In dialettologia, l’isoglossa è la linea di demarcazione della diffusione di un particolare fenomeno linguistico, fonetico, morfologico o lessicale.
Un’isoglossa è data dalla congiunzione immaginaria dei punti geografici in cui un tratto linguistico (la pronuncia di un determinato suono, l’uso di un costrutto morfologico o sintattico, la presenza di una particolare parola) ricorre in modo uniforme e costituisce quindi una linea di confine nella descrizione delle caratteristiche di una lingua. Per esempio, nei dialetti italiani è particolarmente significativa l’isoglossa che divide i dialetti settentrionali da quelli centro-meridionali e che corrisponde, all’incirca, allo spartiacque appenninico da La Spezia a Senigallia, nelle Marche. I fenomeni fonetici che questa linea di demarcazione descrive sono, tra gli altri, la caduta delle doppie consonanti; la sordizzazione, o la scomparsa, delle consonanti intervocaliche; la presenza della vocale ü, nel versante Nord di questa isoglossa.
In realtà le linee che segnano la diffusione di un fenomeno linguistico si dispongono raramente secondo fasci coerenti, ma spesso tracciano intricati grovigli, sintomo della dinamicità di quel carattere linguistico; per questo motivo i dialettologi preferiscono parlare di aree focali, per quelle zone caratterizzate da una omogeneità di definizione; e di aree di transizione, in cui l’intersecarsi di molte isoglosse indica una situazione di spiccata variazione linguistica.
A seconda dei fenomeni che vuole descrivere l’isoglossa può venire chiamata isolèssa, se delimita un fenomeno lessicale; isomorfa, se descrive tratti morfologici; isòfona, se distingue elementi fonetici; o, infine, isosema, se delinea usi semantici diversi di una medesima parola.