Tra il XVI ed il XIX secolo si sviluppò un fenomeno chiamato Kavalierstour la cui principale caratteristica fu quella di avere l’Italia come meta finale dei lunghi viaggi nell’Europa mediterranea.
Spinti da passione religiosa, dalla volontà di conoscere approfonditamente l’arte antica o ammirare paesaggi latini, molti giovani tedeschi intrapresero verso la penisola italiana viaggi sui quali rigogliosa è la bibliografia. Nomi come Goethe, Nietzsche, Gregorovius sono solo alcune figure illustri che realizzarono questo pellegrinaggio.
Nel Seicento e nel Settecento i viaggiatori tedeschi furono nella maggior parte pellegrini, dei quali solo alcuni erano diretti in Terra Santa. La città principalmente visitata fu Roma in quanto sede del Papato. I resoconti tuttavia illustrano le tappe del viaggio descrivendo in modo dettagliato i luoghi dell’Italia centro-settentrionale in cui i nobiluomini si fermarono. Malgrado la riforma luterana avesse implicato una diminuzione dei viaggi a scopo religioso, la tendenza tedesca a visitare l’Italia non cessò: oltre agli umanisti interessati alla civiltà romana, finiti gli studi, furono i ricchi borghesi, i nobili e i principi i principali visitatori. Accompagnati da un precettore e seguendo le guide in loro possesso (inizialmente fonti del periodo latino e successivamente opere di autori cronologicamente a loro più vicini) questi rampolli si recavano soprattutto nella capitale mostrando un’attenta curiosità verso le opere architettoniche e d’ingegneria e poco interesse verso il paesaggio. La lingua usata nei loro resoconti fu il latino fino al Seicento, dopodichè cominciò a prevalere la lingua tedesca.
Il Kavalierstour, la cui durata oscillava tra i tre e i quattro mesi, seguiva, fino alla metà del XVIII secolo, itinerari prestabiliti, che prevedevano la stagione autunnale per la partenza, l’inverno a Napoli, mentre le altre città erano visitate in occasione di feste importanti legate al folklore locale.
Con l’Illuminismo il Bildungsreise, ossia il viaggio educativo, cominciò ad esser praticato non solo da nobili o ricchi borghesi, ma anche da intellettuali che spesso vivevano in condizioni economicamente precarie. L’approdo al viaggio mutò; spesso soli e in condizioni anche rischiose i nuovi viaggiatori, di cui Goethe costituisce un celebre esempio, cominciarono a interessarsi alla natura così come alle condizioni economiche in cui vivevano gli abitanti. Le mete preferite furono Roma e Napoli con visite agli scavi di Ercolano e di Pompei, successivamente affiancate dalla Sicilia.
Durante la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, viaggiare divenne estremamente pericoloso, ma con la Restaurazione visitare l’Italia divenne una vera e propria costante nella vita di molti europei, tanto che parallelamente al Kavalierstour tedesco vi fu il Gran Tour inglese, avente come tappe principali l’Italia e la Francia.
Con la corrente del Romanticismo, l’interesse tedesco riguardò anche le opere d’arte del Medioevo cristiano e Dante fu oggetto prediletto di studio.
Durante il XIX secolo scesero in Italia pittori, storici, scienziati e storici dell’arte che, attivando una meticolosa ricerca negli archivi e nelle biblioteche, diedero vita a opere di grande rigore e precisione.
Alla fine del secolo i viaggi verso l’Italia risentirono dei cambiamenti politici; la riluttanza verso il Romanticismo, l’affermazione in Germania di un rigido realismo comportarono una forte denigrazione delle opere dei viaggiatori precedenti; la nomina del nuovo papa Pio IX e le sommosse per l’unificazione politica dell’Italia contribuirono a trasformare i viaggi e le loro descrizioni, ma l’eredità di questi appassionanti viaggi, sebbene spesso trasformati dal tempo e dagli eventi storici, continua ancor oggi, mostrandoci l’Italia come una delle mete preferite da viaggiatori tedeschi e inglesi.