Opera divenuta un classico della letteratura francese moderna, è un poema dell’adolescenza e dei suoi sogni, in un’aura di fantasia e di avventura, una fiaba narrata con la voce sommessa, un po’ triste, di chi vede che il sogno dell’adolescenza è lontano. L’autore ha una scrittura sottile e complessa, in cui la sapienza delle suggestioni moderniste, crepuscolari e simboliste si unisce a una grande vena fantastica, alla capacità di rendere il ritmo dell’avventura, dell’evasione. Grand Meaulnes è il soprannome con cui viene chiamato Agostino Meaulnes, scolaro di diciassette anni in una scuola di campagna. Un giorno, spinto dal suo bisogno di vagabondaggio, di avventura, di scoperta, Agostino vaga, d’inverno, per le campagne, si perde, capita in un luogo sconosciuto, strano, dove c’è un castello illuminato: non è una fiaba, ma una “finta fiaba”, perchè il proprietario del castello aveva voluto dare una festa per il figlio Franz, invitando ragazzi e ragazze. Franz è atteso, con la fidanzata: Valentina, però, una ragazza del popolo, non ha voluto seguirlo e Franz torna di nascosto per andarsene poi. Intanto ha fatto amicizia con Agostino, che ha conosciuto sua sorella Yvonne e se ne è innamorato. Franz si mette con gli zingari e diventa giocoliere: gira così per molti paesi. Agostino, a Parigi, sposa Yvonne, ma poi riparte, chiamato da Franz, che è come il simbolo della libertà, del mistero, dell’inquietudine. Franz e Valentina ritornano insieme, mentre Agostino non trova più sua moglie, scomparsa di parto: trova la figlia, a cui aveva accudito un altro suo amico, Francesco. Questi ritrovamenti avvengono nello stesso luogo in cui si era svolta in un tempo lontano la festa incantata.