Di simpatie socialiste, molto sensibile alle istanze morali e alle tematiche sociali, Edmondo De Amicis, giornalista e narratore, fu autore di opere di notevole valore educativo, seppur intrise di un garbato sentimentalismo tipicamente ottocentesco. Scrittore molto ammirato ai suoi tempi, il suo più celebre romanzo Cuore (1886) fu, all’epoca, un grande successo e nel corso del Novecento è stato tradotto in oltre quaranta paesi.
Cuore
Opera di carattere pedagogico, scritta per ragazzi; nella sua prefazione fra l’altro l’autore dice: “Questo libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, i quali sono tra i nove e i tredici anni, e si potrebbe intitolare Storia d’un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d’una scuola municipale d’Italia; dicendo scritta da un alunno di terza non voglio dire che l’abbia scritta propriamente lui, tal qual è stampata. Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori …”. Il libro è diviso in dieci mesi, a cominciare dal mese di ottobre fino al mese di luglio; la narrazione mensile è interrotta da pagine che o la mamma o il papà o la sorella scrivono per rivolgere consigli o rimproveri, così in novembre I poveri, ín dicembre Gratitudine, ín gennaio L’amor di patria e Speranza, in febbraio La strada, in marzo Mia sorella e II conte Cavour, in aprile Gli amici operai, in maggio I bambini rachitici e Poesia, in giugno Garibaldi, Italia e Mio padre, e in luglio L’ultima pagina di mia madre. Ogni mese c’è un racconto che íl maestro ha dettato: Il piccolo patriotta padovano (ottobre), La piccola vedetta lombarda (novembre), Il piccolo scrivano fiorentino (dicembre), Il tamburino sardo (gennaio), L’infermiere di Tata (febbraio), Sangue romagnolo (marzo), Valor civile (aprile), Dagli Appennini alle Ande (maggio), Naufragio (giugno). Il protagonista è Enrico Bottini, ma con lui si muovono i compagni di scuola: Garoffi, “un coso lungo e magro col naso a becco di civetta e gli occhi molto piccoli”; il muratorino, “una faccia tonda come una mela, con un naso a pallottola; egli ha un’abilità particolare, sa fare il muso di lepre”; Coretti, che “porta una maglia color cioccolata e un berretto di pelo di gatto, sempre allegro”; Carlo Nobis,”un signorino che sembra molto superbo”; c’è d’un fabbro ferraio, insaccato in una giacchetta che gli arriva al ginocchio, pallidino che par malato e ha sempre l’aria spaventata e non ride mai”; Stardi, “piccolo e tozzo, senza collo”; Franti, “faccia tosta e trista”; De Rossi, “il più bello di tutti”; Garrone,”il più grande e il più buono”. L’autore scrive per i ragazzi e si sofferma a ritrarne le diverse fisionomie, il gesto, il modo di parlare, a indovinarne i caratteri, le monellerie e le impertinenze: insomma quella società di futuri adulti con istinti buoni e cattivi. Ma schietto è l’amor di patria, grande l’amore per gli umili, per gli infelici, per i diseredati; nell’Italia del Risorgimento Cuore fu un grido di speranza, insegnò il rispetto per l’esercito, per la missione del maestro, per la funzione della scuola, della famiglia e del lavoro, per la solidarietà sociale.