L’opera apparve a puntate dal 1 ottobre al 15 dicembre 1850 sulla Revue de Paris, dopo aver impegnato per ben cinque anni l’autore; è considerato il più celebre dei romanzi francesi. Charles Bovary, officier de santè, si unisce in matrimonio con una vecchia e ricca vedova, M.me Dubuc, con la quale si stabilisce nel villaggio di Tostes, in Normandia. Duramente provato dalla moglie, si consola visitando gli ammalati e soprattutto il signor Rouault, ricco coltivatore dei dintorni, innamorandosi senza rendersene conto della figlia di costui, Emma. Rimasto vedovo, Charles ottiene in sposa la giovane Emma, donna molto raffinata, elegante e romantica, che però ben presto si disgusta dell’esistenza triste e meschina che le offre il marito. Per sottrarla alla noia, che le altera persino la salute, Charles decide di cambiar ambiente e di stabilirsi a Jonville-l’Abbaye, ma anche qui fin dall’inizio Emma trascorre lunghe giornate di noia. Solo la nascita di una bimba, Berta, e l’idillio con un giovane scrivano notarile, Lèon Dupuis, sembrano momentaneamente distrarla e infonderle un po’ di gioia. Tuttavia la partenza di Lèon per Parigi la lascia impreparata, ancor più sola e infelice, cosicchè a poco a poco Emma si abbandona agli impulsi del suo cuore e del suo temperamento, innamorandosi e lasciandosi sedurre da un ricco proprietario, Rodolphe Boulanger. Amante della propria libertà e stancatosi ben presto dell’amica, gelosa e dalla sensibilità romantica, il bellimbusto si allontana dal paese mentre Emma cade malata, in preda a una febbre cerebrale. Durante la convalescenza Charles la conduce per distrarla all’Opera di Rouen, dove il caso le fa incontrare nuovamente Lèon: tra loro rinasce l’antica passione. Divenutane l’amante, Emma vive nella menzogna e trascura del tutto la famiglia; ma la sua tenerezza, sempre più tirannica, stanca anche Lèon come aveva stancato precedentemente Rodolphe. Delusa dagli uomini che ha amato, caduta nelle grinfie di un usuraio, a causa dei debiti contratti a insaputa del marito, minacciata di veder sequestrare i suoi mobili, Emma in un momento di disperazione si avvelena, ingoiando dell’arsenico sottratto a un farmacista, e scompare dopo atroci sofferenze. Il dolore sembra trasfigurare il signor Bovary, che pone nella sua grande sofferenza una sorta di intelligenza e di delicatezza istintiva: malgrado la propria rovina e la triste rivelazione che gli offre la scoperta delle lettere di Lèon e di Rodolphe, il suo amore per la moglie scomparsa non si affievolisce, anzi egli conserva fedelmente il ricordo di lei, accusando solo la fatalità. Così, chiuso nel suo dolore, conduce un’esistenza solitaria e miserabile con la figlia, scomparendo a sua volta dopo aver tutto perdonato. Romanzo tratto da un fatto di cronaca, attentamente rielaborato con una precisione quasi scientifica sia nell’ambiente tipicamente provinciale sia negli stessi personaggi, Madame Bovary segna una data nella letteratura francese perchè Flaubert porta sul piano dello stile il realismo coltivato dalla scuola di Henry Murger e di Champfleury.
Tutti i personaggi così pazientemente studiati sono diventati dei simboli, ed Emma senza perdere nulla della sua concreta individualit esce dal quadro di vita provinciale per assurgere alla sfera dei tipi universali. Il suo male, il “bovarismo”, è l’impotente anelito di spiriti mediocri verso l’alto, il chiuso tumulto di desideri repressi, di aspirazioni e ambizioni stroncate, di felicità illusorie e inaccessibili: “Fastidio del quotidiano e nostalgia dell’impossibile”, ma anche disperato dolore. Così Emma, sventurata donna che con la sua sofferenza si riscatta dal male fatto, rivela in sè l’eterno dissidio tra spleen et idèal, tra realtà e sogno, tra realismo e romanticismo, diventando una creatura, come disse Beaudelaire, sublime nel suo genere, grande veramente, e soprattutto compassionevole.