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Gli uccelli sono vertebrati ovipari , hanno la temperatura del sangue molto elevata e il corpo ricoperto da penne e piume, loro prerogativa, che mutano ogni anno gradualmente; i loro arti anteriori sono trasformati in ali, ricoperte da penne disposte a ventaglio, organi che, permettono a questi animali di spiccare il volo.
Tuttavia questa qualità non appartiene loro in esclusiva. Ci sono dei casi, come per esempio quello del pipistrello, che è un mammifero e ciò nonostante ha la capacità di volare; così come neppure tutti gli uccelli possono volare; infatti il pinguino e lo struzzo , pur essendo dotati di ali e di penne sono inetti al volo. Queste eccezioni rendono ancor più valida la caratteristica degli uccelli. Il loro adattamento al volo implica lo sviluppo di molti elementi correlativi, come ad esempio lo sterno, un osso situato nella parte anteriore e mediana del torace, su cui si inseriscono i muscoli pettorali. In base allo sterno, inoltre, si può fare una prima classificazione: uccelli a sterno piatto a cui appartengono specie ora estinte, e alcuni viventi (quegli uccelli inetti al volo, ma resistenti alla corsa) e uccelli con sterno a forma di carena (galliformi, colombiformi, passeriformi, palmipedi, trampolieri, rapaci e rampicanti). Per quanto riguarda le altre caratteristiche possiamo ricordare che le ossa sono rigide e solide, comunicano con i polmoni, che le riempiono di aria rendendole più leggere e facilitano la funzione del volo; il cranio si articola sulla colonna vertebrale mediante un solo condilo (il condilo è la prominenza di un osso che si inserisce nella cavità di un altro osso) e perciò risulta assai mobile; la bocca, che manca di denti, ha un rivestimento corneo che la trasforma in becco; gli occhi, oltre alle due palpebre normali, presentano una terza palpebra o «membrana nittitante», che ha una funzione di pulizia.
La classe degli uccelli, insieme ai mammiferi, fu tra le ultime specie a comparire.
Loro antenati diretti furono i rettili. Rispetto a loro, gli uccelli segnalano un progresso nell’evoluzione del sistema nervoso. Sono dotati di riflessi più veloci ed hanno un senso dell’equilibrio più sviluppato così come l’organo della vista. L’anello di congiunzione tra queste due classi, rettili e uccelli, è stato trovato sotto forma di fossile, tra le rocce di arenaria appartenenti al periodo giurassico, in Germania. Si tratta dell’archaeopteryx, i cui resti, 150.000.000 di anni fa, ritrovati schiacciati fra due lastre di roccia, sono l’unica testimonianza del suo passaggio sulla Terra. Le sue ali terminavano in artigli, possedeva denti e le sue zampe erano forti e lunghe come quelle dei dinosauri bipedi. È l’uccello più antico che si conosca.
Attualmente, le caratteristiche generali degli uccelli sono andate cambiando. La testa è di piccole dimensioni; il collo è snello e di lunghezza variabile ed il corpo ha forma ovoidale e termina nella regione caudale o coda. Le estremità posteriori o zampe presentano forme che variano in base alle funzioni che devono svolgere. Nei palmipedi generalmente sono corte e con le dita unite da membrane interdigitali che servono per la natazione. Nei rapaci le dita sono trasformate in artigli veri e propri. Negli arrampicatori, la disposizione di questi, due in avanti e due all’indietro, permettono loro di aggrapparsi alla corteccia degli alberi.
Le estremità anteriori, trasformate in ali, presentano caratteristiche diverse, secondo le famiglie: in alcuni c’è una specie di unghia che serve loro come organo di difesa. Il pinguino è un palmipede le cui ali si sono trasformate in semplici alette. Il condor e l’ aquila , abitanti delle alte cime, posseggono ali con grande apertura, attivate da potenti muscoli che permettono loro di compiere voli prolungati. Nella coda o regione caudale degli uccelli, c’è una ghiandola sebacea, detta uropigio, la cui funzione è quella di lubrificare le penne. Le penne sono per gli uccelli ciò che è il pelo per i mammiferi, cioè organi di isolamento rispetto alla temperatura esterna. Le penne a seconda della regione che coprono hanno nomi diversi: remiganti, nelle ali, timoniere, nella coda e, copritrici, sul tronco.
Nonostante gli ecologi sostengano che nessun tipo di uccello sia dannoso, ne esistono alcune specie che sono considerate delle piaghe in molti paesi del mondo. Per altre invece il discorso è diametralmente opposto: negli Stati Uniti, a Salt Lake City, è stata eretta una statua in omaggio ad un uccello che silenziosamente compie la sua «missione biologica» di distruggere la cavalletta, l’insetto più pericoloso per l’agricoltura. Si tratta del vorace gabbiano , ed è stato eretto il monumento in ricordo dei gabbiani che, nel secolo passato, sterminarono un enorme stormo di cavallette.
Abitudini e Socialità degli Uccelli
Le abitudini degli uccelli variano da specie a specie anche a causa del loro HABITAT; la monogamia per esempio – ossia l’accoppiamento di un maschio con una sola femmina – è il tipo di unione più comune e in alcuni casi la coppia dura tutta la vita mentre in altri, solo fino allo svezzamento dei piccoli. Tuttavia è frequente anche la poligamia (merli, gallina domestica); così come si conoscono casi di poliandria – una femmina associata a diversi maschi – nei quali risulta curioso notare come si invertano i ruoli per ciò che riguarda il corteggiamento, difesa del territorio e colore del piumaggio, nei quali spicca la femmina, mentre il compito di costruzione del nido e incubazione delle uova è quasi esclusivamente appannaggio del maschio.
Anche le abitudini sociali sono diverse da specie a specie; a volte è possibile che alcuni tipi di uccelli (come le anatre selvatiche) si riuniscano in storni anche superiori ai 100.000 individui pur esistendo anche individui solitari, come nel caso della maggior parte delle gazze, che in generale costituiscono la coppia solo all’epoca della riproduzione per tornare poi a vita solitaria. Nelle specie che vivono in stormi, questo tipo di unione è transitorio, e perdura solo fino a che gli individui sono giovani o mentre emigrano da un luogo all’altro: poi, all’epoca della riproduzione, si dividono in gruppi più o meno numerosi.
I Colombi
Nome comune a uccelli della famiglia dei columbidi, che comprende attorno alle 600 specie e sottospecie distribuite in tutto il mondo, principalmente nelle zone temperate e tropicali. I membri di questa famiglia hanno il capo piccolo, becco curvo o diritto, lungo o corto, con un’appendice formata da un ripiegamento della pelle alla base delle fosse nasali, occhi generalmente circondati da una zona rossa, zampe corte, piedi piccoli, ali appuntite azionate da forti muscoli che permettono un volo rapido e rumoroso. Vivono sia nelle zone alberate che nelle pianure, si alimentano di frutti, semi a volte d’insetti e persino di piccoli invertebrati. I loro nidi sono piattaforme fragili, formate da ramoscelli e talmente piatte che le uova corrono il rischio di cadere a terra.
Anche se formano coppie che durano tutta la vita, sono di abitudini gregarie e vivono in gruppi che talvolta nidificano sul medesimo albero, in cui si possono osservare fino a 50 nidi, con uno o due uova ciascuno. Queste sono lisce, di colore uniforme bianco, giallo crema o leggermente bruno. La femmina le incuba ed è aiutata in questo dal maschio, che la sostituisce in alcune ore del giorno. Il periodo d’incubazione dura circa 18 giorni, dopodiché nascono i pulcini, con peluria fine e occhi chiusi. I genitori alimentano la covata con un liquido cremoso, ricco di proteine e lipidi, elaborato e secreto dal gozzo. Fra le varie specie figurano il colombo o piccione domestico, discendente della Columba livia, la cui domesticazione risale ai tempi antichi e serve da alimento, particolarmente gli esemplari giovani, per la carne molto appetibile. Da questa discendono varie razze, fra cui fa spicco il colombo viaggiatore, che viene usato per inviare messaggi, approfittando della sua attitudine al volo rapido e continuato e della sua capacità di orientamento, eccezionalmente sviluppata. Nella subfamiglia dei columbidi troviamo varie specie, come il piccione cappuccino con il capo coperto di piume, il piccione gozzuto, la pavoncella, la tortora , ecc.
Alcune specie sono state tanto perseguitate dall’uomo che si sono estinte, come accadde nel 1914 al piccione migratore (Ectopistes migratorius) dell’America del Nord che si estinse dopo aver formato stormi di milioni di esemplari.
La Nidificazione
Le modalità di nidificazione possono essere diverse. Può essere solitaria, come succede per la maggior parte degli uccelli, per esempio i fenicotteri che costruiscono il nido nel fango, o raggruppata sull’esempio di molte specie marine tipo i gabbiani e i pinguini che costruiscono il loro nido uno vicino all’altro, o dell’uccello tessitore, che costruisce un basso tetto comune sotto il quale si riuniscono i nidi di diverse coppie. Gli uccelli sono animali a sangue caldo che presentano una temperatura corporea oscillante fra i 40° e 43°C. La maggior parte di essi è in grado di emettere suoni più o meno articolati secondo le specie, alcune delle quali possiedono stupende capacità canore e rare attitudini all’imitazione di suoni esterni. Alcuni uccelli vivono tutta la vita nella stessa regione, ma altri emigrano da una zona all’altra seguendo i cambiamenti delle stagioni, alla ricerca di temperature temperate. In molti di questi casi le distanze percorse raggiungono le migliaia di chilometri e vengono effettuate su rotte e in date fisse, con una precisione impressionante. Così, per esempio, la rondine giunge in Italia di solito in marzo o anche nella prima metà di aprile, ma nelle regioni meridionali e nelle isole non è cosa eccezionale che faccia la sua comparsa in febbraio o addirittura in gennaio; ne ripartirà in settembre o anche più tardi. Alcuni uccelli, durante le migrazioni, volano a bassa quota, ma ve ne sono altri che viaggiano all’altezza di 1.000-1.500 metri. Molti si orientano seguendo, nei loro spostamenti, le coste marittime o le catene di montagne, altri però sorvolano mari e oceani in cui non esistono mezzi di orientamento, il che fa supporre che siano guidati da un senso istintivo o una specie di «radar», trasmesso al loro sistema nervoso attraverso molte generazioni.
Fin dall’antichità gli uccelli costituiscono per l’uomo una fonte di alimentazione e di ornamento, specialmente tra i popoli primitivi e tuttora tra gli abitanti di alcune zone dell’Australia e dell’Africa.
Tuttavia la reale importanza degli uccelli risiede proprio all’interno dell’economia umana, molti di essi svolgono una funzione che possiamo chiamare di controllo contro calamità naturali, sia animali che vegetali, anche se tuttavia altri costituiscono a loro volta una sventura per le coltivazioni e gli animali domestici. Comunque, sebbene involontario, il loro principale contributo al benessere umano è costituito dagli animali d’allevamento, di cui vengono utilizzati la carne, le uova e di qualche specie anche le piume.
L’ Ornitologia
Con il nome di ornitologia viene indicata la scienza che studia gli uccelli nei loro vari aspetti: iniziata all’epoca dell’uomo di Aurignac, ne troviamo le prime concrete testimonianze durante l’ultimo periodo dell’età del ghiaccio soprattutto in Francia ed in Spagna, sotto forma di pitture sulle pareti di grotte e di figure o di incisioni rinvenute sopra frammenti di corno, osso o pietra.
Gli uccelli fino ad oggi identificati come appartenenti a questa remota era paleolitica, comprendono la gru , I’anitra, I’ oca , la pernice, la civetta e il cigno . In epoche più recenti – periodo neolitico – le immagini degli uccelli sono più comuni: infatti nella grotta del Tajo Segura, vicino a Cedice, in Spagna, furono rinvenute dodici specie la cui «età» è stata stimata intorno ai 6-8 mila anni, mentre i disegni paleolitici sono molto più antichi.
Come si è potuto dedurre sia da un’incisione che da una statuetta (raffiguranti uccelli e databili intorno al 4.400 a.C.), ritrovate in Egitto si è ipotizzato che già a quell’epoca gli uomini fossero in grado di addomesticare alcuni tipi di uccelli: infatti nell’anno 3500 a.C. attendibili testimonianze confermano che era già stata addomesticata la colomba. Oltre l’indicazione della presenza di varie specie di uccelli – che sono contemporanei all’apparizione delle più antiche civiltà -, un altro aspetto interessante dell’ornitologia è quello che si occupa della protezione degli uccelli inoffensivi o addirittura benefici. Una legislazione che cercava di limitare la caccia alle anitre, ed altri simili volatili, entrò in vigore già parecchi secoli fa e le pene che venivano inflitte a coloro che la violavano erano severissime. Nel nostro attuale stato di civilizzazione l’uomo ha talmente modificato l’ambiente naturale che molte svariate razze di uccelli hanno cessato di esistere e sono numerose le varietà in via di estinzione; così, per assicurare la continuità delle specie più importanti (alcune dal punto di vista economico, altre dal punto di vista prettamente ecologico), sono state create delle riserve.
L’avicoltura è, infine, la branca dell’ornitologia che si occupa dell’allevamento dei volatili, e, come la scienza a cui appartiene, è di antica data. Alcuni autori greci nei loro scritti citano l’allevamento delle cocorite, per l’interesse che suscitavano come uccelli «parlanti»; nel continente americano, i popoli indigeni allevavano il tacchino già migliaia di anni fa e, probabilmente, ancora prima, non per utilizzarlo come fonte di alimentazione, bensì per le sue piume, che venivano bruciate ed offerte come sacrifici.
Il Piumaggio
Formazione cuticolare o cornea che copre interamente, o quasi, il tegumento degli uccelli. Le penne, che si ritiene rappresentino una forma evolutiva delle squame dei rettili loro antecessori, sono composte da una sola sostanza: la cheratina ; costituiscono tuttavia una delle più complesse strutture organiche a causa della loro morfologia e fisiologia estremamente complesse. La penna di un animale adulto si divide un due parti: la piuma e la penna vera e propria, presentando una simmetria bilaterale.
La penna propriamente detta è costituita da un asse rigido -il rachide – nel quale si innestano delle ramificazioni laterali primarie (barbe) e secondarie (barbule). Queste si uniscono tra di loro per mezzo di piccoli ganci, formando una parte continua (vessillo), mentre la parte basale (calamo) è tubolare, cava, è inserita nella pelle ed ha origine da un follicolo particolare. A seconda della loro funzione e del loro sviluppo le penne prendono nomi diversi: remiganti, sono quelle poste ai bordi delle ali, robuste e lunghe; timoniere, sono quelle della coda; copritrici, quelle che ne ricoprono il corpo, formando la livrea.
La superficie dorsale del vessillo differisce notevolmente da quella ventrale, nel colore e per altri aspetti anche perché il piumaggio definitivo di un uccello subisce tutta l’influenza dell’ambiente esterno durante la vita attiva dell’individuo, e durante la lunga evoluzione degli uccelli si è diversificato enormemente senza tuttavia perdere particolari proprietà. Ad esempio, se una penna si perde per una ragione qualsiasi, la papilla al fondo del follicolo è in grado di rimpiazzarla. Inoltre si verifica una muta e una sostituzione di tutte le penne, che si ripete annualmente. Le penne – come il pelo – rappresentano strutture morte, ma la loro crescita non è continua; ognuna raggiunge una certa lunghezza e quindi rimane stazionaria, finché non viene sostituita. Tra i fattori che incidono nel formare la colorazione della livrea degli uccelli di infinite varietà e sfumature, ha particolare importanza il comportamento delle cellule portatrici di pigmento , o melanofori, che incidono sui toni, nero, marrone e grigio, coi lipocromi che determinano i colori rosso, arancione o giallo. Il piumaggio degli uccelli indica a volte il loro dimorfismo sessuale; i galli, ad esempio, sono generalmente più vistosi delle galline. Asportando loro le ovaie, infatti si è notato che il piumaggio acquistava l’aspetto variopinto proprio del maschio.
I Rapaci
Nell’uso comune, con questo termine venivano designati nella vecchia classificazione zoologica gli uccelli di rapina, che gli ornitologi ascrivevano ad un unico ordine: sia quelli diurni che quelli notturni, provvisti di un forte becco e di artigli molto robusti, adatti, appunto, a ghermire delle prede vive. Attualmente, invece, nella nuova classificazione si distinguono l’ordine degli accipitriformi (rapaci diurni, quali le aquile , i falchi, gli avvoltoi, i condor , ecc.) e gli strigiformi (rapaci notturni quali i gufi , le civette, ecc.), che si distinguono, tra loro, per alcune notevoli differenze anatomiche e biologiche.
Gli accipitriformi hanno zampe robuste con quattro dita munite di artigli e tarsi quasi sempre piumati. Il becco è forte e adunco, con bordi taglienti. Le penne e le piume raramente hanno colori vivaci. Solitamente le femmine sono più forti e più grandi dei maschi. I piccoli nidiacei sono ricoperti di piumino e nascono con gli occhi già aperti. I rapaci diurni sono ottimi volatori: l’apertura alare è ampia; il loro cibo principale è costituito da carne: si cibano di mammiferi di piccole e medie dimensioni, insetti e talvolta anche di carogne.
Gli strigiformi, invece, hanno caratteristiche anatomiche differenti: il capo è largo e rotondeggiante, con gli occhi situati anteriormente e circondati da un alone di piume. Il becco è forte, breve e uncinato. Le zampe e le dita sono di regola ricoperte di piume. Una caratteristica peculiare di questa specie è il dito posteriore che è reversibile, vale a dire può girarsi in avanti. Le unghie sono foggiate ad artiglio. Gli strigiformi sono rapaci notturni, si cibano esclusivamente di carne e il loro volo è molto silenzioso. Il grido caratteristico è lamentoso ed è popolarmente considerato di cattivo augurio, per cui vengono perseguitati senza ragione. Contrariamente alle credenze popolari, sono molto utili all’uomo per la loro incessante caccia ai topi e alle arvicole . All’ordine degli strigiformi appartengono i gufi, le civette e i barbagianni.
L’area di diffusione dei rapaci, sia diurni che notturni, è molto estesa e comprende l’Europa, l’Asia, l’Africa e le Americhe.
I rapaci diurni eleggono a propria dimora le parti elevate e rocciose delle montagne dalle quali dominano il fondovalle, loro «riserva» di caccia. I rapaci notturni, invece, nidificano sulle cime di grossi alberi o in vecchi edifici. Quasi tutte le specie usano vivere in coppie isolate, ma non mancano specie gregarie, come la civetta delle tane (Speotyto cunicularia) e l’assiolo (Otus scops). Quasi tutti gli strigiformi cacciano durante le ore notturne, aiutati dalla loro vista sensibilissima e dall’udito molto fine; durante il giorno riposano di solito fra i rami degli alberi, anche se talvolta è possibile osservarli in attività. Le loro prede preferite sono i roditori, di cui compiono vere e proprie stragi rendendosi molto utili all’agricoltura, ma non vengono risparmiate neppure molte specie di passeracei e di rettili. I rapaci notturni sogliono ingoiare intera la propria preda, per poi rigettarne le parti non digeribili in un secondo tempo. In natura non si nutrono mai di cadaveri, ma in prigionia si adattano facilmente a cibarsi di pezzetti di carne. Alcuni si dimostrano abili nella pesca e quasi tutti gli esemplari delle varie specie che nidificano presso le coste marine includono pesci nella loro dieta. Gli strigiformi sono diffusi, con circa 120 specie, in tutti i continenti, tranne che nell’Antartide.
Specie di Uccelli più Diffuse
In Italia e in Europa, in generale, sono i colombiformi e i passeriformi. I colombiformi, uccelli dal volo veloce, hanno una prole inetta: i piccoli, nei primi giorni di vita, vengono nutriti in modo particolarissimo, mediante una poltiglia secreta dalle cellule dei genitori e rigurgitata loro nel gozzo. Diffusi in tutte le regioni del mondo, dove dimorano in semidomesticità, comprendono il colombaccio, il piccione torraiolo, la tortora e tutta la famiglia dei colombi domestici.
L’ordine dei passeriformi è il più ricco della classe, contando da solo circa la metà di tutte le specie di uccelli conosciute. Molto diffusi, di modeste dimensioni e generalmente insettivori, sono i passeri, gli scriccioli, gli storni, le cinciallegre, gli zigoli e le averle: queste ultime hanno anche abitudini rapaci e sono solite infilzare la preda (insetti e uccellini) sulle spine dei rovi, lasciandovela lentamente morire. Dotati di canto sonoro e melodioso sono i cardellini, capaci anche di imitare il canto degli altri uccelli, i canarini, il cui allevamento è molto diffuso per il canto del maschio, i culbianchi, i fringuelli e i poco socievoli merli; nei boschi cantano gli usignoli, le capinere e le ghiandaie, riconoscibili, queste, per il ciuffo che portano sulla testa. E poi, alla rinfusa, ricordiamo anche le allodole e i tordi, apprezzati per la bontà delle loro carni, le rondini, instancabili migratrici dalle lunghe ali appuntite e dalla coda forcuta, le gazze, note per la loro abitudine di raccogliere e nascondere gli oggetti lucenti, i corvi e le cornacchie, che rappresentano i passeriformi di maggiori dimensioni.
Il Volo degli Uccelli
Per fare in modo che un corpo possa muoversi nell’aria è necessario che vengano attuati due tipi di forze: l’impulso che deve vincere la resistenza dell’aria e che deve produrre un movimento di progressione; e, in secondo luogo, la forza ascensionale che deve compensare il peso del corpo mantenendolo nello stesso tempo in equilibrio. La struttura del corpo degli uccelli rivela la tendenza a diminuire il peso specifico e a sviluppare i sistemi e gli organi che permettano loro di muoversi nell’aria: la leggerezza del corpo e l’estensione della sua superficie diminuiscono il peso specifico, attraverso lo scheletro costituito da ossa pneumatiche (cave all’interno) e la particolare struttura degli altri organi e apparati interni, specialmente l’apparato respiratorio.
Anche la temperatura del corpo è costante, compresa tra i 37 e i 45 °C. Ma il «meccanismo» fondamentale è costituito dalle ali, nient’altro che una modificazione di una mano di 5 dita, avvenuta attraverso numerosi passaggi evolutivi: la dimensione è, tuttavia, ridotta, così come le ossa, mentre si è pressoché conservato il secondo dito; il primo (pollice) non è articolato insieme con gli altri e assicura il movimento direzionale del piumaggio dell’ala. Il terzo dito è costituito da una specie di unica bacchettina, mentre il quarto e il quinto sono scomparsi completamente. Le penne di maggiori dimensioni, le primarie, si trovano sul bordo posteriore dell’alula, mentre quelle più piccole sono distribuite sul margine anteriore, disposte in maniera tale che quelle anteriori risultano strutturalmente molto più solide, assottigliandosi man mano che si avvicinano al bordo posteriore. Inoltre tutte le remiganti si sovrappongono una all’altra per assicurare una notevole compattezza della superficie totale dell’ala, la cui forma e curvatura muta, o si altera, grazie all’azione dei tendini e dei muscoli inserite su di esse: per esempio durante il volo viene ripiegata deviandola verso il basso e in avanti.
L’alula a cui si è fatto accenno poco sopra, serve all’uccello, specialmente nella prima fase del volo quando, cioè, l’animale deve acquistare velocità: successivamente viene retratta, ma è riutilizzata in fase di «atterraggio» quando è necessario mantenere, in condizioni di velocità ridotta, l’equilibrio. Oltre alle remiganti e all’alula esistono altre denominazioni per designare le penne che svolgono determinate funzioni durante il volo: le «spingenti» per esempio, sono innestate sulla falange del secondo dito e, come appunto suggerisce il nome, sono deputate a determinare un aumento della velocità. Le ali «plananti», invece sono utili per assicurare la sospensione durante il volo senza però aumentarne la velocità; questo tipo di ali, larghe nella parte posteriore e formate da penne spingenti, sono adatte a un tipo di volo lungo, ma lento poiché permettono di variare agevolmente la direzione e di frenare in uno spazio relativamente breve.
Tuttavia il volo o la sua efficienza non dipendono esclusivamente dalle ali, ma anche dalla mole e dalla struttura dell’uccello: infatti più è grande il volume di un uccello, più, ovviamente, aumenta anche il suo peso e anche la sua superficie. Quindi il peso che viene sopportato dalle ali è maggiore nei grandi che non nei piccoli uccelli: è per questo motivo che negli uccelli di grandi e medie dimensioni aumenta la superficie alare, assumendo, le ali, forme diverse per rendere il volo più agevole. Per quanto riguarda la meccanica vera e propria del volo, prendendo come esempio un uccello di medie dimensioni, vedremo che dapprima le ali vengono sollevate verso l’alto e spiegate, poi la punta viene diretta in basso, bruscamente, e in avanti e infine, quando l’animale si solleva, si vengono a trovare sullo stesso piano inclinato. In piena velocità invece l’ala viene leggermente rialzata e, lentamente, le remiganti si distaccano lasciando così passare l’aria attraverso le penne che, in questo modo, hanno una bassissima resistenza. Quindi le ali vengono riabbassate iniziando così il ciclo degli stessi movimenti. Per frenare, invece l’animale distende le ali e le alule, abbassa la parte posteriore del corpo e allarga la coda, in modo da opporre maggiore resistenza all’aria; la coda viene utilizzata anche per il cambiamento di direzione insieme alle ali che vengono poste, rispetto al punto di attacco, con una particolare angolatura; inoltre le timoniere vengono allargate nella parte in cui l’uccello effettua la curva. Infine un accenno va fatto ai vari tipi di volo: «remigato», o battuto, proprio dei picchi, fringuelli, con rapidi colpi d’ala da cui risulta una traiettoria ondulata; «librato», o planato, proprio di molti uccelli che lo alternano al precedente per acquistare velocità nonostante la perdita di quota poiché si effettua con le ali e la coda distese; «ronzante», proprio dei piccoli uccelli «colibrì» che consente loro di restare sospesi ma immobili; «verticale»: gli unici uccelli che effettuano il volo verticale e all’indietro sono i colibrì e le nettarinie; «veleggiato» in cui si utilizza soprattutto la coda e si sfrutta la forza e la direzione del vento.
I Trampolieri
Il termine trampolieri era quello con cui una volta venivano designati gli uccelli con lunghe zampe, per lo più acquatici, che nelle recenti classificazioni zoologiche vengono invece designati col termine di Ralliformi e di Cicogniformi.
Hanno zampe lunghe, quattro dita, tibie spesso prive di piume, becco lungo e di varie forme. Anche il collo è generalmente meno lungo. Sono uccelli che vivono presso corsi d’acqua, stagni, laghi, fiumi e paludi : infatti si cibano di insetti acquatici e di pesci. Vivono solitamente in gruppi numerosi e sono diffusi in Europa, Asia, Africa ed America. La Cicogna, che appartiene all’ordine dei Cicogniformi, è un uccello di grandi dimensioni che può superare l’altezza di un metro, con un’apertura alare quasi doppia.
Il piumaggio è bianco, con le remiganti nere, il becco e le zampe rossi. Le cicogne formano coppie stabili, che spesso si sciolgono solo in seguito alla morte di uno dei due partners e dedicano cure assidue all’allevamento della prole, che nasce completamente inetta. Volatori resistentissimi, le Cicogne compiono lunghe migrazioni, spostandosi in ampie formazioni a forma di V rovesciata. L’estate viene trascorsa nell’Europa centro-settentrionale, dove questi trampolieri nidificano, per poi trasferirsi nei mesi freddi in Africa. Vive nelle regioni acquitrinose e non sfugge la vicinanza dell’uomo che la protegge ritenendola di buon auspicio. Spesso nidifica sui camini delle case di campagna, talvolta avventurandosi fino in città, ma non certo in Italia: nell’Europa settentrionale, specialmente in Olanda e in Germania, gli abitanti, non solo tollerano la presenza delle cicogne, ma ne favoriscono l’insediamento, collocando sul proprio tetto casse o copertoni, su cui le cicogne possono allestire il loro nido. Questi grossi trampolieri, inoltre, sono molto socievoli, e facilmente addomesticabili se allevati da giovani anche perché, cibandosi di ogni sorta di piccoli animali, si rendono utili agli agricoltori. Anche se a loro agio come animali domestici, non resistono però al forte istinto che li spinge a migrare d’autunno, unendosi alle vaste schiere di cicogne selvatiche. Con la bella stagione, però, tornano invariabilmente al punto di partenza, e si dimostrano liete di riprendere la vita domestica, manifestando la loro gioia con i secchi rumori che riescono a produrre chiudendo ritmicamente il becco.
Gli Aironi (Cicogniformi) vivono anch’essi in prossimità di corsi d’acqua e si cibano preferibilmente di piccoli crostacei e pesci. Costruiscono i loro nidi su alberi bassi o su cespugli. Come per le cicogne, anche per gli Aironi il periodo della migrazione nei paesi caldi è di poco precedente l’avvento dell’inverno; il loro piumaggio è di colore grigio-bianco, il collo ha una strana forma che richiama molto una «S», il becco è lungo e sottile per poter snidare i piccoli crostacei che vivono sotto la sabbia.
Gli Ibis, altri uccelli dell’ordine dei cicogniformi, hanno statura piuttosto bassa e sono dotati di zampe e collo non molto lunghi. Il becco è ricurvo verso il basso; negli adulti, il collo e il capo sono completamente nudi. Il colore del piumaggio è bianco, mentre sono neri il collo, il capo, le ali e le zampe. Le femmine sono identiche ai maschi, per quanto riguarda la colorazione, a differenza di quasi tutti gli altri uccelli, differiscono da questi solo per le dimensioni che sono di poco minori di quelle del maschio. Generalmente vive isolato o in branchi e si ciba di animaletti. L’ibis era un animale sacro agli Egizi che spesso lo mummificavano e lo riproducevano su obelischi e papiri, che ci hanno consentito di avere notizie precise su questo animale, spesso ricorrente anche in numerose poesie di scrittori greci.