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Il fu Mattia Pascal, pubblicato nel 1904, è il primo romanzo in cui Luigi Pirandello abbandona definitivamente l’impostazione naturalistica che caratterizzava le sue prime opere narrative (L’esclusa e Il turno, romanzi brevi scritti rispettivamente nel 1893 e nel 1895) e sceglie di raccontare una storia del tutto nuova, originale sia dal punto di vista dei contenuti che da quello delle soluzioni narrative adottate.
In questo romanzo, infatti, Pirandello sceglie di raccontare una vicenda “paradossale” che ha per protagonista un uomo che, dopo essere cresciuto in una relativa agiatezza, si ritrova a condurre un’esistenza difficile e ad essere povero, vittima di una famiglia opprimente e di una quotidianità piena di dolori. Un giorno, però, il caso gli offre l’opportunità di lasciarsi tutto alle spalle e di inventarsi una nuova identità. Il suo tentativo di fuga, però, si rivelerà infruttuoso: Mattia Pascal, infatti, in un primo momento riuscirà ad abbandonare Miragno, il paese in cui vive con la sua famiglia, e a fare fortuna al casinò di Montecarlo, inventandosi poi una nuova identità fittizia e stabilendosi infine a Roma grazie ai soldi vinti al gioco. Qui, però, con il passare del tempo si accorgerà che non avere un’identità gli consente, da un lato, di sperimentare una libertà mai provata prima, ma dall’altro lo condanna a non poter vivere una vita normale, e capirà che il suo tentativo di sfuggire all’“ingranaggio” della società si è rivelato fallimentare. L’uomo dovrà quindi tornare, scornato, al suo paese, dove però tutti l’hanno dato per scomparso e hanno ricostruito la propria vita senza di lui. Mattia sarà così costretto a rassegnarsi alla sua condizione di “forestiere della vita”, cosa che lo rende un personaggio straordinariamente moderno da un lato, e molto rappresentativo della poetica pirandelliana dall’altro.
Nella storia di Mattia, infatti, quello che secondo Pirandello è il compito dell’umorismo si dispiega in tutta la sua forza: nella vicenda raccontata nel romanzo, infatti, la realtà viene distorta in modo grottesco e paradossale, cosa che in un primo momento fa ridere il lettore, ma che immediatamente dopo gli fa percepire chiaramente quanto profondo e insolubile sia il dramma umano vissuto dal protagonista. Scatta, quindi, quello che nel suo saggio L’umorismo Pirandello chiamerà “sentimento del contrario”: la percezione dello stravolgimento della realtà porta il lettore prima a ridere in modo istintivo, ma poi anche a riflettere sulle implicazioni di ciò che legge, che sono tragiche e molto più profonde e significative di quanto appare in un primo momento.
Personaggi Principali
Mattia Pascal / Adriano Meis: protagonista del romanzo, nelle prime pagine della storia lo troviamo impegnato a lavorare nella piccola e polverosa biblioteca di Miragno in compagnia dell’anziano don Eligio. È proprio questo vecchio prete a convincere Mattia a scrivere la storia della sua quotidianità – che costituisce poi la parte più cospicua del romanzo – in modo che la straordinaria vicenda di cui è stato protagonista non cada nell’oblio. Mattia acconsente, precisando però che il manoscritto da lui scritto non dovrà essere aperto prima che siano passati cinquant’anni dalla sua terza, ultima e definitiva scomparsa.
Mattia è un personaggio dimesso, privo di peculiarità fisiche, il cui unico segno particolare è un vistoso strabismo all’occhio sinistro. Nel corso della sua “trasformazione” in Adriano Meis, Mattia decide di correggere con un intervento chirurgico questo difetto fisico, in modo da rendersi irriconoscibile una volta per tutte. L’intervento rappresenta, simbolicamente, il desiderio di Mattia di cancellare in modo definitivo tutto quello che lo lega alla sua vecchia vita, ma allo stesso tempo significa anche perdere l’unico tratto che lo distingue dalla massa, l’unico segno che lo caratterizza. Cancellandolo, il protagonista testimonia la sua volontà di distruggere la sua precedente identità, ma non si rende conto che così facendo non potrà costruirsi un’identità nuova, ma solo una “maschera” fittizia che non potrà consentirgli una vita degna di questo nome.
A livello caratteriale Mattia/Adriano è un uomo mite, paziente, con una pericolosa tendenza alla pigrizia e all’ignavia. Lui stesso dice di essere stato, nella sua giovinezza, “uno scioperato” che non ha voluto farsi carico della responsabilità di gestire in prima persona il patrimonio lasciatogli dal padre, preferendo affidarlo a un amministratore avido e disonesto che l’ha ingannato e condannato alla povertà. Mattia è fondamentalmente un uomo buono, mite, tendenzialmente malinconico e solitario, vittima di un mondo molto più aggressivo e crudele di lui. Nonostante questo, però, il personaggio di Mattia non è quello di un inetto: quando il caso gli dà la possibilità di crearsi una vita diversa, lui è pronto ad approfittarne e tenta con tutte le sue forze di trasformarsi in una persona del tutto nuova. Purtroppo, però, gli ostacoli che incontrerà sul cammino della sua “metamorfosi” si riveleranno insormontabili, dal momento che Mattia non è capace di rinunciare davvero a ogni identità per vivere una vita radicalmente libera, ma cerca semplicemente di lasciarsi alle spalle la sua precedente identità, inventandosene una diversa.
Romilda Pescatore: moglie di Mattia. È una donna mediocre e insoddisfatta, che da ragazza si innamora di Mattia e decide a tutti i costi di sposarlo, nonostante sua madre cerchi in ogni modo di dissuaderla. Quando la ragazza, giovanissima, resta incinta, Mattia accetta di sposarla per evitare lo scandalo, ma la vita familiare si rivela subito molto difficile, anche a causa della presenza invadente e autoritaria della madre di Romilda, Marianna Dondi vedova Pescatore, che detesta il genero e non perde occasione di accusarlo di essere un fallito e un buono a nulla.
L’infelicità di Romilda dipende in gran parte dalla figura oppressiva di sua madre, e dalla sua capacità di manipolare chi la circonda. Quando, infatti, Mattia torna al paese dopo il suo tentativo di fuga, scoprirà che Romilda si è sposata con un suo vecchio amico (che era invaghito di lei fin da giovane) e che è molto più bella, soddisfatta e felice di quanto sia mai stata durante il matrimonio con lui.
La signora Pascal: la madre di Mattia, che le è straordinariamente affezionato. È una donna gracile, malata, straordinariamente ingenua e buona, e rappresenta quindi la perfetta antitesi della madre di Romilda, che è invece aggressiva e prevaricatrice. La sua bontà fa sì che il suo rapporto con il figlio sia sempre idilliaco, ma allo stesso tempo la espone alle cattiverie della consuocera e di tutti coloro che si approfittano della sua mitezza per derubarla. Nonostante le sue malattie e le sue difficoltà, la cosa che la preoccupa sempre più di ogni altra è il destino a cui vanno incontro i suoi figli, di cui comprende l’incapacità ad adattarsi alla vita e a difendersi dai pericoli del mondo. Scompare lo stesso giorno in cui scompare la figlia di Mattia, a causa dei dolori e delle angherie inflittele dalla vedova Pescatore a cui, buona com’è, non è in grado di opporre nessuna resistenza.
Gianbattista Malagna: soprannominato “Batta Malagna”, o “la talpa”, è amico di vecchia data del padre di Mattia. Per questo, quando il marito scompare, la madre di Mattia decide di affidare a lui l’amministrazione delle ricchezze di famiglia, convinta – erroneamente – che per ragioni affettive gestirà ogni cosa nel modo più vantaggioso possibile. Fisicamente è un uomo brutto, grasso, cadente, e il suo aspetto fisico si riflette anche sul suo carattere. Malagna, infatti, oltre che avido e disonesto, è anche particolarmente crudele con coloro che lo circondano. A fare le spese del suo pessimo carattere è soprattutto sua moglie Oliva, che viene accusata per anni di essere sterile, dato che non riesce a dargli un erede, anche se in realtà ad essere sterile è proprio lui (come diventa evidente quando Oliva lo tradisce con Mattia, e resta incinta).
Anselmo Paleari: è il proprietario della pensione romana in cui Mattia – una volta ribattezzatosi Adriano Meis – si trasferisce a vivere. È un uomo originale, totalmente estraneo alla realtà che lo circonda e molto attratto dall’occultismo, dallo spiritismo e dalla magia. Non lavora, avendo già superato la mezza età, e dedica tutto il suo tempo libero alla lettura, allo studio e all’elaborazione delle sue bizzarre teorie para-filosofiche, organizzando spesso sedute spiritiche in cui coinvolge i residenti nella sua pensione.
Si affeziona in modo particolare ad Adriano, di cui percepisce la stranezza e l’estraneità al mondo delle persone comuni, e discute spesso con lui di alcune bizzarre teorie para-filosofiche che ha elaborato negli anni (la principale delle quali è la “lanterninosofia”).
Adriana Paleari: figlia di Anselmo, è una ragazza dolce, gentile ma allo stesso tempo molto responsabile, dal momento che è lei a mandare avanti l’attività familiare, mentre il padre si dedica ai suoi studi sullo spiritismo. Mattia si innamora di lei nel periodo in cui abita a Roma sotto l’identità fittizia di Adriano Meis (e la coincidenza dei loro due nomi è vista da Mattia come un segno del destino) e lei lo ricambia, ma resterà anche lei vittima della finta identità Mattia: i due, infatti, vorrebbero sposarsi ma non possono farlo, dato che ufficialmente Adriano Meis non esiste.
Terenzio Papiano: cognato di Adriana, di cui ha sposato la sorella, che è scomparsa qualche tempo prima lasciandolo vedovo. L’uomo vorrebbe sposare Adriana, per non dover rinunciare alla dote e alla sua posizione all’interno della famiglia. La sua caratteristica più evidente è l’avidità, che lo porta anche a rubare una grossa somma a Mattia che, non avendo documenti né identità, non può nemmeno andare alla polizia per denunciare il furto subito.
Trama in sintesi
Mattia Pascal è un uomo buono e mite che vive a Miragno, immaginario paese della Liguria. Da giovane conduce una vita tranquilla ma (come afferma lui stesso) “da scioperato”: è, infatti, ricco di famiglia grazie a una cospicua rendita lasciatagli in eredità dal padre, scomparso quando lui era ancora giovane. La madre di Mattia, dopo la scomparsa del marito, ha deciso di affidare la cura dei beni di famiglia a un amministratore, Batta Malagna, in attesa che Mattia e suo fratello diventino grandi abbastanza da potersene occupare in prima persona. Una volta cresciuti, però, i ragazzi preferiscono evitare di assumersi la responsabilità dell’amministrazione del loro patrimonio e finiscono per lasciare tutto nelle mani del Malagna, che si rivela un uomo avido e senza scrupoli che, negli anni, deruba poco per volta la famiglia Pascal approfittando dell’ingenuità di tutti i suoi membri, lasciandoli alla fine poveri e praticamente privi di mezzi di sostentamento.
Batta Malagna, nel frattempo, grazie alle ricchezze accumulate alle spalle di Mattia e della sua famiglia è riuscito a ottenere la mano di Oliva, una ragazza di cui anche Mattia era invaghito. La coppia, però, è infelice a causa del pessimo carattere del marito e del fatto che i due non riescono ad avere figli: Malagna accusa la moglie di essere responsabile della mancanza di eredi e cerca di trovare una scappatoia che gli consenta da un lato di avere finalmente un figlio, dall’altro di dimostrare a tutti che è la moglie ad essere sterile, non lui. Sua cugina Marianna Dondi, una vedova povera e avida, consapevole del desiderio di paternità di Malagna, gli propone subdolamente di sedurre sua figlia Romilda e di avere un figlio – per quanto illegittimo – con lei: in questo modo lui avrebbe un erede, e la ragazza e sua madre potrebbero approfittare di parte delle sue ricchezze.
Un amico di Mattia, Pomino, è però innamorato di Romilda e vuole ad ogni costo evitare che la ragazza, a causa dell’avidità e della mancanza di scrupoli della madre, finisca tra le braccia di Malagna: chiede, quindi, aiuto a Mattia, che conosce la famiglia di Romilda e può aiutarlo a dichiararsi alla ragazza. Mattia accetta di aiutare Pomino e comincia a frequentare la casa della ragazza, che però con il tempo finisce per innamorarsi – ricambiata – di lui, e rimane incinta.
Mattia, nonostante la sua povertà e l’opposizione di Marianna, sarebbe disposto a sposare Romilda, ma proprio quando sta per dare pubblicamente l’annuncio del matrimonio riceve un messaggio della ragazza, che gli chiede di non farsi più vedere. Poco dopo Mattia scopre che Malagna sta dicendo in giro di essere il padre del bambino di Romilda e – convinto che la ragazza abbia ceduto alla volontà della madre e l’abbia tradito – ritorna al suo primo amore, e persuade Oliva a tradire a sua volta il marito con lui. Oliva resta incinta di Mattia, e a questo punto Malagna approfitta della situazione rivolgendo il tutto a suo vantaggio: accusa Mattia di aver disonorato Romilda e lo costringe a sposarla, e allo stesso tempo decide di riconoscere come suo il figlio di Oliva e Mattia, ottenendo in questo modo l’erede legittimo che aveva tanto desiderato.
La situazione, nonostante il suo evolversi paradossale, apparentemente si è risolta nel modo più conforme ai dettami della società, e l’onore di tutte le persone coinvolte sembra essere salvo. Romilda e Mattia, però, non sono felici insieme: Romilda, in particolare, è scontenta per la povertà del marito (che comincia poco a poco a detestare, istigata dalla madre) ed è divorata dall’invidia per Oliva e suo figlio, che nascerà ricco grazie ai soldi di Malagna.
La situazione economica della famiglia Pascal intanto si fa sempre più precaria, tanto che l’anziana madre di Mattia deve vendere anche la casa in cui vive e trasferirsi a casa del figlio, dove la nuora e la consuocera la maltrattano ininterrottamente, accusandola di aver cresciuto un incapace e un buono a nulla. Mattia, dal canto suo, è consapevole di doversi lasciare alle spalle la sua gioventù spensierata e di dover cercare un lavoro che gli consenta di mantenere la famiglia e il bambino in arrivo. Grazie all’aiuto di Pomino riesce infine a trovare un modesto impiego come bibliotecario, ma la situazione familiare non migliora: i soldi sono sempre pochi, e moglie e suocera lo accusano sempre più apertamente di essere un incapace e un fallito.
Romilda dopo qualche mese partorisce due figlie gemelle, ma anche in questo caso la fortuna non sorride a Mattia: le bambine, infatti, non godono di buona salute. Una delle due scompare pochi giorni dopo la nascita, mentre l’altra sopravvive per circa un anno, sempre malata, morendo infine lo stesso giorno in cui scompare anche la madre di Mattia, stremata dalle angherie di Romilda e Marianna.
Mattia, che era affezionatissimo sia alla madre che alla figlioletta, è scioccato dalla doppia perdita, e non riesce più a sopportare la vita con la moglie e la suocera: decide, quindi, di lasciare il paese e fantastica di andarsene in America per ricostruirsi una nuova vita. Scappa, quindi, da Miragno e arriva in Francia, dove vorrebbe imbarcarsi, ma mentre è a Nizza trova per caso un opuscolo che pubblicizza il casinò di Montecarlo, e decide di tentare la sorte alla roulette.
A Montecarlo Mattia si dimostra fortunato come mai era stato prima in vita sua, e riesce a vincere una quantità enorme di denaro: per giorni e giorni continua a moltiplicare i suoi guadagni, fino al momento in cui scopre il cadavere di un suo compagno di gioco, suicidatosi per sfuggire ai creditori. A questo punto, spaventato dai rischi che corre, Mattia decide di smettere di sfidare la sorte e di tornare a casa con i soldi che ha guadagnato, per riscattare le proprietà di famiglia perdute negli anni e dimostrare a moglie e suocera il suo valore. Mentre è in treno, però, scopre per caso che a Miragno è stato trovato il cadavere di un uomo, che è stato riconosciuto come il suo. Inizialmente Mattia è sconvolto dalla notizia e pensa di tornare a casa per chiarire l’equivoco, ma poco alla volta capisce che questo scambio di persona è per lui un’occasione unica di cominciare una nuova vita, con una nuova identità. Affascinato dalla prospettiva di lasciarsi definitivamente alle spalle tutto il suo passato, Mattia decide di non tornare a casa, si sceglie un nuovo nome – Adriano Meis – e cambia poco alla volta il suo aspetto fisico, tentando di rendersi irriconoscibile.
Grazie ai soldi vinti al gioco Mattia può permettersi di viaggiare in Italia e in Europa, e per un anno continua a spostarsi da un paese all’altro, godendo una ricchezza e una libertà che non provava da tempo. Dopo alcuni mesi, però, l’uomo comincia ad avere nostalgia di un’esistenza più domestica e regolare, e decide di fermarsi una volta per sempre a Roma. Non avendo documenti non può comprare una casa, così si stabilisce a vivere nella pensione di Anselmo Paleari, un eccentrico appassionato di occultismo. Alla pensione Mattia/Adriano conosce la figlia del padrone di casa, Adriana, se ne innamora e fantastica di sposarla per iniziare con lei una nuova vita. La sua condizione di “uomo senza identità”, però, non glielo consente: non avendo documenti che attestino chi è, Adriano Meis non può sposare Adriana, non può comprarsi un cane, non può nemmeno denunciare Terenzio Papiano, il cognato di Adriana, quando quest’ultimo gli ruba una grossa somma di denaro. Comprendendo finalmente che la sua nuova identità non gli consente in realtà di avere una nuova vita, l’uomo si rassegna a tornare a essere Mattia, e simula un suicidio in cui “uccide” Adriano Meis.
Il protagonista torna così a Miragno, ma qui scopre che, nei due anni che sono passati dalla sua fuga, tutto è cambiato: Romilda ha sposato Pomino, ed è felice insieme a lui e alla figlia che hanno avuto insieme. Mattia si rassegna a non poter riprendere il suo posto nella sua vecchia famiglia e accetta invece di vivere una vita solitaria, tornando a lavorare nella vecchia biblioteca del paese, dove scrive le sue memorie. Ogni tanto i suoi concittadini lo vedono portare dei fiori al presunto Mattia Pascal, e questo paradossale omaggio postumo è l’emblema dell’assurdità dell’esistenza di Mattia, che aspetta ormai la sua terza e definitiva scomparsa dopo avere cancellato per ben due volte la sua precedente identità.
Temi e analisi
Il romanzo affronta molti dei temi più significativi della poetica e della produzione pirandelliana: primo tra tutti, quello della “trappola” costituita dalla società, dalle sue regole, dalle sue istituzioni. Il mondo di Miragno, in cui Mattia vive fin da quando è bambino, è infatti l’emblema del mondo borghese, segnato da ipocrisia e avidità, in cui l’apparenza è tutto (basti pensare agli intrighi di Malagna per poter avere finalmente un figlio senza dover ammettere la propria sterilità) e in cui un uomo buono e mite come Mattia si trova a soccombere, stritolato dall’arrivismo altrui.
La condizione in cui Mattia si trova a vivere è quella tipica di tanti personaggi delle novelle e dei romanzi di Pirandello, ovvero quella dell’uomo borghese che si trova a dover fare i conti con un lavoro frustrante e una situazione familiare opprimente, che rappresentano metaforicamente la “trappola esistenziale” assoluta con cui ogni uomo deve fare i conti e che lo condanna a una vita sterile, faticosa e infelice. L’uomo, da sempre, sogna di potersi liberare da questa trappola, ma questo suo desiderio è destinato a restare un’utopia, come dimostra la vicenda di Mattia: una volta uscito dall’opprimente situazione in cui vive, infatti, il protagonista si accorge che senza identità non è capace di vivere, e comincia a fabbricarsene un’altra, fittizia, inventando il nuovo personaggio di Adriano Meis, che però è sottomesso alle regole sociali tanto quanto Mattia Pascal e che infatti si trova a dovere far fronte a nuovi ostacoli, che convincono il protagonista a “ucciderlo”. L’uomo, sembra dire Pirandello, da sempre desidera la libertà, ma nel momento in cui potrebbe ottenerla ricade in quelli che sono, da sempre i suoi limiti: l’uomo, infatti, è convinto che la sua infelicità dipenda da ragioni contingenti, dalle difficoltà della vita di ogni giorno, ma quello che in realtà lo fa soffrire nel profondo è proprio l’essere legato a un’identità precisa, che lo condanna a rivestire un ruolo all’interno della società, a rispettare le regole del vivere sociale con tutti i suoi mali e le sue meschinità, e a condurre un’esistenza opprimente, in cui non c’è spazio per la vera libertà. Liberarsi sarebbe possibile, nell’ottica pirandelliana, solo rinunciando a qualunque identità e vivendo al di fuori di ogni definizione, cosa che però è impossibile, dato che l’uomo è troppo intimamente legato all’idea dell’identità per potersene liberare una volta per tutte, lasciando spazio alla vera libertà.
Accanto al tema della trappola esistenziale, l’altro grande tema affrontato nel romanzo è quello della “maschera”: ogni persona, secondo Pirandello, nel relazionarsi agli altri indossa una maschera, accetta di identificarsi con un determinato personaggio, perché così vuole la società. È quello che scopre, a sue spese, Mattia Pascal quando si rende conto che non può vivere essendo “nessuno”, e che quindi l’unico modo per poter avere una vita sopportabile è costruirsi una nuova “maschera”, dal momento che la sorte gli ha fatto perdere la maschera precedente. Il personaggio immaginario di Adriano Meis, però, non gli garantisce di godere di quei “benefici” sociali che sono invece connessi con l’identità “naturale”, per quanto triste e opprimente questa possa essere. La vita con addosso la maschera “Mattia Pascal” era difficile, ma possibile: quella con addosso la maschera di “Adriano Meis” non è meno vera (anzi: il protagonista prova, nei panni di Adriano, veri sentimenti, vere gioie e veri dolori, arrivando perfino ad innamorarsi in modo struggente di Adriana) ma è resa impossibile dalla società, che non accetta che si possa uscire dalle sue regole. Da questo deriva la condizione di “forestiere della vita” a cui Mattia deve rassegnarsi: il suo tentativo di liberazione si rivela fallimentare, perché l’essersi liberato delle vecchie maschere non ha fatto altro che costringerlo a indossarne di nuove. Quando anche le nuove maschere diventano intollerabili, il povero Mattia cerca di tornare alla situazione precedente, ma scopre che la sua fuga ha reso impossibile ogni ipotesi di ritorno: l’unica prospettiva concreta, una volta deciso di rompere le regole della società, è quella di vivere separato da essa, come fa Mattia nella sua biblioteca polverosa.