La grammatica generativa è una scuola di analisi linguistica avviata dal ricercatore statunitense Noam Chomsky verso la metà degli anni Cinquanta. Il presupposto fondamentale della grammatica generativa è che l’analisi linguistica deve oltrepassare la descrizione delle strutture del linguaggio, per spiegare come le frasi di ogni lingua vengono formate – ovvero generate – da chi parla, a partire dai materiali linguistici a disposizione, e successivamente interpretate in maniera corretta da chi ascolta.
Chomsky pose una distinzione basilare, che ricorda quella di Ferdinand de Saussure fra langue e parole, fra i livelli di ‘competenza’ (cioè la conoscenza che l’uomo ha delle strutture della lingua) ed ‘esecuzione’ (l’uso effettivo che viene fatto del linguaggio): la linguistica dovrebbe occuparsi della competenza in quanto è il livello basilare, unificante, al di là delle diverse realizzazioni concrete.
Uno dei problemi teorici posti dalla grammatica generativa consiste nella spiegazione di come la competenza linguistica dei parlanti possa generare infinite frasi diverse, tutte corrette, partendo dai relativamente pochi esempi di linguaggio con i quali da bambini si viene in contatto quando si impara a parlare. La spiegazione deve partire dal riconoscimento nella lingua di un livello superficiale e di uno profondo: ad esempio, le frasi ‘Ugo va al cinema’ e ‘Ugo è stato promosso’, anche se tra loro diverse in superficie (la prima frase è attiva e la seconda passiva), in realtà hanno la stessa struttura profonda, giacché indicano che cosa succede a Ugo.
La struttura profonda sarebbe identica in tutte le lingue del mondo, e innata (come capacità di comprendere il linguaggio) nella specie umana; mediante appropriate regole di trasformazione, diverse da lingua a lingua, si passa poi da un livello all’altro. Per generare infinite frasi corrette, il parlante deve applicare alla struttura profonda innata quelle regole di trasformazione che impara da bambino.