Fai finta di chiamarti Gaius e di essere un romano antico, ma proprio antico: uno vissuto poco dopo Romolo e Remo.
Un principe etrusco, appartenente a una delle più ricche famiglie di Tarquinia, ti ha ingaggiato per dare una mano ai suoi contadini al tempo della mietitura. Alla fine della giornata di lavoro sei stanco e sudato ma soddisfatto: ora ti spetta la paga.
Ti metti in fila con gli altri e arrivi fino al tronco segato dove sta seduto l’amministratore dei beni del principe. Quello alza la testa dalla tavoletta cerata dove sta annotando le paghe, ti guarda, poi abbassa la mano destra e, da un mucchio di sacchetti di pelle appoggiati a terra, ne tira su uno.
“Ecco il tuo salarium – dice porgendotelo (lui è etrusco, ma parla in latino perché tu capisca).
“Accipicchia – pensi tu – è talmente pesante che deve essere pieno di monete”.
Ti allontani di qualche passo e, mentre in cuor tuo pensi che il principe è davvero un uomo generoso, apri il sacchetto. Ma c’è da non crederci: non c’è nessuna moneta: il sacchetto è pieno di sale!
Esci dal gioco
Ora esci subito da questo gioco. Se tu proseguissi e, per esempio, ti arrabbiassi con l’amministratore, ti prenderebbero tutti per pazzo. Magari ci scapperebbero anche un po’ di botte!
Perché?
Il sale, “frigorifero dell’antichità”
Devi sapere che nell’antichità il sale era talmente prezioso che i popoli che lo producevano si ritenevano molto fortunati, lo scambiavano con i prodotti di altri popoli e lo usavano per compensare chi lavorava per loro. Non escluderei che, quando volevano ingraziarsi qualche potente che abitava in una zona priva di sale, gliene portassero qualche orcio come graditissimo dono.
I motivi di questo grande prestigio del sale erano due.
Il primo è che esso è necessario al corpo di tutti i mammiferi, uomo compreso. Cinque o sei grammi al giorno (non di più) ci tengono lontani dall’anemia, un disturbo che, a lungo andare, diventa mortale.
Il secondo è che nel mondo antico non c’erano i frigoriferi. E allora come conservare la carne, il pesce, le verdure che non venivano consumati immediatamente? Essiccandoli e salandoli oppure mettendoli in salamoia.
Il sale era il “frigorifero dell’antichità”.
Le saline etrusche
Ai tempi di Gaius Roma si presentava ancora come una serie di viallaggi sui sette colli e i Romani vivevano coltivando la terra o allevando pecore e capre (tra parentesi i colli erano interamente coperti di foreste e si chiamavano Querquetual (“Querceto”), Fagutal (“faggeto”) ecc. Però …
… Però, a pochi chilometri dai sette colli, sulla costa del Mar Tirreno, gli Etruschi di Tarquinia avevano creato le saline, cioè dei bacini di raccolta per l’acqua di mare che facevano evaporare al caldo sole estivo finché sul fondo non restava altro che uno spesso strato di sale. E poiché di tutto quel sale solo una parte serviva ai loro bisogni, vendevano il resto ai pastori latini e appenninici che scendevano in pianura durante la transumanza delle loro greggi.
Il mercato della Via Salaria
E dove andavano a vendere il sale? Proprio ai piedi dei sette colli, là dove un’isoletta del Tevere, l’Isola Tiberina, rende facile il guado del fiume. Il mercato del sale divenne ben presto un posto così celebre e frequentato che l’antico tratturo che dalla Valle del Tevere risaliva verso l’Appennino si trasformò in una vera e propria strada, chiamata (per ovvie ragioni) Via Salaria.
L’inizio delle fortune di Roma
Dopo un po’ di tempo il traffico divenne così intenso che gli Etruschi ebbero bisogno di costruire magazzini per tenere il sale all’asciutto e attrezzature per ospitare i pastori che si fermavano a mangiare e dormire.
I Romani non stettero a guardare, ma cominciarono a partecipare agli affari. E fu così che, da poveri contadini e pastori, cominciarono a commerciare, a migliorare il loro tenore di vita e a desiderare di espandersi.
Perché i Toscani mangiano il pane senza sale
Il sale continuò a essere raro e prezioso fino ai primi decenni dell’Ottocento, quando si cominciò a sfruttare industrialmente il fatto che il sottosuolo di tutti i continenti nasconde enormi riserve di salgemma e, di conseguenza, ciascun paese scavò le sue miniere diventando del tutto indipendente.
Prima di allora aveva sale a sufficienza solo chi viveva in prossimità delle coste: un litro di acqua di mare contiene mediamente 35 grammi di sale.
Chi non aveva questa fortuna doveva farlo arrivare da lontano e, quando i commerci si interrompevano per qualche motivo (disordini, guerre, epidemie ecc.), rimaneva senza.
Un’emergenza del genere accadde dopo la fine dell’Impero romano, nell’Alto Medieovo, cioè tra il V e il X secolo. I contadini di mezza Europa non riuscirono più ad approvvigionarsi regolarmente di sale e quel poco che riuscivano a ottenere lo usavano per salare il maiale che macellavano una volta all’anno.
Fu così che nacque l’abitudine di mangiare il pane (e tutto il resto) senza sale, con gravi danni per la salute. Il ricordo di quel pane “sciocco” fu cancellato da tutti gli europei appena, intorno al 1000, il sale tornò ad arrivare regolarmente. Lo conservarono solo i Toscani che continuano a preferirlo ancora oggi a quello salato.
Quali parole derivano da sale
Oltre a SALARIO, molte altre parole italiane derivano da sale. Ecco l’elenco delle principali. Accertati di conoscere il loro significato scrivendolo accanto a ciascuna.
Insalata
Salamoia
Salame
Salume
salsiccia
salgemma
saliera
salina
salinità
salmastro
salnitro
salsa
salsedine
spargisale
insulso
Ora occupiamoci dell’etimologia di due parole.
Sale
La parola sale deriva dal termine greco hals, al quale i Latini sostituirono l’aspirata h con la sibilante s trasformandolo in sal. In greco, al maschile “hals” significava sale, ma al femminile significava “mare”.
Dal latino sal derivano nelle lingue euroepee altrettante parole che significano sale:
Francese sel; Spagnolo sal; Inglese Salt; Danese Salt; Svedese Salt; Tedesco Salz; Slavo ant. soli; Russo sals; Ungherese so; Finlandese suola; Islandese sal
Salgemma
Risulta essere una parola coniata anch’essa dai Latini: sal + gemma = pietra preziosa. Ciò per ricordare che nel sottosuolo il sale si trova sotto forma di masse compatte simili a cristalli e per ribadire il grande valore che all’epoca si attribuiva a questo elemento dell’alimentazione.