Studiando la storia in prima media forse sei già arrivato a sapere che, intorno al 3500 a.C. i Sumeri e gli Egiziani, i quali parlavano lingue diverse dalla nostra, non dicevano “re”, ma chiamavano il loro capo militare e religioso “Grande-Casa”. Beh, questa strana abitudine aveva un motivo: la Grande-Casa era il tempio degli dèi e contemporaneamente il magazzino dove essi custodivano il grano e tutti i prodotti più preziosi che avevano. Di conseguenza, avendo una tremenda paura di perderli, attribuivano al “re” l’intera responsabilità della loro conservazione e lo chiamavano direttamente con il nome dell’edificio in cui erano custoditi.
Saprai anche che in egiziano Grande-Casa si diceva peràa e che da questa parola deriva fara-one.
Le tribù che amavano i cavalli
Se gli inventori della figura del re lo chiamavano Grande casa, da dove viene la parola “re”?
Abbandoniamo i caldi climi che caratterizzano l’Egitto e la Mesopotamia e spostiamoci in quelli freschi delle praterie della Russia meridionale dove, nel 2000 a C., una serie di tribù nomadi amava terribilmente i cavalli e aveva imparato la difficile arte di domarli e allevarli, anche se all’inizio questi animali non ne volevano sapere.
Accadde però che per decine di anni la siccità si abbatté su quelle regioni, inaridì le praterie e cominciò a far morire i cavalli. I guerrieri delle tribù prima si disperarono, perché senza quegli animali non sapevano più di che vivere. Poi presero con sé le donne, i bambini, gli anziani e i cavalli ed emigrarono in cerca di nuovi pascoli per i loro amatissimi branchi.
Dopo un lunghissimo cammino, alcune tribù si diffusero in tutta l’ Europa centro-occidentale, altre in Grecia, altre in Asia Minore (nel territorio attuale della Turchia), altre ancora in Persia (oggi Iran) e nell’India settentrionale. Ci furono anche delle tribù che, più tardi, approdarono in Italia.
I membri di queste tribù parlavano lingue appartenenti tutte alla stessa famiglia; oggi le chiamiamo indoeuropee e ne fa parte anche l’italiano.
Come la parola “re” nacque… dall’amore per i cavalli
Ebbene gli Indoeuropei, finché restarono nomadi, non sapevano neanche che cosa fosse il re. Quando le famiglie che componevano le tribù dovevano decidere qualcosa i capifamiglia si riunivano, discutevano e chi non era d’accordo con le decisioni degli altri se ne andava e non partecipava a nessuna iniziativa comune.
Invece, quando cominciarono a stabilirsi nei nuovi territori, cioè a coltivare la terra e a diventare quindi sedentari, anch’essi affidarono le loro sorti a un re che aveva tutti i poteri e imponeva a tutto il suo popolo le proprie decisioni.
Ebbene proprio questi ex-nomadi chiamarono “re” il re. Lo sappiamo analizzando iI lessico dei loro discendenti: i Romani, per esempio, che lo chiamavano rex; gli Indiani che dicono ancora oggi raja; noi Italiani; i Francesi che dicono roi; gli Spagnoli che usano il termine rey ecc.
Strane derivazioni della parola re
Non è finita qui. In italiano la parola “re” ebbe molta fortuna e fu usata per molti secoli, per cui generò una grande famiglia di parole. Ecco gli esempi più curiosi:
RE-GALO: un tempo non si facevano regali di compleanno; questa parola, perciò, indicava solo il dono fatto dal suddito al suo re o da un re a un altro re
RE-GAGLIA o RI-GAGLIA: le interiora della selvaggina e dei polli erano considerate così buone che spettavano di diritto al re;
RE-NETTA, poi divenuto RA-NETTA: una qualità di mele ritenuta così gustosa da essere ritenuta la “reginetta” delle mele.