Herman Langbein è nato a Vienna nel 1912. Comunista convinto, nel 1938 partecipò alla guerra di Spagna con le Brigate Internazionali e venne poi internato nei campi di concentramento francesi. Di lì fu trasferito a Dachau e quindi ad Auschwitz, dove rimase dal 1942 al 1944. Langbein uscì dal partito comunista dopo i fatti di Ungheria del 1956 Langbein fu internato non come ebreo, ma come comunista e come combattente della guerra di Spagna: essendo austriaco, quindi assimilato ai tedeschi, godette nel campo di una condizione privilegiata, nella funzione di segretario del medico SS del campo. Appartenne alla direzione del movimento internazionale di Resistenza ad Auschwitz, e – data la sua posizione privilegiata – ebbe il compito di tenere sotto osservazione i comportamenti degli uomini delle SS. Dopo aver pubblicato una serie di testimonianze di persone coinvolte nei crimini nazisti, Langbein ha pubblicato Uomini ad Auschwitz, col sottotitolo di Storia del più famigerato campo di sterminio nazista.
Uomini ad Auschwitz
Storia del più famigerato campo di sterminio nazista.
Come Primo Levi e molti altri prigionieri dei campi di sterminio, anche Langbein si liberò con questo romanzo non solo della preoccupazione di far conoscere al mondo quello che era successo ad Auschwitz, ma anche di rendere credibile con prove e testimonianze quello che poteva sembrare inverosimile. Il fatto che il libro sia stato scritto solo nel 1972, cioè assai tardi rispetto ai fatti vissuti, consente all’autore un distacco e una obiettività di giudizio difficilmente raggiungibili nella fase troppo vicina agli avvenimenti. Il libro appartiene al genere sociologico e storico e tende a dimostrare come il nazionalsocialismo abbia spento nel popolo tedesco ogni normale impulso morale: le famigerate SS non hanno più i tratti dei superuomini fedeli e ligi al dovere, e nemmeno delle belve; sono solo degli squallidi individui corrotti, egoisti, ottusi, indifferenti alla sofferenza umana. Langbein ripropone il problema del giudizio sui campi di sterminio, ma rifugge dalla suggestione di facili etichettature.