Una parola e una tecnologia che hanno navigato nel tempo, ma soprattutto nello spazio attraversando tre millenni e tre continenti
Una volta si diceva “Chi trova un libro trova un tesoro” e molti ragazzi consideravano i libri i loro migliori amici.
Oggi non so se molto di voi condividono questa opinione, però vi assicuro che è un vero peccato. Nessun altro mezzo di comunicazione lascia libera la fantasia quanto un libro letto in perfetta solitudine e niente può interamente sostituirlo se si vuole crescere culturalmente senza neanche accorgersene: divertendosi e basta.
Comunque, dando per scontato che vi piacciano di più i videogiochi, la televisione e navigare su Internet, non c’è motivo di non conoscere la storia della parola che ha contrassegnato un oggetto prezioso per tante e tante generazioni di uomini e di donne.
Partiamo dal vocabolario…
Il vocabolario definisce il libro più o meno così:
Un insieme di fogli di carta della stessa dimensione, cuciti e forniti di copertina, che contengono un testo stampato.
Che cosa bisogna usare per ottenere la carta?
Le fibre vegetali (del cotone, della canapa, del legno ecc.).
Chi riuscì per primo a produrre da queste fibre i fogli lisci e sottili che hanno trasformato la storia del mondo?
Per trovare gli inventori della carta dobbiamo spostarci nello spazio e nel tempo.
Spostiamoci…
Nello spazio…
Andiamo a Pechino o in un’altra città della Cina. Il problema dello spazio è risolto.
Nel tempo…
In che anno ci troviamo? E’ appena cominciato il 2001, perciò possiamo dire, arrotondando, “Intorno al 2000”. Ora leva 1000 anni. Sei nell’anno 1000. Poi levane altri 1000. Sei nell’anno 1, quello della nascita di Gesù Cristo. Togline ancora 200. Sei nel 200 a.C. Per capire di quanto tempo siamo andati indietro, considera che, per tornare all’anno della tua nascita (sempre arrotondando) avresti dovuto levare solo circa 10 anni. Per arrivare al tempo in cui fu inventata la carta, ne hai tolti invece 2200 !!
Che cosa accadeva nell’Impero cinese nel 200 a.C.? E che cosa accadeva contemporaneamente nell’Impero romano?
Diamo un’occhiata alla striscia del tempo.
La dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.)
Dunque, nel 200 a.C. i Cinesi scoprirono che, macerando in acqua una serie di fibre vegetali provenienti da piante varie, si otteneva una pasta che, essiccata e battuta, produceva dei fogli del tutto simili a quelli un po’ granulosi che oggi usiamo per disegnare.
La carta era nata.
Il viaggio della carta
Passò il tempo; poi la carta cominciò a viaggiare. Poco meno di mille anni dopo, intorno al 750 d.C., una grande città ai confini dell’Impero cinese, Samarcanda, fu conquistata dagli Arabi dopo un tremendo assedio. Ispezionandola, i vincitori Arabi vi trovarono diverse cartiere e si fecero insegnare dai Cinesi vinti la tecnica della fabbricazione della carta che essi non conoscevano. Però, essendo molto furbi, pensarono di non usare le preziose piante vive che, con grandi cure, facevano crescere in zone semidesertiche, ma di utilizzare gli stracci di cotone e di canapa degli abiti usati.
Intanto altri Arabi stavano conquistando l’Africa settentrionale, dalla quale passarono in Spagna. E con loro viaggiò la carta. Poiché gli Europei combattevano sì gli Arabi, ma avevano ugualmente con loro molti pacifici contatti commerciali, intorno al 1200 anche alcuni popoli occidentali impararono a fabbricarla.
I più bravi furono gli Italiani e Fabriano, nelle Marche, divenne una città celebre nell’intero continente per le sue cartiere.
Ma credete che tutti apprezzassero la carta? Neanche per sogno. Nel Medioevo gli Europei erano ossessionati dall’idea del peccato e credevano che il diavolo fosse in agguato ovunque con le sue tremende magie.
La carta spaventò il clero per la rapidità con cui bruciava; i vescovi la ritennero un oggetto infernale e i re cristiani ne proibirono l’uso per tutti i documenti importanti i quali dovevano continuare a essere rigorosamente vergati su pergamena, il materiale ottenuto essiccando, lisciando e sbiancando la pelle di pecora.
I mercanti invece fecero appunto … orecchie da mercante e utilizzarono in larga misura quel materiale così poco ingombrante ed economico per i loro appunti e i loro registri.
Il viaggio della carta raggiunse un traguardo fondamentale a Magonza, in Germania, nel 1456. Lì, infatti, un orefice tedesco inventò la stampa a caratteri mobili che rivoluzionò la comunicazione scritta (i Cinesi la conosceva già da circa quattrocento anni, ma questa volta nessuno se ne era accorto). Questa tecnica sarebbe risultata inapplicabile alla pergamena, perché era troppo rigida e grinzosa. Anche la stampa quindi deve la sua esistenza alla carta.
Quest’ultima divenne per tale motivo sempre più ricercata. Anche in Occidente la si otteneva alla moda araba con gli stracci, finché nel XIX secolo (più o meno duecento anni fa) gli stracci non bastarono più e si cominciò a ricavarla dal legno. E questo purtroppo segnò la rovina dei nostri boschi.
In quanti modi i popoli chiamano il libro e perché
Aver seguito queste vicende è servito a uno scopo: dimostrare che nel libro il materiale scrittorio – ovvero il materiale (carta o altro) sul quale prima si scriveva a mano, poi si cominciò a stampare – ha un’importanza decisiva e che è dal materiale di volta in volta usato dai vari popoli nelle varie epoche che derivano i suoi nomi sparsi per il mondo.
Eccone i principali
In latino LIBER
In italiano LIBRO
In francese LIVRE
Liber, da cui derivano LIBRO e LIVRE, era un termine della botanica e indicava la parte interna del fusto di un albero. I Romani non lo usavano per macerarlo e farne la carta (di cui non conoscevano la tecnica), ma ne ricavavano tavolette che cospargevano di cera. Usavano queste tavolette cerate come facciamo noi con un blocco per appunti: i ragazzi delle scuole vi tracciavano le lettere con uno stilo (un bastoncino temperato) per fare i compiti, i negozianti e gli amministratori per fare i conti, i segretari per appuntare gli ordini dei loro padroni. Una volta usati, i segni sulla cera venivano raschiati con lo stilo e si ricominciava.
Per le opere importanti o i documenti ufficiali, invece, i Romani usavano il papiro. Poi, siccome ne incollavano i fogli fino a costruire una striscia lunga qualche metro sulla quale trascrivevano un intero “libro” e poi la arrotolavano intorno a un bastone ben lavorato, chiamavano il libro anche VOLUMEN, cioè una cosa che si av— vol — ge e si s-vol —ge. Inutile dire quale parola italiana deriva da volumen.
In tedesco BUCH
In inglese BOOK
Significano tronco o anche bosco.
In greco BIBLOS
Indicava la corteccia del papiro, la pianta da cui prima gli Egiziani, poi i Greci e anche i Romani traevano i fogli per scrivere. Da questo termine deriva Bibbia (Biblìa, in greco) che infatti significa “i Libri”.
In cinese KING
In russo KNIGA
In cinese significa seta e fu adottato prima dell’invenzione della carta, quando si scriveva prevalentemente su questa stoffa preziosa (Un famosissimo libro a metà tra psicologia e profezia si chiama appunto I King). Dai Cinesi questo nome passò poi ai Russi.
In quanti modi i popoli chiamano la carta e perché
Anche la carta ha nomi avventurosi.
Noi la chiamiamo così perché i Greci chiamavano karté il papiro con il quale gli uomini del Vicino Oriente, della Grecia e dell’Impero romano fabbricarono pregiati fogli per scrivere per circa tremila anni.
Invece alcuni altri popoli europei preferirono rifarsi al modo in cui questo materiale veniva chiamato dagli Egiziani stessi, cioè, appunto, qualcosa di simile a papiro. Ecco perché
Inglesi: PAPER (pron. péipaa)
Tedeschi: PAPIER (pron. papìr)
Francesi: PAPIER (pron. papié)