Saul Bellow è senza dubbio uno tra i maggiori scrittori americani del XX sec.
Il mondo che esprime nel suo stile asciutto, articolato, estremamente sfaccettato, è quello della famiglia ebraico-americana, una famiglia, in equilibrio instabile, sempre in stato di disgregazione e di riformazione. I succhi della società americana di oggi vengono fuori, anche nella loro tossicità.
Diversamente da Henri Miller, che è una vera forza della natura ed esprime il sesso come forza positiva in tutti i suoi aspetti, anche se ferini, per Bellow non c’è più speranza neppure nel sesso (e questo è il titolo di un’altra sua raccolta di racconti, di carattere sperimentale-saggistico, Non c’è speranza nel sesso).
In un certo senso è anche questo il tema di Herzog. Moses Herzog, il protagonista del romanzo, è un uomo inquieto in campo spirituale, in campo intellettuale, in campo sentimentale. È un uomo di notevole ingegno, professore universitario; all’inizio del romanzo dice “Se sono matto, per me va benissimo”; viaggia continuamente, spinto dalla frenesia, usando ogni tipo di mezzi, dall’aereo al tassì, passa le notti con questa o con quella (per esempio con una bella e assai disponibile fiorista), scappa di città in città, ha liti e alterchi, denunce per porto d’armi abusivo, incidenti automobilistici ecc. Ora è solo nella sua casa di campagna e medita, e pensa, e scrive lettere. Scrive per esempio al signor Friedrich Nietzsche. E si pone le domande eterne sulla vita. L’inquietudine di Herzog si esprime in particolare nella sua vita familiare, che costituisce una delle linee principali dell’intreccio. Divorziato dalla prima moglie, sposa Madeleine che lo spinge a lasciare l’università e a mettersi, per così dire, a fare il saggista in proprio e a vivere in campagna, a Ludeyville, nel Massachusetts. Ma il matrimonio non dura: Madeleine è una donna fondamentalmente invidiosa, bella ma vuota: desidera solo primeggiare e con un marito intelligente come Herzog non ce la fa. Così preferisce rubare il marito a una sua amica e mettersi con lui: Valentino Gersbach è un modesto intellettuale di provincia e con lui Madeleine, che ama primeggiare e far vita mondana, non ha grossi problemi. Madeleine prova ostilità per Herzog (il quale è ancora innamorato di lei, e vuol bene alla loro figlia June). Lui ha una mezza idea di far fuori la ex moglie, e per questo prende la rivoltella di suo padre. Ma non ne fa niente. Viene coinvolto in un incidente d’auto e portato al posto di polizia, dove gli trovano la rivoltella: i poliziotti hanno qualche sospetto ma non vien fuori niente, anche perché Madeleine, chiamata a riprendersi la figlia mostra tanto astio ingiusto per il marito, che i sospetti su di lui cadono subito. Viene rilasciato su cauzione e approfondisce il suo rapporto con la bella Ramona, una spagnola proprietaria di un negozio di fiori. Forse la sposerà: ma anche questo non risolverà certo i problemi di Herzog, alle prese con l’America del tempo di Eisenhower, di Kruscev che picchia la scarpa sul banco all’ONU: l’America di prima della grande contestazione, del movimento hippy e delle “pantere nere”. Questa America caotica, calda, che sembra sempre sul punto di disgregarsi per l’urto delle forze che contiene, e che resiste con grande forza alle spinte centrifuge, è il mondo nel quale si muove il problematico Herzog, che non può neppure concedersi il lusso della pazzia. Però dietro questo movimento, sotto questo tumulto, nonostante i matrimoni infranti, le carriere spezzate, Herzog finisce col sentirsi, tutto sommato, in pace e persino forte.