In che misura la natura umana è malleabile? In che misura i tratti maschili e femminili sono determinati dal sesso? Secondo Margaret Mead è la cultura, e non la biologia, la forza principale che forma la personalità individuale di maschi e femmine in qualsiasi società. E sono quindi i modelli culturali ad attribuire ruoli e inclinazioni a uomini e donne.
Margaret Mead (Philadelphia 1901 – New York 1978)
Antropologa statunitense nota per i suoi studi sulle società non industrializzate e i suoi contributi all’antropologia sociale. Dopo gli studi universitari, dal 1926 al 1969 lavorò come etnologa presso l’American Museum of Natural History di New York e dal 1948 svolse incarichi di ricerca e di insegnamento presso la Columbia University. Parallelamente partecipò a numerose spedizioni sul campo, conducendo ricerche in Nuova Guinea, alle Samoa e a Bali.
La maggior parte dei suoi studi è dedicata all’analisi dei modelli di comportamento adottati dalle varie culture per l’allevamento dei figli. Condusse anche importanti ricerche sui problemi della società americana contemporanea, dedicando particolare attenzione ai giovani.
Tra le sue opere si ricordano L’adolescenza in Samoa (1928), Sesso e temperamento (1935), Maschio e femmina (1949), Società e autorità in Unione Sovietica (1951) e il volume di memorie Blackberry Winter (1972).
Maschio e femmina: uno studio dei sessi in un mondo che cambia.
“La paternità è un’invenzione sociale. Gli uomini devono imparare a desiderare di provvedere ad altri e questo comportamento, essendo acquisito, non ha basi solide e può sparire facilmente se le condizioni sociali non continuano ad insegnarlo”
Maschio e femmina di Margaret Mead (1950) rivela lo sviluppo delle sue idee sui ruoli sessuali, confronta gli atteggiamenti e i ruoli sessuali nei litorali del Pacifico con quelli dei moderni americani. Mead esaminò la tendenza degli americani a sposarsi giovani e ad aver figli all’inizio del matrimonio, nonché le famiglie nucleari di genitori e figli che sono emotivamente auto-sufficienti e socialmente isolate.
“Così, alla base di quelle tradizioni che ci hanno permesso di conservare la coscienza della nostra umanità, v’è la famiglia, un tipo di famiglia in cui costantemente gli uomini mantengono e si prendono cura delle donne e dei bambini. In seno alla famiglia, ogni nuova generazione di ragazzi apprende ad essere sostegno adeguato e sovrappone alla mascolinità, implicita nella sua costituzione biologica, la parte di padre, che ha appreso dalla società. Quando la famiglia è abolita, come succede durante la schiavitù, in periodi di grandi sconvolgimenti sociali, durante le guerre etc., questa delicata linea di trasmissione si spezza. E’ probabile che in tali periodi i vincoli biologici tra madre e figlio ridiventino i più importanti, mentre vengano violate e falsate le speciali condizioni nelle quali l’uomo ha conservato le sue tradizioni sociali. Fino ad ora, nelle società a noi note, le società umane hanno sempre ristabilito le forme temporaneamente abbandonate. Fino ad ora l’abolizione della famiglia non s’è mai prolungata tanto a lungo da annullare negli uomini il ricordo di quanto sia preziosa.”
Differenze di genere e di culture
Collegare le differenze di genere alle differenze tra culture è particolarmente interessante se si mette al centro il tema del corpo. In Maschio e femmina Margaret Mead ricorda come sia difficile analizzare questo tema: “Il nostro corpo costituisce un soggetto complesso e difficile da trattare” e ancor più complesso risulta “spiegare più chiaramente in che modo la conoscenza del nostro sesso e i rapporti con l’altro siano basati sulle differenze e sulle somiglianze dei corpi umani”
Per capire chiaramente come i nostri corpi abbiano imparato durante la loro vita a essere maschi o a essere femmine, l’antropologa statunitense prende in esame le sette culture dei mari del Sud da lei studiate per un quarto di secolo. Quindi un confronto tra culture “primitive”, messe in relazione con culture complesse come quella americana degli anni tra le due guerre. “Seguendo le fasi attraverso le quali i loro bambini apprendono di appartenere a un sesso, possiamo cogliere qualche elemento che ci illustra il processo per cui si capisce di essere maschio o femmina, e qualche suggerimento di come noi stessi siamo arrivati alla conoscenza del nostro sesso. Dunque già Margaret Mead in una parte del suo libro intitolata appunto “il corpo” indica quest’ultimo come elemento di conoscenza al confine tra genere e culture.