Ciascun ruolo svolto da un elemento nella struttura della frase. Il concetto di funzione, derivato dalla matematica e dalla logica, è usato con vari significati in linguistica. Già Aristotele aveva individuato le funzioni fondamentali nel soggetto e nel predicato, mentre si dovette arrivare al XVIII secolo, con la pubblicazione dell’Encyclopédie, per trovare la nozione di complemento. Si deve all’analisi strutturalista, che è alla base della linguistica moderna, l’introduzione di un altro concetto di funzione, che prende in considerazione l’atto comunicativo nel suo insieme.
Ferdinand de Saussure parla di funzioni connesse alle forme, ma è solo con il funzionalismo, e in particolare con i linguisti della scuola di Praga e il francese André Martinet, che il concetto di funzione divenne centrale nello studio di un sistema linguistico. La scuola di Praga individuò una funzione di comunicazione, diretta verso il significato, e una funzione poetica, diretta verso il segno; il tedesco Karl Bühler, al quale si devono importanti contributi alla psicologia del linguaggio, ne considerò tre: presentazione, rivolta verso l’emittente; appello, rivolta verso il ricevente; rappresentazione, rivolta all’oggetto. A queste, il linguista russo-statunitense Roman Jakobson aggiunse tre funzioni linguistiche, giungendo a formulare quella che è la classificazione oggi generalmente in uso.
Jakobson considera l’atto comunicativo composto da sei elementi principali: emittente, destinatario, contesto, messaggio, canale e codice, e ciascuno di questi fattori è associato a una diversa funzione linguistica. Normalmente, però, un messaggio assolve a più di una funzione, e ciò che differenzia un messaggio dall’altro è la prevalenza di una sulle altre. Così la funzione espressiva, o emotiva, è centrata principalmente sull’emittente, comunicandone pensieri, giudizi o stati d’animo; quella conativa, o persuasiva, è centrata sul destinatario e mira a convincere o a ottenere qualcosa; quella referenziale, detta anche denotativa o cognitiva, gravita sul contesto, cioè sul contenuto del messaggio e sul modo in cui viene trasmesso, ed è caratteristica di una comunicazione a scopo informativo, che non esprime giudizi; la funzione poetica riguarda il messaggio e in particolare la sua forma; la funzione fàtica è centrata sul canale e tesa a verificarne o affermarne il funzionamento, come è il caso dei messaggi diretti a comunicare all’interlocutore che si è in ascolto (‘sì… dimmi’); infine, la funzione metalinguistica ha come oggetto della comunicazione il codice stesso e lo scopo è quello di spiegarne le regole, come nel caso di una spiegazione matematica o linguistica.
Tra le correnti che considerano la funzione in altri modi, sono da ricordare il funzionalismo di Michael Halliday, la glossematica di Louis Hjelmslev e la grammatica generativo-trasformazionale di Noam Chomsky.