Termine con cui vengono indicati correntemente corpi celesti peculiari che sono simili a stelle quando sono osservati otticamente e sono spesso sede di potenti emissioni radio. (Più propriamente si chiamano QSO, dall’ingl. quasi stellar objects e comprendono le quasar o QSS [quasi stellar radiosources, radiosorgenti quasi stellari] e le QSG [quasi stellar radiogalaxies, galassie quasi stellari].)
La prima quasar (3C48) fu scoperta dagli americani T. Matthews e A. Sandage nel 1960 col grande telescopio di Monte Palomar. Le quasar hanno spettri del tutto atipici e presentano righe di emissione fortemente spostate verso il rosso (redshift). I grandi valori del redshift osservati e l’assenza di corrispondenti spostamenti verso il blu delle righe spettrali sono generalmente interpretati nel quadro della teoria dell’espansione dell’universo. Questa origine cosmologica del redshift è provata dall’analogia tra i valori misurati nelle quasar appartenenti a galassie esterne e quelle delle stesse galassie. Ricerche sistematiche sulle quasar hanno rivelato oggetti con alti valori di redshift, anche superiori a 3 e fino al valore massimo di z = 3,78. Sembra però che il numero di quasar con redshift superiore a 3,5 sia basso. Ciò ha grande importanza per la loro interpretazione; infatti grandi valori di fuga corrispondono a oggetti molto lontani e l’osservazione di questi lontanissimi corpi si traduce nell’osservazione di radiazione che è stata emessa molto tempo fa. In particolare di una quasar con readshift superiore a 3,5 osserviamo la radiazione emessa almeno 10 miliardi di anni fa. E se vi sono poche quasar con redshift superiore a tale valore vuol dire che ve ne sono poche con età superiore a 10 miliardi di anni. Resta da chiarire quale legame vi sia tra questa constatazione e il processo di formazione delle quasar. Pur aumentando continuamente le osservazioni, la natura di questi oggetti continua a restare essenzialmente sconosciuta; si sa che essi sono oggetti altamente energetici e alcune somiglianze con le galassie di Seyfert fanno pensare che essi siano paragonabili ai nuclei di tali galassie, anche se la produzione di energia delle quasar è di parecchi ordini di grandezza superiore.
All’osservazione si renderebbero visibili solo i nuclei mentre le braccia a spirale, meno brillanti intrinsecamente, passerebbero inosservate, conferendo alle quasar il loro tipico aspetto stellare.
L’ipotesi più probabile sembra essere che all’interno del nucleo si trovi un buco nero di grandi dimensioni: le forti emissioni registrate in tutto lo spettro elettromagnetico fino ai raggi X e gamma sarebbero il risultato del movimento della materia attirata dal buco nero. Negli anni Novanta, il numero delle quasar note è salito ad alcune migliaia: questi oggetti presentano anche notevoli differenze e sono state rilevate anche quasar doppie.