L’ortografia, (Dal greco orthos, ‘corretto’ e graphía, ‘scrittura’), è la disciplina che regola i rapporti fra scrittura e pronuncia di una lingua e fra diversi modi di scrittura dei medesimi suoni. Il sistema di scrittura dell’italiano è in gran parte fonetico, ossia tale da rispettare nella scrittura la pronuncia effettiva delle parole. Inoltre, in misura molto maggiore che per altre lingue, vige il principio che a una stessa scrittura corrisponde una stessa pronuncia. Per molte lingue questo non avviene: la scrittura delle parole è spesso convenzionale e rispecchia talora pronunce in vigore nelle fasi arcaiche della lingua ma oggi cadute in disuso. Ad esempio, è noto a tutti che l’inglese ‘non si scrive come si parla’: una parola come night (notte) viene letta pressappoco ‘nait’. Ora la a, pronunciata, non è scritta e in compenso non si fa sentire il gruppo gh. Anche byte viene letto in modo simile, ‘bait’, pur essendo scritto in maniera diversa sia da come si pronuncia, sia da night (e cioè non ‘bight’).
Per quanto riguarda l’italiano, la corrispondenza fra suoni e segni è molto alta, ma non assoluta: per il gruppo ‘cu + vocale’, ad esempio, ci sono due grafie diverse, ma equivalenti sul piano della pronuncia, come mostra il confronto di ‘cuore’ con ‘quote’. Talora uno stesso simbolo viene usato per due suoni differenti, come c di ‘casa’ e ‘cera’ e c’è un simbolo, l’h, che non ha alcun suono e serve come espediente grafico per tenere distinti suoni o significati.
Un altro elemento importante della grafia italiana è che non vengono segnalati i due suoni diversi, chiuso e aperto , espressi dalle lettere E e O, come in ‘bótte’ (il recipiente) e ‘bòtte’ (le percosse): questa assenza di distinzione grafica ha portato a notevoli confusioni di pronuncia nelle varietà regionali dell’italiano, e probabilmente porterà all’eliminazione della distinzione fonetica.
L’ortografia è una disciplina storica, nel senso che è soggetta, sia pur lentamente, a variare col tempo: una volta il plurale di ‘esercizio’, ad esempio, era scritto ‘esercizii’, o ‘esercizî’, o ‘esercizj’: ora prevale la grafia ‘esercizi’. Tentativi di accelerare il cambiamento ortografico mediante riforme sono stati fatti in molti paesi fin dall’antichità: famosa è la riforma dell’ortografia latina proposta dall’imperatore romano Claudio. In alcuni casi queste riforme sono andate a buon fine, come quelle del danese e del norvegese; più spesso però si scontrano con l’abitudine di chi parla una lingua a vederla scritta sempre allo stesso modo, e con le difficoltà pratiche di traduzione da un sistema ortografico a un altro che sarebbero imposte alle lingue dotate di vasta letteratura.