Rappresentazione scritta del linguaggio, basata sull’assegnazione di un segno (significante) a un elemento della catena parlata (significato). A seconda del tipo di rapporto che si ha tra il significato e il significante le scritture si distinguono in pittografiche, dove il contenuto di pensiero che si vuol enunciare è rappresentato da un disegno più o meno stilizzato; ideografiche, in cui si instaura un rapporto più stretto tra la singola parola e il segno che la rappresenta, tanto da rendere possibile, nelle forme più evolute, la combinazione di più segni assunti in funzione fonetica per rappresentare una nuova parola del tutto diversa da quelle rappresentate dai singoli segni presi separatamente; fonetiche, che rappresentano l’ultimo stadio dell’evoluzione: in esse si ha idealmente una perfetta corrispondenza tra ogni singolo suono e il segno che lo rappresenta; rispetto ai precedenti, tale sistema presenta il vantaggio di ridurre i segni a poche decine, invece di parecchie centinaia o anche migliaia ( anche alfabeto). Attualmente la s. fonetica è di gran lunga la più diffusa nel mondo, essendo alla base di tutti i principali alfabeti: arabo, indiano, cirillico, coreano, e soprattutto latino; quest’ultimo, oltre che per tutte le lingue occidentali è stato impiegato, con lievi variazioni, fin dai primi sec. dell’espansione missionaria per molte lingue di ogni parte del mondo ed è stato scelto come base per l’alfabeto fonetico internazionale. Le uniche grandi eccezioni sono costituite dell’alfabeto cinese e, in parte, giapponese, che hanno mantenuto l’antico carattere ideografico. Va osservato tuttavia che assai raramente la corrispondenza tra suono e segno è esattamente biunivoca e che, dato il carattere più conservativo della s. rispetto alla lingua parlata, i due elementi tendono col tempo a divergere (es. francese e inglese), determinando la riassunzione dell’intera parola, e non più del singolo fonema, come base della scrittura.
Prescindendo dalle testimonianze pittografiche preistoriche, le prime forme di scrittura si produssero in differenti epoche e zone: la più antica è rappresentata dall’alfabeto cuneiforme dei sumeri (decifrato nel 1905 da F. Thureau-Dangin), poi ereditato da accadi, ittiti e babilonesi (IV-III millennio a.C.); di poco successivo lo sviluppo della s. geroglifica degli antichi egizi (decifrata nel 1822 da J.F. Champollion). In Cina le più antiche iscrizioni risalgono al 2500 a.C.; più recente, sebbene ancora poco nota e non decifrata, la s. dei maya. Di carattere sillabico era la scrittura micenea, detta lineare B, decifrata nel 1952 da M. Ventris. Rimangono invece tuttora indecifrate la s. delle tavolette dell’isola di Pasqua, quella del disco di Festo e la lineare A dell’isola di Creta. La scoperta della s. rappresenta una conquista fondamentale nell’evoluzione dell’uomo in quanto, consentendo di tramandare ai posteri costumi, credenze e storia di un popolo, ha enormemente accresciuto il bagaglio di conoscenza ed esperienza di ogni generazione.
In Egitto gli insediamenti lungo la valle del Nilo si organizzano fin dall’inizio, favoriti dalla natura del territorio, in un regno unitario e stabile. Gli scambi commerciali e culturali con i Sumeri e gli altri popoli del vicino Oriente sono intensi; la scrittura internazionale degli scambi commerciali sarà il cuneiforme.
La scrittura geroglifica egiziana si sviluppa, nonostante le influenze sumeriche, in modo del tutto autonomo. L’ideogramma, man mano che diventano sempre più numerose le parole e le idee da rappresentare si arricchisce di un segno fonetico che indica il suono delle prime tre sillabe (solo consonanti); in seguito verrà introdotto anche il determinativo, un segno che indica la categoria di una parola cui appartiene l’ideogramma; il geroglifico si presenta così come un rebus. I segni fonetici arriveranno a 24 e getteranno le basi della scrittura alfabetica.
Questa scrittura è rimasta sconosciuta fino al 1822, quando J.F. Champollion riuscì a decifrare la stele di Rosetta , una stele di di basalto nero, risalente al 196 a. C., trovata nel 1799 dall’ufficiale francese J. Bouchard, nei pressi della città di Raschid. Egli, attraverso la comparazione delle iscrizioni redatte in tre lingue (geroglifico, demotico e greco) e partendo dai nomi dei faraoni riconoscibili dal cartiglio reale che li distingueva, riuscì a decifrare l’egiziano geroglifico e demotico.
In Cina si sviluppa una scrittura ideografica. In epoca preistorica, cordicelle con nodi, tacche incise su legno, a scopo mnemonico, costituiscono i primi sistemi di numerazione. A poco a poco alle tacche si sostituisce l’immagine di ciò che bisogna ricordare: il pittogramma riproduce l’oggetto nei suoi tratti essenziali. Risalgono a questo periodo iscrizioni pittografiche incise su ossi-oracolo (frammenti di ossa di bue o di tartaruga, animale ritenuto infallibile nella divinazione)in cui si rivolgono agli dei domande divinatorie: “Lo spirito Ti ordinerà una pioggia sufficiente per l’annata?”, cui segue una risposta. In seguito, la necessità di esprimere idee astratte porterà agli ideogrammi (idee unite), ottenuti combinando con valore simbolico segni di figure concrete (sole + luna = luce; bocca + uccello = cantare). Nella tradizione mitica viene attribuita a Fu Hi (2850 a.C. circa) l’invenzione della più antica fra le scritture ideografiche.