Genio proteiforme, dominato da quella mobilità catalana che si ritrova in Picasso e Miró, Salvador Dalì manifestò assai presto la sua agilità intellettuale subendo tra il 1920 e il 1925 le simultanee tentazioni dell’accademismo (si formò all’istituto di belle arti di Madrid), del realismo olandese e spagnolo, del futurismo, del cubismo e del realismo di marca cubista del dopoguerra.
Il suo interesse per l’espressione dagli impulsi inconsci nell’arte venne risvegliato dalla lettura appassionata di Freud, e gli fece in un primo tempo praticare la «pittura metafisica»..
Tenne la prima mostra a Barcellona, Gall. Dalmau, nel novembre 1925. Dipingeva in quel periodo composizioni in cui compariva già l’ossessione dei paesaggi marini della sua infanzia, che non l’abbandonò piú (Donna davanti alle rocce, 1926: Milano, coll. priv.). A Parigi nel 1927, poi nel 1928, incontrò Picasso e Breton. Era allora pronto ad aggregarsi al gruppo surrealista, che aveva elaborato idee vicine alle sue e, secondo Breton, vi si «insinuò» nel 1929. Incontrò cosí Gala Eluard, che ne divenne compagna ed ispiratrice. Egli pose al servizio del movimento surrealista una pubblicità ingegnosa e rumorosa.
Nella mostra alla Gall. Goemans nel 1929 presentò le sue opere surrealiste (l’Enigma del desiderio, Mia madre, mia madre, mia madre, 1929: Zurigo, coll. priv.), che illustravano la sua teoria della «paranoia critica», esposte nel libro La Femme visible (1930). Si tratta, seguendo una tradizione illustrata da Botticelli, Piero di Cosimo, Leonardo (che l’aveva formulata nel Trattato della pittura) e, piú recentemente, dal tachisme romantico e dai frottages di Max Ernst, di rappresentare immagini suscitate da libere associazioni di idee a partire da forme date dal caso, significanti o no. A partire da ciò, dipinge quadri in cui sotto l’apparenza del minuzioso trompe-l’oeil, gli oggetti si allungano (orologi molli), si dissolvono, marciscono, si trasformano in altri oggetti, o presenta anche interpretazioni incongrue di quadri celebri, come l’Angelus di Millet, ove il cappello dell’uomo dissimula, secondo D, un sesso in erezione. Si ha qui una ginnastica intellettuale non priva di autocompiacimento e i limiti del gioco non sempre sono specificati.
Malgrado il rinnegamento da parte di Breton nel 1934, provocato dal comportamento del pittore, l’arte di D appartiene in pieno all’estetica surrealista, di cui condivide la poesia dello spaesamento, lo humor, l’iniziativa lasciata all’immaginazione (Persistenza della memoria, 1931: New York, moma; Premonizione della guerra civile, 1936: Filadelfia, am). E sarebbe anche un abuso negarne l’originalità: sotto una tecnica che lo stesso D, con fierezza provocatoria, riferisce a Meissonier, i temi ossessivi rivelano un universo intimo coerente, sotto il segno dell’erotismo, del sadismo, della putrefazione.
Gli influssi di De Chirico, Ernst, Tanguy vengono assimilati con un confessato orrore della semplicità, sotto il segno dell’Art Nouveau (quella del suo compatriota Gaudí), di cui D celebra «la bellezza terrificante e commestibile»: caratteri tutti riconoscibili nelle sue creazioni extrapittoriche, come le poesie ed i film (in coll. con Buñuel: Un chien andalou, 1928; l’Età dell’oro, 1930). Nel 1936, D esibí uno spettacolare ritorno al «classicismo» italiano, che ne coronò la rottura col surrealismo storico.
Dal 1940 al 1948 visse negli Stati Uniti. Tornato in Spagna, si stabilí a Port Lligat in Catalogna. Matrimonio religioso con Gala nel 1958. Attingendo a tutte le fonti – realismo olandese e barocco italiano (Cristo di San Giovanni della Croce, 1951: Glasgow, ag), Action Painting e Pop’Art – facendo spesso ricorso, a partire dagli anni ’70, a dei procedimenti capaci di dare l’illusione del rilievo come l’olografia e la stereoscopia, dispiegò una genialità pubblicitaria per creare e sostenere il proprio mito personale (persino nella propria figura fisica) e, a forza di invenzioni e di acrobazie di profferte a personaggi del gran mondo, li compromessi con i potenti politici e religiosi, finí per imporsi agli occhi del pubblico come l’autentico rappresentante del surrealismo. Vita ed opera si confondono allora in un’impostura generale che potrebbe ben essere anche un’opera d’arte capace di costringere, se non all’approvazione, quanto meno ad una meno scettica attenzione.
Il bvb di Rotterdam ha dedicato a D una vasta retrospettiva (novembre 1970 – gennaio 1971). Un Museo D, promosso dallo stesso pittore, è stato creato nel 1974 a Figueras, sua città natale; e un altro museo ospita, dal 1971, la coll. Reynold Moose a Cleveland. Un’importante retrospettiva è stata presentata nel 1979-80 al mnam di Parigi e alla Tate Gall. di Londra l’anno successivo. Alla scomparsa di Gala, nel 1982, D si è ritirato nel Castillo du Púbol a Figueras. Due importanti mostre sono state organizzate in Spagna nel 1983 (mac di Madrid e Palacio Real de Pedralbes di Barcellona). Nel 1984 è stata creata a Figueras la fondazione Gala-Salvador-Dalí. È rappresentato in musei europei ed americani, in particolare a Basilea, Londra, Glasgow, Parigi, Chicago, Cleveland, Hartford, New York (mma e moma), Filadelfia, Washington.