Gli scienziati sono sempre più concordi nel ritenere il riscaldamento globale come un problema ambientale di eccezionale gravità, forse il rischio più grande che l’umanità si appresta ad affrontare. Ciò dipende dalla vastità e dalla gravità degli effetti previsti, molti dei quali hanno già cominciato a manifestarsi nel corso degli ultimi anni.
Cambiamenti meteorologici. Il riscaldamento della Terra non avverrà in modo uniforme, ma riguarderà principalmente l’emisfero settentrionale, dove si concentrano maggiormente le superfici continentali (come noto, le terre si riscaldano più velocemente del mare). Dunque è previsto che le temperature medie saliranno nel corso dei prossimi cento anni anche di 5-6 gradi in alcune regioni, alterando in maniera sensibile la normale distribuzione delle aree di alta e di bassa pressione. Ciò porterà a una diversa distribuzione delle zone piovose e di quelle aride, accentuando soprattutto la frequenza dei fenomeni più estremi: alluvioni, siccità, uragani ecc. Di queste variazioni meteorologiche risentiranno anche le forniture idriche, tanto che intere città o pianure irrigue potranno soffrire di forti carenze di approvvigionamento.
Produzione mondiale di cibo. I cambiamenti meteorologici potranno indurre forti modificazioni nella produzione mondiale di cibo, perché le piante coltivate avranno difficoltà ad adattarsi alle mutate condizioni ambientali. Se dovessero rivelarsi autentiche alcune stime, che prevedono addirittura il dimezzamento dell’attuale produzione alimentare, saremmo di fronte a una prospettiva drammatica, soprattutto alla luce del rapido incremento demografico mondiale.
Mutamenti delle foreste. Durante le ere glaciali gli alberi si adattarono al lento variare della temperatura, tanto che le foreste boreali scesero fino alle nostre latitudini; l’opposto accadde durante i periodi interglaciali, quando le savane e le steppe si spinsero fino all’odierna fascia temperata. Un adattamento analogo non potrà verificarsi anche in questa occasione, perché l’attuale riscaldamento del pianeta è troppo rapido per consentire alla vegetazione di modificare le proprie aree di distribuzione. Alcune foreste, trovandosi in condizioni ambientali inadeguate, finiranno dunque per estinguersi, mentre molte aree boschive, sottoposte a un eccessivo inaridimento, verranno sempre più esposte al rischio di incendi. Da un lato, quindi, aumenterà la liberazione di anidride carbonica, dall’altro diminuirà l’effetto della fotosintesi, col risultato di aggravare ulteriormente l’effetto serra.
Diminuzione della biodiversità. L’alterazione di tutti gli ambienti terrestri accelererà notevolmente il processo di estinzione delle specie viventi, soprattutto di quelle incapaci di adattarsi o di migrare. In questo modo, per esempio, si potrà verificare l’estinzione della ricchissima fauna che popola le foreste equatoriali, o di quella che vive soltanto in ambienti molto freddi. Un’anticipazione di questo rischio è già in atto nei mari tropicali, dove ormai da alcuni anni si è fatto drammatico il fenomeno dello sbiancamento dei coralli. L’evento pare legato all’aumento della temperatura dell’acqua, che costringe i coralli a espellere le alghe microscopiche con cui vivono in simbiosi e che forniscono loro nutrimento e ossigeno. Privati delle alghe, i coralli muoiono e i loro scheletri, che formano le scogliere coralline, vengono rapidamente distrutti dalle onde, col risultato di accentuare l’erosione marina delle fasce costiere.
Innalzamento dei mari. Il riscaldamento dell’acqua determina un aumento del suo volume, per effetto del quale anche il livello marino tende lentamente ad aumentare. Questo fenomeno è ulteriormente accentuato dal progressivo scioglimento dei ghiacciai continentali, che reimmette nel ciclo idrologico notevolissime masse d’acqua che per millenni erano rimaste congelate sui continenti. Attualmente i mari si stanno innalzando di qualche millimetro l’anno, quindi non è azzardato prevedere che nell’arco del prossimo secolo l’innalzamento possa raggiungere i 30-40 cm (ma alcuni scienziati azzardano anche 1,5-2 m). A prescindere dai valori più o meno incerti assunti dal fenomeno, in conseguenza di esso si verificherà un allagamento di molte aree costiere, cioè di quella parte delle terre emerse in cui maggiormente si concentrano la popolazione mondiale e le attività economiche. Alcuni arcipelaghi del Pacifico potranno addirittura sparire, mentre gran parte degli ecosistemi costieri, come le paludi e le foreste di mangrovie, saranno devastati. La nascita di nuove aree paludose farà sentire i suoi effetti anche sulla salute dell’uomo, perché non mancheranno di diffondersi malattie come la malaria anche in zone che prima ne erano immuni.
Migrazioni e sconvolgimenti sociali. Molti dei fenomeni che abbiamo considerato finiranno inevitabilmente per provocare migrazioni di numerosi gruppi umani, ormai impossibilitati a rimanere ancora nel loro territorio. Questi spostamenti di popolazione ben difficilmente saranno indolori e quasi sicuramente produrranno, come effetto indiretto, sconvolgimenti sociali e politici di cui già oggi si incominciano a vedere i segni premonitori.
Le possibili soluzioni Oggi è ancora possibile fermare il riscaldamento della Terra, a patto però di intervenire rapidamente e a livello dell’intero pianeta, pur consapevoli che occorreranno molti decenni prima di ritrovare l’originario equilibrio termico. La strada da seguire non è tuttavia facile ed economica, perché si rende necessario trasformare radicalmente l’intero sistema energetico mondiale. In un primo momento basterà puntare sull’utilizzo di combustibili a basso impatto ambientale (per esempio il metano, che emette la metà di CO2 rispetto al carbone) e migliorare sensibilmente l’efficienza dei sistemi energetici, così da ridurre i consumi a parità di energia prodotta. In prospettiva si renderà necessaria una soluzione più incisiva, basata sul progressivo abbandono dei combustibili fossili e sulla loro sostituzione con fonti energetiche rinnovabili. Nel frattempo occorrerà agire con maggiore decisione sul piano ambientale, arrestando la deforestazione e avviando una massiccia azione di riforestazione, tale da stabilizzare e poi ridurre il livello dell’anidride carbonica