Teorico musicale e compositore italiano. Fu maestro di cappella del Duomo di Milano per quasi quarant’anni. Insegnò musica alla corte di Ludovico il Moro e conobbe Leonardo da Vinci, che ne dipinse il ritratto. Scrisse opere sacre, ispirate allo stile fiammingo dell’epoca, e numerosi libri di teoria musicale tra cui Theorica musicae e Practica musicae. In esse riprese la tradizione medievale che risale al trattato De institutione musicae di Severino Boezio, sviluppando una vera e propria filosofia della musica.
Secondo Gaffurio, l’arte dei suoni è analoga alla scienza dei numeri e viene trattata secondo proporzioni matematiche, in accordo con la tradizione pitagorica e neoplatonica che considerava l’armonia dei suoni frutto di precisi rapporti numerici. La musica è una disciplina speculativa, oltre che un’arte pratica, e le leggi che regolano i suoni sono affini a quelle che esprimono il moto dei corpi celesti. Gli scritti di Gaffurio ebbero grande diffusione e contribuirono a fare della musica l’oggetto di rigorose indagini filosofiche e scientifiche.
Pratica musicale
(Practica musice)
Titolo di uno dei trattati, forse il più importante, del musicista teorico lodigiano Granchino Gaffurio (1451-1522). Pubblicato a Milano nel 1496, e in edizioni successive nel 1497 e 1512 il trattato si distingue dall’Opera teorica della disciplina musicale, dello stesso autore, apparsa nel 1480 appunto nel senso indicato nei rispettivi titoli: nell’una infatti sono svolti in prevalenza gli argomenti più astratti della teoria musicale medievale, di origine pitagorico-boeziana; nell’altro invece trovan posto le questioni vive della pratica di composizione ed esecuzione musicale, per quanto sempre trattate con metodo alquanto dottrinario.
L’opera è scritta, come quasi tutte quelle del Gaffurio, in un latino spesso involuto e sgraziato, ma in certo modo personale; ed è composta di quattro parti: la prima contiene precetti sul canto fermo (ossia quello a una sola voce delle melodie ecclesiastiche gregoriane; la seconda sui valori ritmici e sulle varie regole della musica misurata; la terza svolge una compiuta teoria del contrappunto, e la quarta tratta delle proporzioni numeriche applicate alla composizione a più voci. Tale materia, affine a quella di altri teorici di poco anteriori e di cui il Gaffurio sentì l’influenza (Tinctoris, Ramis de Pareja, ecc.), conserva per noi più che altro un interesse storico, in quanto è documento della didattica musicale del tempo elaborata attraverso l’esperienza personale di un maestro provetto. Dal punto di vista estetico è notevole come il Gaffurio senta il bisogno di attenuare il rigore di certe regole, avendo coscienza della libertà dell’artista creatore. Egli intuì anche il valore e la varia natura degli accordi nella sensibilità musicale del tempo, ed ebbe una giusta idea dell’armonia come “soave concordia” tra le varie parti di una composizione polifonica, preparando così il maturarsi di quell’estetica musicale del Rinascimento che trovò l’espressione più compiuta nelle Instituzioni harmoniche dello Zarlino. A questo riguardo sono importanti anche alcuni passi del trattato De harmonia musicorum instrumentorum dello stesso Gaffurio.