Variazione o cambiamento nella forma di una parola, che serve a indicarne il tipo di relazione con altre parole o cambiamenti di significato.
La flessione comprende: la coniugazione dei verbi in base a modo, tempo, persona e numero, come in ‘io vado’, ‘egli va’, ‘io andai’, ‘andato’; la declinazione di sostantivi e aggettivi, che considera numero, caso e genere, come nel latino rosa, ‘la rosa’, rosarum, ‘delle rose’, pueri, ‘i ragazzi’, pueris, ‘ai ragazzi’; e le forme che indicano i gradi di comparazione, come ‘grande’, ‘maggiore’, ‘massimo’. Nella flessione si possono avere cambiamenti interni alle parole, come avviene nell’inglese ring, rang, rung (‘suono’, ‘suonai’, ‘suonato’), o si può avere aggiunta di affissi (prefissi o suffissi) al tema delle parole, come -ndo in ‘mangiando’, -to in ‘dormito’, o -ità in ‘relatività’.
Le lingue indoeuropee sono caratterizzate da sistemi di flessione più o meno elaborati. Uno dei più alti gradi di complessità era certamente posseduto dal protoindoeuropeo, e di conseguenza le lingue che presentano una più ampia varietà flessiva sono considerate rappresentanti di uno stadio più antico nell’evoluzione del gruppo. La maggior parte delle moderne lingue indoeuropee mostra sia cambiamenti interni alle parole sia aggiunta di affissi esterni, e ciò talvolta avviene simultaneamente nella stessa parola (come nel tedesco Männ-er, ‘uomini’, da Mann, ‘uomo’, o nell’inglese sol-d, ‘venduto’ da sell ‘vendere’). Il cambiamento interno alle parole è particolarmente caratteristico delle lingue semitiche, che lo applicano in modo sistematico. Il cinese, invece, è un esempio di lingua che non usa flessioni di alcun genere, ma accosta alle unità di significato elementi modificatori che ne indicano la funzione.
Nel loro sviluppo storico molte lingue indoeuropee hanno modificato o lasciato cadere le forme flesse, sostituendole con forme perifrastiche: in italiano, ad esempio, nella flessione dei nomi è rimasta la marca del genere (‘amico’, ‘amica’) e del numero (‘amici’, ‘amiche’), mentre si sono perse le desinenze dei casi latini, indicanti la funzione logica del nome nella frase, sostituite da forme fisse introdotte da preposizioni (‘per l’amico’, ‘con l’amico’, ‘all’amico’ ecc.).
In altre lingue tale semplificazione è ancora più marcata, ad esempio nell’inglese, in cui anche le persone verbali sono spesso indifferenziate, richiedendo la presenza costante del soggetto, e in cui l’ordine delle parole nella frase svolge talvolta alcune funzioni della flessione. Al contrario, il tedesco ha conservato nei sostantivi la flessione dei tre casi nominativo, genitivo e dativo.