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Ramo della linguistica che studia i sistemi di suoni delle varie lingue considerati nei loro rapporti reciproci piuttosto che nella loro effettiva realtà acustica, argomento, quest’ultimo, di cui si occupa la fonetica. Anche il modo di disporre gli accenti nella parola e nella frase, così come le diverse intonazioni delle frasi nelle varie lingue, costituiscono materia di studio della fonologia.
IL FONEMA
I suoni teoricamente producibili dall’apparato fonatorio umano sono assai più numerosi di quelli che vengono normalmente utilizzati nelle lingue; chi parla, tuttavia, sa sempre riconoscere classi di suoni simili, a cui assegnare la stessa funzione nella formazione delle parole e dei significati. Un italiano può pronunciare ad esempio la lettera t facendo battere la lingua contro i denti superiori, oppure un poco più indietro nella bocca, contro gli alveoli. I due suoni prodotti sono acusticamente diversi, ma verranno sempre interpretati come t, ossia quell’elemento che distingue, ad esempio, la parola ‘tane’ da ‘cane’. Tutte le diverse realizzazioni fisiche di questi suoni interpretabili allo stesso modo formano una classe, chiamata fonema.
Il fonema è la più piccola unità della lingua in grado di tenere distinti significati diversi, e il test detto delle ‘coppie minime’ rivela questa proprietà: sostituendo a una parola qualsiasi un fonema alla volta, si assiste a variazioni di significato, come in ‘pera’, ‘sera’, ‘cera’, o ‘pera’, ‘pura’, ‘para’ ‘pira’ e così via. In questo modo si possono stabilire tutti i fonemi di una qualsiasi lingua. Non tutte le lingue presentano lo stesso numero o la stessa distribuzione dei fonemi: l’italiano ne ha una trentina, l’inglese più di quaranta.
TRATTI DISTINTIVI BINARI
Ogni fonema può essere scomposto in una serie di ‘tratti distintivi’ binari, secondo criteri che tengono conto del luogo di articolazione e del modo di articolazione definiti in fonetica, o della presenza o meno di vibrazione delle corde vocali. La scomposizione in un numero variabile di tratti distintivi (nelle teorie più recenti sono una dozzina) permette di descrivere con accuratezza ogni fonema a partire da queste poche unità minime e di trattare allo stesso modo vocali e consonanti, facilitando la comprensione dei vari sistemi fonologici. Ad esempio, un fonema come p sarà caratterizzato come ‘+ consonantico, + labiale, – sonoro (cioè per articolarlo non sono necessarie le corde vocali), mentre a sarà ‘- consonantico (è infatti una vocale), – labiale, + sonoro’ e così via.
La teoria dei tratti distintivi venne formulata negli anni Venti dalla scuola linguistica di Praga, in particolare da Nikolaj Trubeckoij, uno degli ispiratori dello strutturalismo, e Roman Jakobson, il quale poi allargò il campo di indagine introducendo la fonologia diacronica.