Per Kant il fenomeno è la realtà, l’unica realtà in grado di essere conosciuta dalla mente umana; il noumeno invece, è ciò che va al di la dell’apparenza e che quindi non può essere conosciuto dall’uomo.
Per Shopenhauer invece, il fenomeno è apparenza, illusione, sogno, che egli chiama Velo di Maya ed è una rappresentazione che esiste solo dentro la coscienza, mentre il noumeno è la realtà che si nasconde dietro il velo di Maya e che deve essere scoperto dall’uomo.
La rappresentazione, ovvero il fenomeno, è costituita da soggetto e oggetto: il primo è ciò che tutto conosce senza essere conosciuto da nessuno, il secondo è ciò che viene conosciuto. Essendo le due componenti della rappresentazione, soggetto e oggetto non possono stare uno senza l’altro.
Inoltre, la rappresentazione è basata su tre forme a priori: lo spazio, il tempo e la causalità. La causalità rappresenta anche l’unica categoria (in Kant erano 12) e assume forme diverse a seconda degli ambiti in cui opera:
Divenire: necessità fisica.
Conoscere: necessità logica.
Essere: necessità matematica.
Agire: necessità morale.
La scoperta della via d’accesso alla cosa in se
L’uomo non è solo conoscenza e rappresentazione ma è anche corpo. Per questo vede sia la propria realtà interiore che quella esteriore. In questo modo esce dal mondo fenomenico.
L’esperienza interiore permette all’uomo di afferrare la cosa in se, tirando fuori la volontà di vivere, quell’impulso irrefrenabile che ci spinge ad esistere e ad agire. Più che intelletto e conoscenza, l’uomo è vita e volontà di vivere e il nostro stesso corpo è la manifestazione esteriore dei nostri desideri interiori.
Tutti gli esseri viventi sono spinti dalla volontà di vivere, anche se in gradi di consapevolezza diversi: negli organismi più semplici questa volontà appare in modo inconscio, mentre l’uomo ne è pienamente consapevole.
La volontà è
-Inconscia, quindi un impulso inconsapevole.
-Unica, al di la del principio di individuazione.
-Eterna, indistruttibile, va al di la del tempo.
-Incausata, libera, che non ha un perché.
Senza scopo.
La volontà di vivere si distingue in due fasi
-Le idee, un sistema di forme immutabili, aspaziali e atemporali.
-Le cose, ovvero le stesse idee inserite nei vari individui del mondo naturale.
Il pessimismo
La vita dell’uomo, per Shopenhauer, è come un pendolo che oscilla sempre tra il dolore e la noia, attraversando un breve e fugace intervallo illusorio, quello della gioia.
Volere significa desiderare, e desiderando qualcosa ci si ritrova in uno stato di tensione, per la mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere ma non si ha. E siccome nell’uomo la volontà è più cosciente, il dolore è più forte nell’uomo rispetto agli altri esseri.
Il momento di appagamento dura pochissimo, perché subito subentra un altro desiderio da appagare.
Ciò che l’uomo chiama godimento o gioia non è altro che una temporanea cessazione di dolore.
Perché ci sia piacere c’e’ bisogno di un precedente dolore, mentre il dolore non è mai preceduto da un piacere.
La noia è quello stato dell’anima che subentra quando non abbiamo un desiderio da appagare.
Il dolore non riguarda solo l’uomo. L’uomo soffre di più rispetto alle altre creature solo perché è più consapevole della propria volontà di vivere. Al di la di tutte le meraviglie del mondo, in realtà è nascosta la lotta e la sofferenza di tutte le cose.
Per questo, con Shopenhauer si parla di pessimismo cosmico.
L’amore è uno dei più forti stimoli dell’esistenza.
L’amore viene visto esclusivamente come uno strumento per continuare la vita della specie, quindi il suo unico scopo è l’accoppiamento. Per questo l’amore procreativo viene inconsapevolmente visto come “peccato”, questo perché due infelicità che si incontrano danno vita ad una terza infelicità. L’amore vero, quindi, non viene visto come eros ma come pietà.
Le vie di liberazione dal dolore
Shopenhauer propone tre tappe fondamentali per la liberazione della stessa volontà di vivere.
-L’arte.
L’arte, essendo conoscenza libera e disinteressata che si rivolge alle idee, fa contemplare al soggetto gli aspetti universali della realtà.
Con essa l’uomo si purifica, contemplando la vita al di sopra della volontà, del dolore e del tempo.
Anche la musica fa parte dell’arte, ma viene considerata l’arte più profonda ed universale.
Ogni arte, quindi, è liberatrice perché provoca la cessazione di un bisogno; ma è pur sempre una liberazione temporanea e parziale, quasi come un breve incantesimo.
-La morale.
La morale implica un impegno a favore del prossimo. L’etica, quindi, è un tentativo di superare l’egoismo e di superare quella lotta continua tra gli uomini che provoca dolore che sgorga dalla pietà. La pietà è un sentimento che ci permette di avvertire le sofferenze degli altri e sentirle nostre, quindi nasce dalle nostre esperienze.
La morale si concretizza, infine, nella giustizia e nella carità.
La giustizia ha un carattere negativo poiché consiste nel non fare il male.
La carità, invece, consiste nel voler fare del bene al prossimo. Si distingue dall’eros, che è un falso amore, mentre la carità è un vero amore.
-L’ascesi.
L’ascesi nasce dall’orrore dell’uomo e ha il compito di estirpare la propria volontà di vivere. Rappresenta l’unica vera tecnica in grado di liberare l’uomo dalla volontà di vivere.
La coscienza del dolore rende l’uomo libero da esso e lo fa entrare in uno stato di grazia.