L’opera si impose all’attenzione della cultura mondiale trent’anni dopo la prima pubblicazione, quando apparve nell’edizione inglese. In essa l’autore prende in esame i motivi strutturali di un certo numero di fiabe russe, avvalendosi delle esperienze da lui maturate a contatto con i critici della scuola del metodo formale come Tynjanov, Tomaevskij e klovskij. E’ stato in seguito lo stesso Propp (rispondendo nel 1966 a un attacco dell’etnologo francese Claude Lèvi Strauss) a spiegare la genesi del metodo adottato nella sua ricerca. Avendo osservato come in certe favole personaggi diversi compissero la stessa azione di altri personaggi in altre favole, Propp spostò la sua attenzione dalla diversità dei personaggi all’identità delle azioni, cercando appunto in queste l’elemento unificante: per esempio nelle favole dove compare il personaggio della figliastra perseguitata, ci sono personaggi diversi (ora Gelo, genio dei boschi, ora l’orso) che, ognuno a suo modo, compiono nei riguardi della protagonista un’azione analoga, sottoponendola a una prova e quindi ricompensandola. L’originalità di Propp rispetto ai folkloristi della tradizione, che si limitavano a raccogliere i materiali, consiste nel fatto che egli cerca nei materiali (in una serie limitata di materiali) gli elementi comuni, unificanti; non li individua tanto a livello dei cosiddetti contenuti (intrecci e personaggi), ma a livello dei modi di composizioni, ossia del susseguirsi delle varie “azioni” e “funzioni”. Di qui, evidentemente, si giustifica il termine “morfologia” appunto come studio di certe forme costanti. Alla base dell’analisi sta soprattutto il concetto di “funzione”, che non può derivare unicamente dall’osservazione di un’azione o reazione di un certo tipo, ma principalmente dal valore che essa assume in rapporto al resto della narrazione, a ciò che nella narrazione la precede o la segue: la definizione della funzione da ricavarsi dall’osservazione specifica compiuta su ogni singola fiaba e ciò significa, in altri termini, che la funzione è connotata dal contesto. Nè bisogna dimenticare, nell’ambito di questa metodologia, l’importanza della successione causaletemporale tra le varie funzioni, che è strettamente collegata al costume, al modo di pensare e insomma alla cultura specifica delle popolazioni in cui la fiaba ha avuto origine. Propp, sulla base delle osservazioni condotte sui materiali, stabilisce nel suo studio un elenco di 31 funzioni principali, articolando poi ciascuna di esse in tutta una serie di sottofunzioni. Il metodo descritto non dev’essere, naturalmente, assunto in assoluto, perchè in tal caso giustificherebbe anche un’accusa di astrazione; esso va assunto invece soprattutto a titolo esemplificativo, perchè (a seconda del contesto di ogni fiaba) le stesse situazioni, i motivi e le azioni definite come sottofunzioni di una certa funzione possono ritrovarsi anche come sottofunzioni di funzioni diverse. L’intuizione di ricercare gli elementi unificanti nel modo di composizione delle fiabe di magia ha avuto un carattere rivoluzionario, non solo nell’ambito folklorico, ma anche in altri campi di ricerca; è stata largamente utilizzata anche dallo strutturalismo di origine saussuriana. Pur con tutta l’importanza anticipatrice del suo metodo e dei risultati conseguiti, l’intento di Propp comunque appare anche ne La morfologia della fiaba di natura concreta e storica: nell’individuare nelle fiabe analizzate una certa unità di composizione e di movimento, egli mirava in sostanza a riconoscere l’elemento umano rispecchiante un certo tipo di cultura e di mentalità, senza applicare ai suoi materiali alcuno schema aprioristico, ma partendo invece dall’osservazione empirica dei materiali stessi. Questo è del resto dimostrato dagli sviluppi successivi della sua opera, in cui Propp passò allo studio dei legami fra intrecci delle fiabe e situazioni storiche. Le 31 funzioni individuate da Propp sono le seguenti: uno dei membri della famiglia si allontana da casa; all’eroe è imposto un divieto; il divieto è infranto; l’antagonista tenta una ricognizione; l’antagonista riceve informazioni sulla sua vittima; l’antagonista tenta di ingannare la vittima per impadronirsi di lei o dei suoi averi; la vittima cade nell’inganno e con ciò favorisce involontariamente il nemico; l’antagonista arreca danno o menomazione a uno dei membri della famiglia; a uno dei membri della famiglia manca qualcosa o viene desiderio di qualcosa; la sciagura o mancanza è resa nota (ci si rivolge all’eroe con una preghiera o un ordine, lo si manda o lo si lascia andare); il cercatore acconsente o si decide a reagire; l’eroe abbandona la casa; l’eroe è messo alla prova, interrogato, aggredito ecc., come preparazione al conseguimento di un mezzo o di un aiutante magico; l’eroe reagisce all’operato del futuro donatore; il mezzo magico perviene in possesso dell’eroe; l’eroe si trasferisce, è portato o condotto sul luogo in cui si trova l’oggetto delle sue ricerche; l’eroe e l’antagonista ingaggiano direttamente la lotta; all’eroe è impresso un marchio; l’antagonista è vinto; è rimossa la sciagura o la mancanza iniziale; l’eroe ritorna; l’eroe è sottoposto a persecuzione; l’eroe si salva dalla persecuzione; l’eroe arriva in incognito a casa o in un altro paese; il falso eroe avanza pretese infondate; all’eroe è proposto un compito difficile; il compito è eseguito; l’eroe è riconosciuto; il falso eroe o l’antagonista è smascherato; l’eroe assume nuove sembianze; l’antagonista è punito; l’eroe si sposa e sale al trono.