Termine col quale ci si riferisce a un particolare aspetto del barocco letterario.
Nella poetica del Barocco il concetto è il collegamento, con nessi impreveduti, di due elementi o immagini appartenenti a campi diversi o opposti (per esempio: luce/buio ecc.), con conseguente effetto di meraviglia e gusto del sorprendente. Di qui il concettismo, che prevale soprattutto in poesia.
La teorizzazione del cosiddetto “correlativo oggettivo” si deve al poeta angloamericano Thomas Stearns Eliot (1888-1965), autore di alcuni capolavori come The Waste Land [La terra desolata (1922)] e Four Quartets [Quattro quartetti (1943)]. Nella poetica di Eliot alla poesia compete di realizzare una sintesi tra razionalità e sentimento; ad essa spetta di esprimere in simbologie universali il senso della vicenda umana e il significato speciale del presente. L’opera maggiore di Eliot fonde dunque l’intensità distruttiva e dissolutrice di uno sguardo apocalittico sul mondo alla fiducia nel potenziale di razionalità e di emozioni che qualificano l’uomo civilizzato. Il bisogno di recuperare nell’arte un rapporto di partecipazione emotiva alle forme della realtà senza cedere al fascino irrazionale che può sprigionarsi dai fenomeni anima appunto la teoria eliotiana del “correlativo oggettivo”, l’aspetto più celebre della sua poetica. La teoria del correlativo oggettivo chiede ai contenuti emotivi e ideologici del poeta di esprimersi per mezzo di dati oggettivi e concreti che assurgano a tramite di una comunicazione in qualche modo universale col lettore. L’emozione, anziché manifestarsi, come in molta lirica tradizionale, in se stessa, è taciuta, e al suo posto viene fornito un equivalente capace di risvegliare l’emozione nel lettore. Sensibile in Italia a questa procedura si mostrerà soprattutto Montale a partire dalle Occasioni, benché egli avesse già per conto proprio avviato un percorso per molti versi analogo. Per Montale si tratta di «tacere l’occasione-spinta» – e cioè il momento soggettivo e limitarsi a esprimere l’oggetto.