intervento dell’uomo. In tempi storici, si sono infatti avute oscillazioni della temperatura mai tuttavia così ampie come oggi: sia ai tempi dell’Impero Romano che nel Medioevo le temperature medie sono state leggermente più alte che in altri periodi, permettendo la colonizzazione della Groenlandia e la coltivazione estesa di viti nell’Europa del Nord. Entrambi questi periodi sono stati seguiti da periodi di raffreddamento climatico: a Londra il fiume Tamigi gelava tanto da permetterne il passaggio a cavallo e lo svolgimento di mercati natalizi sulla sua superficie ghiacciata. Paragonando questi grandi effetti alla piccolezza delle stimate variazioni (pochi decimi di grado, vedi grafico) di temperatura, si può avere un’idea di cosa potrebbe accadere con aumenti di qualche grado.