L’atellana è una rappresentazione farsesca popolare in voga nell’antica Roma.
Assimilabile, per certi versi, a quella che sarà nella tradizione italiana la commedia dell’arte, la fabula atellana è caratterizzata dall’improvvisazione dei soggetti e dalla fissità dei personaggi, tra i quali ricorrenti erano le “maschere” di Bucco, lo stupido, di Dossenus, il gobbo, di Pappus, il vecchio da raggirare.
Il suo nome è legato ad Atella, città della Campania, il che testimonia che la probabile origine di questo genere è da ricercare presso le popolazioni dell’Italia preromana, soprattutto osche. L’atellana, agli albori della letteratura latina, era molto probabilmente priva di ogni redazione scritta.
Questo non impedì che la sua diffusione – al pari dei fescennini, altro genere prettamente orale – influenzasse profondamente le produzioni letterarie, prima fra tutte il teatro di Plauto. Vi furono in seguito tentativi di codificarla in vero e proprio genere letterario, e ciò avvenne specialmente in età sillana per opera di Lucio Pomponio e Novio, delle cui opere non abbiamo però che scarsissime testimonianze.