Scienziato e filosofo francese. Frequentò il collegio di La Flèche poco prima di Cartesio. Nel 1611 entrò nell’ordine dei Minimi e si recò a Nevers per insegnarvi filosofia. Nel 1619 raggiunse Parigi ed entrò nel convento dell’Annunciata, che divenne un centro importante dell’attività filosofica e scientifica del XVII secolo; questo luogo privilegiato della riflessione dell’epoca concorse alla fondazione dell’Academie des Sciences, avvenuta nel 1666.
Mersenne divenne noto per le sue relazioni con la comunità filosofica e scientifica europea, le cui idee egli cercava di conciliare con l’ortodossia religiosa: tra le sue amicizie spiccano il già citato Cartesio, lo scienziato olandese Christiaan Huygens, il matematico Pierre de Fermat, il filosofo inglese Thomas Hobbes. Traduttore di Galileo e grande sostenitore delle scienze, Mersenne fu inoltre uno dei precursori della teoria musicale: nel 1636 pubblicò L’armonia universale, in cui affrontò tutti i problemi acustici degli strumenti musicali da un punto di vista fisico e matematico. Tra le sue opere ricordiamo anche: L’empietà dei deisti (1624) e Sulla verità delle scienze contro gli scettici o pirroniani (1625).
Harmonie universelle
Trattato sulla teoria e la pratica della musica, di Marin Mersenne (1588-1648), condiscepolo e amico di Descartes, pubblicato a Parigi nel 1636-1637 (la prima parte dell’opera era però già pubblicata nel 1627, col titolo Livre 1.er de la musique théorique, sotto lo pseudonimo di Sieur de Sermes). Il sottotitolo ne dice il contenuto: “in cui è trattato della natura dei suoni e dei movimenti, delle consonanze, delle dissonanze, dei generi, del modi, della composizione, della voce, dei canti; e d’ogni sorta di strumenti armonici”. L’opera è divisa in diciannove libri, raggruppati in vari trattati. Il primo: “Della natura dei suoni e dei movimenti”, in tre libri, è seguìto da un trattato di meccanica del Roberval. Segue il trattato “Della voce e dei canti”, in due libri; quindi, in cinque libri, un trattato sulle “Consonanze e dissonanze, generi e modi, composizione, contrappunto”. Quasi un trattato a sé è quello sugli “Strumenti”, recante la completa descrizione di tutti gli strumenti musicali del sec. XVII, diviso in sette libri, il primo dei quali tratta del monocordo, degli intervalli, della tensione delle corde.
Lo strano intreccio, in tutta l’opera, di astronomia, fisica e musica, nonché l’eccentricità del geniale autore possono essere semplificati dalla proposizione XI: “Determinare il numero degli aspetti con cui gli astri si presentano alla terra e le conseguenze alle quali rispondono”. Il secondo e terzo libro trattano delle diverse specie di liuti, chitarre, spinette, viole, ecc.; il quarto illustra gli strumenti ad arco, con saggi di musica istrumentale del sec. XVII a cinque e sei parti, e con la descrizione di strumenti della Cina e dell’India; il quinto descrive gli strumenti in uso al tempo dell’autore; il sesto tutte le parti dell’organo; il settimo gli strumenti a percussione.
Nell’ultimo trattato dell’opera, “L’utilità dell’armonia”, il Mersenne dà libero sfogo alla sua esuberante fantasia, mescolandovi quantità di problemi estranei alla musica, quale quello: “Spiegare parecchi paradossi sulla velocità dei movimenti, utili ai comandanti d’artiglieria”. Seguono osservazioni di fisica e matematica, in gran parte estranee alla musica. Il valore e l’utilità dell’opera vengono specialmente dall’enorme quantità di notizie sulla storia della musica, specie del sec. XVII, relative agli strumenti, agli artisti e ai compositori.