Indice
Parte della grammatica che tratta dell’organizzazione delle parole in unità superiori e dei loro rapporti reciproci.
IL SINTAGMA E LA FRASE
Le unità sintattiche fondamentali sono il sintagma e la frase. Una frase si compone normalmente di almeno due elementi basici: il sintagma nominale e sintagma verbale. Ad esempio, nella frase ‘la zia Alba mangia l’albicocca, ‘la zia Alba’ costituisce il sintagma nominale e ‘mangia l’albicocca’ il sintagma verbale (caratterizzato dalla presenza di un verbo). Una prima identificazione pone la funzione di soggetto al sintagma nominale principale; il rimanente costituisce il sintagma verbale, che a sua volta può comprendere parti nominali (come in ‘mangia l’albicocca’).
Dopo l’esempio dello strutturalismo e soprattutto del generativismo (che ha a tutt’oggi fornito il miglior modello per lo studio della sintassi) si usa raffigurare la struttura sintattica delle frasi secondo un diagramma ad albero. Ad esempio: (F = frase; SN = sintagma nominale; SV = sintagma verbale, V = verbo).
Naturalmente frasi più complesse avranno rappresentazioni ad albero più complesse (anche questa è una semplificazione: si può sempre distinguere all’interno dei SN ‘la’, ‘zia’ e ‘Alba’), ma sempre rispettando questo modulo di base. Ad esempio, una frase come ‘la zia Alba, che mi hai presentato…’ è sempre analizzabile come SN + un modificatore, che in questo caso è la frase relativa (a sua volta questa si può scindere in termini di SN + SV).
È possibile, secondo l’esempio di Noam Chomsky, interpretare la struttura sintattica di una frase come una serie di regole, dette ‘di riscrittura’: in questo modo, una frase può essere scissa in sintagma nominale e sintagma verbale; a sua volta il sintagma verbale può essere scisso in verbo e sintagma nominale.
Pur con molte distinzioni più sottili che pure sono possibili, bastano solo queste due regole per costruire infinite frasi corrette (‘il treno porta i passeggeri’, ‘Davide legge il giornale’, ‘nevica!’ ecc.). Questo modello rende conto anche della gerarchia intuitiva dei tratti sintattici: nella frase ‘la zia Alba mangia l’albicocca con la dentiera’ la raffigurazione rende chiaro il carattere dei costituenti principali e degli accessori.
LA STRUTTURA PROFONDA DELLE FUNZIONI SINTATTICHE
Non c’è corrispondenza stretta fra la natura di un componente, come si ricava dalla teoria delle parti del discorso, e la sua funzione sintattica: un nome può indifferentemente assumere la funzione di soggetto, di complemento oggetto, di attributo o di un altro complemento; a sua volta la funzione, ad esempio, di soggetto, può essere ricoperta da nomi, pronomi, aggettivi, persino avverbi. Il livello sintattico del linguaggio infatti è quello in cui è più evidente la differenza fra una struttura superficiale della lingua e una struttura profonda, individuata dalla grammatica generativa: le parti del discorso sono la rappresentazione superficiale della struttura profonda, costituita dalle funzioni sintattiche.
Di conseguenza è tipica della sintassi di molte lingue una certa libertà nell’ordine dei costituenti: per questo è equivalente dire ‘parto domani’ o ‘domani parto’, con una libertà che non è permessa ad altri livelli di analisi. Per la morfologia, ad esempio, è obbligatorio formare i derivati sul modello di ‘considera-zione’, e non è possibile una forma come ‘zione-considera’. Tuttavia ogni lingua tende a preferire un ordine fra i molti: quello normale italiano è soggetto-verbo-complemento (‘la zia Alba mangia l’albicocca’), quello del latino è soggetto-complemento-verbo (‘anus Alba pomum armeniacum manducat’); altre soluzioni sono possibili, ma in questo caso manifestano un particolare intento comunicativo ‘l’albicocca, mangia la zia Alba (e non la mela)’. Su basi tipologiche di questo tipo si costruiscono raffinate classificazioni delle lingue.
SINTASSI E SEMANTICA
La sintassi ha inoltre rapporti stretti, anche se controversi, con la semantica: è evidente infatti che esistono relazioni fra il lessico e le regole di composizione delle parole: ad esempio, una frase come ‘il tavolo mangia l’albicocca’, pur essendo assolutamente corretta dal punto di vista sintattico non ha però un significato ammissibile in italiano: si deve supporre che le regole sintattiche agiscano solo dopo altre regole, più profonde, che assegnano la compatibilità o meno dei significati delle parole.