Per frase complessa si intende una frase in cui uno o più costituenti sono realizzati da proposizioni subordinate; vi sono tante frasi quanti verbi e le subordinate possono essere argomenti o circostanti. In realtà bisogna distinguere quanti sono i predicati verbali più che i verbi: ad esempio i verbi causativi costituiscono un unico predicato con il loro infinito; la riprova è che usando la negazione NON si può negare solo il verbo causativo e non l’infinito, la frase si può costruire con il SI passivante, i clitici si appoggiano al verbo causativo o fattitivo.
– Gianni farà mangiare le lumache a Maria
– Gianni non farà mangiare le lumache a Maria / *Gianni farà non mangiare le lumache a Maria
– Gli amici faranno mangiare le lumache a Maria / Si faranno mangiare le lumache a Maria (da parte degli amici)
– Gianni le farà mangiare a Maria
Causativo e infinito formano perciò un complesso verbale, così come le perifrasi ausiliare+participio e stare+gerundio.
– Gianni ha dato una carezza a Maria / Gianni non ha dato una carezza a Maria / *Gianni ha non dato una carezza a Maria
– Gianni sta dando una carezza a Maria / Gianni non sta dando una carezza a Maria / *Gianni sta non dando una carezza a Maria
In italiano l’infinito può essere soggetto, oggetto, argomento terzo o circostante, argomento di nomi e aggettivi argomentali, verbo delle relative riferite al futuro con valore finale o consecutivo; in altri casi l’infinito è preceduto dall’articolo ed è un sostantivo a tutti gli effetti.
– Andare in vacanza servirebbe anche a te
– Gianni desidererebbe andare in vacanza
– Gianni ha costretto Maria ad andare in vacanza
– Gianni è andato via senza salutare
– Gianni cerca qualcuno con cui andare in vacanza
– Gianni ha la possibilità di andare in vacanza / Gianni è felice di andare in vacanza
– L’andare in vacanza non è consigliabile in questo momento
L’infinito può non essere introdotto da nulla, introdotto da preposizione (sintagma preposizionale formato da una frase, come in pentirsi di, dove DI reggerebbe anche un sostantivo), o introdotto da un complementatore (con verbi come rimpiangere, dove DI non è preposizione); ci si accorge della differenza sostituendo la frase infinitiva con un sintagma nominale e verificando la reggenza del verbo, e inoltre solo quando DI è preposizione la frase si può cliticizzare con NE, pronome che sostituisce solo sintagmi preposizionali.
– Gianni preferisce andare via / Gianni adora mangiare la pizza con l’ananas
– Gianni si pente di aver ucciso Mario / Gianni si pente del proprio delitto
– Gianni rimpiange di aver ucciso Mario / Gianni rimpiange il proprio delitto
– Gianni se ne pente / *Gianni ne rimpiange
Andare regge preposizione, cominciare regge sintagma nominale, in questo caso solo la frase dipendente da andare si può sostituire con il clitico CI.
– Gianni va a pescare / Gianni va alla spiaggia
– Gianni comincia a studiare / Gianni comincia lo studio
– Gianni ci va / *Gianni ci comincia
Tra i complementatori si conta anche il CHE falso pronome relativo, assimilabile a DA+infinito.
A) Tipi di infinitive, costruzioni a controllo e a sollevamento
– frasi in cui il soggetto della principale è coreferente di quello dell’infinito;
– Gianni dice di essere stanco
– Giannii dice che luii è stanco
– frasi con sembrare e verbi simili, in cui soggetto di sembrare è l’intera subordinata esplicita.
– Gianni sembra essere stanco
– Sembra che Gianni sia stanco
Questi tipi di frasi hanno strutture diverse: nella prima la struttura di implicita ed esplicita è identica, nella seconda nell’esplicita il soggetto è nella subordinata mentre nell’implicita è spostato nella principale. Nella prima frase la subordinata è interna al sintagma verbale essendo l’oggetto diretto del verbo dire, e il soggetto è esterno; nella seconda GIANNI è interno alla frase che funge da soggetto del sintagma verbale, è contenuto nell’infinitiva, e viene sollevato successivamente in alto (si parte dalla frase sembra Gianni essere stanco). Nella prima frase abbiamo due sintagmi nominali coreferenti, il secondo può essere espresso da un pronome nell’esplicita e non è espresso nell’implicita (come Susan Storm dei Fantastici Quattro, che si è resa invisibile ma la sua presenza ha ancora effetti, è a pranzo con gli altri e le posate si muovono; nella seconda ne abbiamo uno solo che viene sollevato. La prima frase ha struttura a controllo, cioè il soggetto della principale controlla quello della subordinata, essendo più alto in grado come al militare; la seconda ha struttura a sollevamento, l’unico sintagma nominale viene innalzato e scompare il posto che prima occupava, mentre nella precedente restava vuoto.
Le costruzioni a sollevamento ammettono come soggetti nomi concreti o astratti, quelle a controllo usano quasi sempre i concreti;
– Gianni risulta aver superato ogni limite / La sua audacia risulta aver superato ogni limite
– Gianni progetta di superare ogni limite / *La sua audacia progetta di superare ogni limite
nelle prime la frase con l’infinito al passivo è equivalente a quella attiva, ma non così nelle seconde: questo perché nel primo caso in origine soggetto era tutta la frase, cambia solo la diatesi del verbo predicato della subordinata, c’è un rapporto di sinonimia; nel secondo cambia il soggetto del verbo che regge l’infinito, dunque non c’è sinonimia. Se si vuole formare un passivo, nella struttura profonda devono esserci un soggetto ed un oggetto dipendenti dallo stesso verbo, condizione che si verifica solo nei verbi a sollevamento.
– Il governo deve sconfiggere la mafia = La mafia deve essere sconfitta dal governo
– Il governo vuole sconfiggere la mafia ≠ La mafia vuole essere sconfitta dal governo
A sollevamento sono modali come dovere potere solere, ed aspettuali come iniziare a, finire di… nelle costruzioni a controllo il controllore può essere il soggetto della principale, ma anche l’oggetto diretto (invitare a, pregare di), e l’oggetto indiretto (con verbi trivalenti come chiedere di, consigliare di); alcuni verbi ammettono una costruzione mista (persuadere può avere come controllore il soggetto o l’oggetto diretto, dire può avere soggetto o oggetto indiretto).
– Gianni ha promesso a Maria di sposarla
– Gianni ha invitato Mario a partecipare alla festa
– Gianni ha chiesto a Maria di sposarlo
– Gianni ha persuaso Mario di essersi stancato
– Gianni ha persuaso Mario ad andarsene
– Gianni ha detto a Mario di essersi stancato
– Gianni ha detto a Mario di andarsene
B) Verbi con costruzioni a ristrutturazione
Esistono costruzioni a ristrutturazione, cioè con alcuni verbi sia a controllo sia a sollevamento, per esempio volere e dovere, il clitico può appoggiarsi sia all’infinito sia al verbo flesso, mentre ciò non è possibile ad esempio con verbi come preferire e rischiare;
– Gianni vuole dirlo a Maria / Gianni lo vuole dire a Maria
– Gianni deve dirlo a Maria / Gianni lo deve dire a Maria
– Gianni preferisce dirlo a Maria / *Gianni lo preferisce dire a Maria
– Gianni rischia di dirlo a Maria / *Gianni lo rischia di dire a Maria
parimenti con dovere e volere si può avere il SI passivante, impossibile con preferire e rischiare;
– Gianni vuole vendere quelle case a buon prezzo / Quelle case si vogliono vendere a buon prezzo
– Gianni deve vendere quelle case a buon prezzo / Quelle case si devono vendere a buon prezzo
– Gianni preferisce vendere quelle case a buon prezzo / *Quelle case si preferiscono vendere a buon prezzo
– Gianni rischia di vendere quelle case a buon prezzo / *Quelle case si rischiano di vendere a buon prezzo
con gli stessi verbi dovere e volere si nega solo il verbo flesso, mentre con preferire e rischiare si nega solo l’infinito.
– *Gianni gli ha voluto non parlare
– *Gianni gli ha dovuto non parlare
– Gianni ha preferito non parlargli
– Gianni ha rischiato di non parlargli
Questo fa pensare che i primi compongano un unico predicato, formino un complesso verbale con l’infinito; hanno costruzione a controllo/sollevamento, reggente ed infinitiva, e possono essere ristrutturati diventando un unico complesso verbale; la differenza si nota dalla posizione dei clitici, se sono appoggiati all’infinito la costruzione è originaria, se al verbo flesso è ristrutturata e si ha un complesso verbale.
Nota: il referente è il soggetto extralinguistico a cui si riferisce un’espressione, che se cambia referente non per questo cambia significato.
Nel caso in cui la costruzione sia ristrutturata gli argomenti sono di tutto il complesso verbale, come per i causativi o le perifrasi. I complessi veri e propri si distinguono dalle costruzioni ristrutturate perché non hanno costruzioni alternative. Altri verbi a ristrutturazione sono modali come potere e sapere, ed aspettuali come cominciare a, continuare a, finire di, stare per, e di moto come andare a, tornare a, venire a. Questi verbi hanno anche la proprietà di prendere l’ausiliare del verbo a cui si uniscono, qualora il passaggio sia da avere ad essere, se formano un complesso con esso; ciò è impossibile con preferire e rischiare.
– Gianni ha voluto partire subito / Gianni è voluto partire subito
– Gianni ha dovuto partire subito / Gianni è dovuto partire subito
– Gianni ha preferito partire subito / *Gianni è preferito partire subito
– Gianni ha rischiato di partire subito / *Gianni è rischiato di partire subito
Le proprietà dei verbi ristrutturati devono concordare, non si può avere SI passivo con volere verbo a controllo ed appoggiare il clitico all’infinito, il che farebbe propendere per la costruzione originaria.
– Gli si vogliono vendere queste case / *Si vogliono vendergli queste case
C) La costruzione fattitiva
Si ha con i verbi fattitivi, fare e lasciare, e con alcuni verbi percettivi, intendere sentire udire vedere.
– Gianni fa partire Maria.
– Gianni vede partire Maria.
Le frasi a costruzione fattitiva si volgono alla forma esplicita per avere la costruzione originaria: con i verbi inaccusativi quello che era soggetto dell’esplicita diventa oggetto diretto dell’implicita.
– Gianmi fa in modo che Maria parta / Gianni fa partire Maria.
– Gianni vede che Maria parte / Gianni vede partire Maria.
Con i transitivi quello che nell’esplicita era soggetto diventa oggetto indiretto nell’implicita e l’oggetto diretto resta lo stesso in entrambe.
– Gianni fa in modo che Maria mangi un big mac / Gianni fa mangiare un big mac a Maria.
– Gianni vede che Maria mangia un big mac / Gianni vede mangiare un big mac a Maria.
Se nell’implicita è presente un complemento d’agente, la frase esplicita originaria era passiva; come in ogni frase passiva l’oggetto diretto di quella attiva è il soggetto.
– Gianni fa in modo che un big mac sia mangiato da Maria / Gianni fa mangiare un big mac da Maria.
– Gianni vede che un big mac è mangiato da Maria / Gianni vede mangiare un big mac da Maria.
Le prime due sono costruzioni fattitive attive, la terza è passiva. Quanto all’attiva con verbi transitivi il soggetto dell’esplicita deve passare in altro luogo: se non è espresso alcun oggetto diretto (aliquis legge spesso il soggetto dell’esplicita prende quel posto, se invece l’oggetto è espresso diventa oggetto indiretto; nel primo caso non è possibile la passivizzazione già non ammessa nella frase originaria, transitiva ma senza oggetto.
– Maria legge spesso.
– Gianni fa leggere spesso Maria / Gianni la fa leggere spesso.
– *Maria è fatta leggere spesso da Gianni.
Cfr. Maria legge spesso / *È letto spesso da Maria.
Quanto a inaccusativi, intransitivi e costruzione passiva il soggetto passa sempre ad oggetto diretto (si cliticizza con lo/la accusativi).
– Gianni fa partire Maria / Gianni la fa partire.
– Gianni fa dormire Maria / Gianni la fa dormire.
Con i verbi inaccusativi è possibile la passivizzazione di tutto il complesso;
– Maria è fatta partire / dormire da Gianni.
il complemento d’agente ha espressione opzionale, dunque può esserci ambiguità tra fattitiva attiva e passiva: fece guarire il malato: fece in modo che il malato guarisse/fosse guarito da… La costruzione fattitiva rende dunque transitivi verbi intransitivi o inaccusativi, e muta il ruolo degli argomenti (è possibile Far partire qualcuno, non Partire qualcuno).
Caratteri della costruzione fattitiva:
– poiché si tratta di un complesso verbale, i clitici si appoggiano ai verbi di cui sono argomenti, dunque tutto il complesso e non solo l’infinito;
– Gianni fa mangiare un big mac a Maria / Gianni glielo fa mangiare.
– l’oggetto diretto può diventare soggetto nella costruzione con il SI passivante;- I ragazzi si lasciano uscire prima.
– Le lettere si fanno scrivere alla segretaria.
– la negazione si riferisce all’intero complesso verbale, non soltanto all’infinito;- Gianni non fa uscire Maria con le amiche.
– con alcuni verbi intransitivi e transitivi il soggetto si può esprimere in vari modi: con scrivere quello che era soggetto può diventare oggetto diretto, indiretto o complemento d’agente, con telefonare sia oggetto diretto sia indiretto.
– Gianni fa scrivere Maria.
– Gianni fa scrivere a Maria
– Gianni fa telefonare a Maria
– Gianni fa scrivere da Maria
– Gianni fa telefonare da Maria
– *Gianni fa mangiare a/da Maria
– *Gianni fa russare a/da Maria
Ciò significa che esiste differenza tra costruzione passiva e fattitivo-passiva, quest’ultima è possibile anche con verbi che non ammettono la prima come telefonare e scrivere.
D) La costruzione percettiva
Si ha con tutti i verbi che indicano percezione e con i quattro verbi che si usavano per la costruzione fattitiva (vedere, intendere, udire, sentire). è formata da verbo di percezione, oggetto diretto e frase infinitiva senza introduttore con un soggetto non foneticamente espresso ma controllato dall’oggetto diretto della reggente. Si tratta di un tipo particolare di costruzione a controllo il cui controllore è l’oggetto diretto; oltre all’infinitiva può esserci una pseudorelativa introdotta da CHE.
– Gianni sentiva Mariai suonare il pianoforte
– Gianni sentiva Mariai che suonava il pianoforte
L’oggetto diretto come tale può essere cliticizzato con i pronomi in caso accusativo che si appoggiano ai verbi di percezione.
– Gianni la sentiva suonare il pianoforte
– Gianni la sentiva che suonava il pianoforte
Le relative vere e proprie formano un unico sintagma con il complemento precedente, è un costituente non più segmentabile; la pseudorelativa non costituisce unità con il sintagma nominale, la prova è come sempre il comportamento dei clitici, che sostituiscono sempre interi sintagmi.
– Gianni conosceva [SNuna ragazza che suonava il pianoforte]
– Gianni la conosceva
– *Gianni la conosceva che suonava il pianoforte
– Gianni sentiva una ragazza [che suonava il pianoforte]
– Gianni la sentiva
– Gianni la sentiva che suonava il pianoforte
Inoltre nella pseudorelativa può esserci solo contemporaneità tra le azioni di reggente e subordinata, condizione non prevista dalle relative vere e proprie; dunque anche l’infinito della costruzione percettiva è solo presente, quello che esprime contemporaneità.
– Gianni sente una ragazza che suona / *ha suonato / *suonerà il pianoforte
– Gianni ha sentito una ragazza che suonava / *aveva suonato / *avrebbe suonato il pianoforte
– Gianni conosce una ragazza che suona / ha suonato / suonerà il pianoforte
– Gianni ha conosciuto una ragazza che suonava / aveva suonato / avrebbe suonato il pianoforte
– Gianni sentiva Maria suonare il pianoforte
– *Gianni sentiva Maria aver suonato il pianoforte
Differenze dalla costruzione fattitiva:
– nella fattitiva infinito e verbo reggente non sono separabili, sono sempre accostati, in quella percettiva possono esserci elementi tra l’uno e l’altro;
– Farò uscire Mario / *Farò Mario uscire
– Vedrò uscire Mario / Vedrò Mario uscire
– la fattitiva non ammette il SI riflessivo, ammesso dalla percettiva;
– L’ho fatto voltare / *voltarsi
– L’ho visto voltarsi
– nella fattitiva il soggetto può essere espresso in vari modi, nella percettiva è solo controllato dall’oggetto diretto. Insomma, con la fattitiva si ha un complesso verbale, con la percettiva si hanno due frasi distinte e la funzione sintattica del soggetto originario è diversa; infatti il clitico nella percettiva si appoggia all’infinito da cui dipende;
– Ho fatto chiudere la porta a Mario
– Ho visto chiudere la porta a Mario
– Ho visto Mario chiudere la porta
– L’ho fatta chiudere a Mario
– L’ho vista chiudere a Mario
– Ho visto Mario chiuderla
– La costruzione fattitiva attribuisce all’infinito un aspetto perfettivo, l’azione è compiuta; nella percettiva si mette l’accento sul momento della percezione, non si sa se l’azione si sia conclusa.
– Gli ho fatto scrivere una lettera – domani la spedirà
– Gli ho visto scrivere una lettera – domani la spedirà
– L’ho visto scrivere una lettera – non so se l’abbia finita
Nota sui segni utilizzati
Ho premesso agli elenchi interni e paragrafi e sottoparagrafi il segno – , agli esempi il segno – seguito da due spazi. Le frasi precedute da * sono agrammaticali, cioè sono riconosciute come mal formate da qualunque parlante nativo di italiano: una frase come A me mi piace la frutta è censurabile dalla norma ma non è agrammaticale, mentre *A io piace la frutta non verrebbe mai utilizzata da nessun parlante ed è agrammaticale.