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1984, capolavoro di George Orwell, è un romanzo distopico ambientato dall’autore in un ipotetico futuro in cui la libertà e la democrazia non esistono più, rimpiazzate da un totalitarismo fondato sul controllo di ogni aspetto della vita, delle azioni e dei pensieri della popolazione.
Il romanzo è stato pubblicato nel 1949, pochissimi mesi prima della scomparsa del suo autore, che aveva lavorato febbrilmente alla stesura e alla revisione del testo che aveva iniziato a scrivere l’anno precedente. La scelta del titolo deriva, appunto, dall’inversione delle due cifre finali dell’anno di scrittura del testo: scegliendo di ambientare la sua storia del 1984 Orwell voleva probabilmente situarla in un futuro che fosse relativamente lontano, ma che allo stesso tempo non fosse così distante da rendere poco credibile il linguaggio utilizzato o i riferimenti alle ideologie o agli oggetti di uso comune. La sua scelta si è rivelata straordinariamente azzeccata, dal momento che il testo venne letto fin da subito dal pubblico e dalla critica come un testo distopico e fantascientifico ma, allo stesso tempo, anche strettamente legato all’attualità. Per tutti i decenni successivi, fino ad oggi, il testo ha conservato questa doppia chiave di lettura, e anche ora che l’anno di ambientazione è stato abbondantemente sorpassato, la sensazione che la distopia di Orwell parli del nostro presente non è venuta meno.
Ambientazione e contesto
Il romanzo è ambientato a Londra, che nel futuro immaginato da Orwell è il capoluogo amministrativo della provincia Pista Prima, parte di una superpotenza chiamata Oceania.
Orwell immagina che, pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, abbia avuto inizio un nuovo conflitto atomico di portata planetaria. Alla fine di questa nuova guerra, il controllo del mondo è passato nelle mani di tre grandi superpotenze totalitarie: l’Oceania, appunto, composta da America del Nord, America del Sud, Gran Bretagna, Australia e Africa meridionale; l’Eurasia, che unisce Russia ed Europa; l’Estasia, composta da Cina, Giappone e India. Restano esclusi da questo “nuovo ordine mondiale” l’Africa settentrionale e il Medio Oriente, che sono terreno di conquista per le grandi superpotenze che, in questo modo, sono sempre in guerra tra loro (circostanza che le aiuta a mantenere il controllo totale sulla loro popolazione, che si sente sempre minacciata dal possibile avvento di ipotetici “nemici”).
Tutte e tre le superpotenze sono governate da regimi totalitari. In Oceania, in particolare, vige l’ideologia del “Socing”, evoluzione il forma dittatoriale del socialismo inglese. I principi di base su cui il Socing si fonda sono la totale adesione alla politica del Partito unico e del suo capo carismatico, noto con il nome di Grande Fratello. Il Grande Fratello non si fa mai vedere di persona, ma tutti conoscono il suo viso perché ovunque sono appesi manifesti che lo ritraggono, accompagnati dalla scritta “Il Grande Fratello ti osserva” e dai tre slogan del partito: “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”.
Il potere è amministrato da quattro ministeri, che hanno sede a Londra: il Ministero della Verità si occupa dell’informazione, dell’istruzione e del tempo libero; il Ministero della Pace si occupa della guerra; il Ministero dell’Amore si occupa di mantenere l’ordine pubblico e di amministrare la giustizia; il Ministero dell’Abbondanza si occupa dell’economia. Il potere è amministrato dal Partito attraverso una rete di funzionari e burocrati, noti con il nome di “Partito esterno”, mentre i leader di più alto livello compongono il cosiddetto “Partito interno”. Al di sotto di questo apparato amministrativo ci sono i Prolet, la popolazione comune, che è povera e praticamente analfabeta, e che è necessaria per svolgere le professioni più umili e sottopagate e per andare a costituire gli eserciti. Il Grande Fratello controlla, marginalmente, anche i Prolet, ma in modo decisamente più blando di quanto faccia con i suoi funzionari: è impossibile, infatti, che i Prolet abbiano i mezzi o la capacità per minacciare in qualche modo l’ordine costituito.
I membri del Partito esterno, che vivono in palazzi posti in quartieri speciali, separati dalla zona della città in cui abitano i Prolet, si controllano gli uni con gli altri attraverso una rete di schermi presenti in ogni casa. Questi teleschermi trasmettono ininterrottamente immagini di propaganda, ma sono anche muniti di una telecamera che riprende l’ambiente circostante. Nessuno sa quando e come il Partito si serva delle telecamere per controllare come si comportano, in casa propria, i funzionari, quindi ipoteticamente ognuno di loro potrebbe essere ripreso in qualsiasi momento. Il principale ruolo del Ministero dell’Amore è proprio quello di sorvegliare i cittadini, per impedire loro di commettere atti “devianti” e per convertire gli eventuali dissidenti all’ideologia del partito. Il “braccio armato” di cui il Ministero si serve a questo scopo si chiama “psicopolizia”, polizia incaricata di prevenire e combattere ogni deviazione dall’ortodossia del Partito. Ogni minimo segno di comportamento ritenuto “controrivoluzionario” (anche solo una parola pronunciata nel sonno, o una frase detta in presenza dei figli, che sono incoraggiati pubblicamente alla delazione anche nei confronti dei propri genitori) viene immediatamente sanzionato, e il responsabile arrestato, rieducato o fatto scomparire (il termine normalmente utilizzato per esprimere questo concetto è “vaporizzato”).
Il linguaggio ufficiale che si parla in Oceania è la Neolingua, una variante dell’inglese in cui tutti termini con significati dubbi, che potrebbero essere interpretati in senso ambiguo o controrivoluzionario, vengono sostituiti da termini alternativi, precisi e privi di sfumature. Il risultato di questa “rivoluzione linguistica” è l’impossibilità di esprimere concetti anche minimamente elaborati, cosa che limita fortemente la possibilità di avere un pensiero personale o critico: l’impossibilità di pronunciare certe parole (che vengono censurate e che se pronunciate comportano, di per sé, uno “psicoreato”) impedisce di fatto anche di pensare i concetti che quelle parole in passato identificavano. La Neolingua, essendo un prodotto artificiale, nel 1984 non è ancora in grado di sostituire in tutto e per tutto la lingua d’uso per gli scopi comunicativi, ma è il linguaggio utilizzato dal Partito nei suoi documenti e nei suoi atti, ovvero gli unici testi scritti esistenti. Per questo il Partito prevede che, in un lasso di tempo relativamente breve (probabilmente entro il 2050), tutti i testi scritti nell’inglese precedente scompariranno, soppiantati dal nuovo linguaggio. Quando ciò avverrà, tutti i concetti espressi da parole censurate (ad esempio “democrazia”) scompariranno per sempre.
Questo controllo del pensiero operato dal Partito prende il nome di Bipensiero, e le sue norme si riassumono nello slogan “Chi controlla il passato controlla il futuro, e chi controlla il presente controlla il passato”. In questa frase è condensato il senso dell’attività svolta dal Ministero della Verità, che si occupa appunto di manipolare il passato per renderlo conforme agli attuali dettami del Partito. Tutti i testi che contengono affermazioni contrarie alle attuali opinioni e ideologie del Socing, o che riportano previsioni che si sono rivelate errate, vengono ininterrottamente riscritti, e tutti i documenti che dimostrano che il Partito ha fatto qualcosa che si è rivelato sbagliato o controproducente vengono immediatamente censurati e sostituiti con altri, che testimoniano invece della sua infallibilità. I documenti non aggiornati, quindi non conformi all’attuale “Verità”, vengono continuamente eliminati attraverso le cosiddette “buche della memoria”, che li fanno scomparire per sempre. In questo modo, dato che la nuova Verità è l’unica che può essere ricostruita tramite prove, i cittadini non possono far altro che credere ad essa, cancellando dalla loro stessa memoria ogni traccia della precedente realtà (se non lo fanno, possono essere accusati di psicoreato).
Tra i compiti del Ministero della Verità c’è anche quello di occuparsi del tempo libero e delle attività ricreative dei cittadini, ma anche l’arte, ovviamente, è controllata dal Grande Fratello: nessun membro del Partito può scrivere testi propri, a mano (dal momento che tali testi costituirebbero un documento che il Partito non può controllare e, all’occorrenza, riscrivere o distruggere), e anche le opere letterarie vengono prodotte automaticamente da macchinari detti “versificatori”, che si basano su un numero limitatissimo di schemi infinitamente ripetuti e rimescolati, ovviamente conformi alle norme del Bipensiero.
Personaggi principali
Winston Smith: è il protagonista del romanzo, un uomo di circa 40 anni (nemmeno lui conosce la sua età precisa, ma suppone di essere nato attorno al 1944), magro, non alto, con i capelli biondi e il colorito sanguigno. Il suo nome è una sorta di buffo ossimoro, dato che riunisce il nome di battesimo di uno degli uomini di governo britannici più importanti della storia, Winston Churchill, e il cognome inglese più anonimo e più diffuso, Smith.
Lavora al Ministero della Verità, dove è incaricato di correggere vecchi documenti e articoli di giornale che riportano informazioni non più corrispondenti alle posizioni e alle opinioni del partito, riscrivendoli in neolingua. Conduce una vita estremamente solitaria (molti anni prima è stato sposato, ma lui e la moglie si sono lasciati dopo pochi mesi di matrimonio) e ha pochissimi rapporti sia con i suoi colleghi che con gli altri membri del Partito esterno. Il suo passato è molto nebuloso, e Winston stesso non lo ricorda quasi per nulla: conserva nella memoria solo qualche confuso ricordo relativo a episodi della sua infanzia e al periodo in cui viveva insieme ai genitori e alla sorella in una Londra molto diversa da quella attuale, ma non riesce a ricordare le circostanze della scomparsa dei genitori (di cui sa solo, molto vagamente, che morirono nel corso di misteriose purghe negli anni Cinquanta) né altri particolari relativi alla vita del periodo precedente alla presa del potere del Grande Fratello.
Julia: è una giovane di 26 anni impiegata al Ministero della Verità nel Reparto Finizione (quello che si occupa della stesura di romanzi e altre opere di intrattenimento, ovviamente conformi alle direttive del Partito). È molto bella, con folti capelli scuri e corti, le lentiggini e il fisico atletico. Apparentemente è una ragazza estremamente ligia ai principi del Bipensiero, partecipa a innumerevoli attività e gruppi organizzati dal Partito e la sua ortodossia sembra inattaccabile. In realtà Julia fa tutto questo perché sa che dare questa immagine di sé è la via più sicura per poter poi, nei fatti, aggirare le regole, e infatti sarà proprio lei a mettersi in contatto con Winston e a dare inizio alla loro relazione clandestina. Julia è giovane, appassionata e odia il Partito con tutto il cuore, anche se a causa della sua giovane età non ricorda nulla del mondo prima della presa del potere del Grande Fratello.
Il Grande Fratello: è il capo supremo del Partito che governa l’Oceania, anche se nessuno dei suoi cittadini l’ha mai visto di persona. Dalla descrizione che Orwell ne fa, la sua immagine assomma le caratteristiche fisiche di Hitler e di Stalin e i manifesti su cui è riprodotto il suo viso sono onnipresenti, in Oceania, per ricordare a ogni cittadino che lui li tiene sotto costante controllo. L’effettiva esistenza del Grande Fratello è un interrogativo che tormenta Winston fino alle ultime pagine del romanzo, quando si troverà a chiedere al suo aguzzino: «Il Grande Fratello esiste?» ricevendo come risposta un lapidario «Certo che esiste. Il Partito esiste. Il Grande Fratello è l’incarnazione del Partito». Quando lui prova a ribattere «Io […] ho coscienza della mia identità. Sono nato, e morirò. Occupo un particolare punto nello spazio. Nessun altro oggetto solido può occupare simultaneamente lo stesso punto. Il Grande Fratello esiste in questo senso?», l’unica risposta che riceve è «Non ha alcuna importanza. Egli esiste».
Emmanuel Goldstein: è l’unico oppositore noto del Grande Fratello, e Orwell lo descrive come un uomo con «uno scarno volto da ebreo, incorniciato da un’ampia e crespa aureola di capelli bianchi e da una barbetta caprina: un volto intelligente e però in qualche modo spregevole, al quale il naso lungo e sottile, su cui poggiava un paio di occhiali, conferiva una certa aria di demenza senile. Sembrava la faccia di una pecora, e anche la voce somigliava a un belato». Il ritratto richiama, ovviamente, le immagini antisemite diffuse durante il nazismo per alimentare i sentimenti anti-ebraici della popolazione.
Nessuno sa dove Goldstein si trovi, perché alcuni anni prima del 1984 (nessuno ricorda esattamente quando) si è reso colpevole di attività contro-rivoluzionarie nei confronti del Partito, a seguito delle quali è stato condannato. Contro ogni aspettativa, però, è riuscito a scappare dalla prigione in cui era rinchiuso e a nascondersi da qualche parte («forse in qualche Paese al di là del mare, al soldo e sotto la protezione dei suoi padroni stranieri», o forse nella stessa Oceania), dando vita a una misteriosa organizzazione antigovernativa, la Confraternita, i cui principi (eretici rispetto ai pronunciamenti del partito) sono raccolti in un misterioso libro, scritto dallo stesso Goldstein. Ogni giorno la psicopolizia di Londra annuncia di aver arrestato qualche membro della Confraternita, pronto ad impegnarsi in sabotaggi e altre attività sediziose nei confronti del Partito.
Ogni giorno, alle undici del mattino, in tutti i luoghi pubblici hanno luogo i “Due minuti di odio”, riunioni a cui tutti i membri del Partito sono tenuti a partecipare e in cui vengono trasmessi proclami e rivendicazioni dello stesso Goldstein, che cerca di difendere le sue posizioni antirivoluzionarie rivendicando il diritto alla libertà di espressione, di pensiero e di stampa e attaccando le dottrine del Partito. Nel corso dei “Due minuti di odio”, tutti possono insultare liberamente Goldstein ed esprimere tutto il loro disprezzo nei suoi confronti, disprezzo che nasce dal fatto che Goldsetin «era il traditore per antonomasia, il primo ad aver contaminato la purezza del Partito. Tutti i crimini commessi successivamente contro il Partito, tutti i tradimenti, gli atti di sabotaggio, le eresie, le deviazioni, erano un’emanazione diretta del suo credo».
O’Brien: è un leader del Partito Interno, quindi un membro autorevole del Partito che gode di privilegi del tutto preclusi ai comuni cittadini. Winston si convince, basandosi su flebili segnali che gli sembra di cogliere dal suo comportamento, che O’Brien sia un membro della Confraternita e che quindi possa aiutare lui e Julia a entrare nelle fila della resistenza, ma questa sensazione si rivelerà errata. O’Brien, dopo aver invitato a casa propria Winston e Julia e aver conquistato la loro fiducia, li spinge ad ammettere i loro propositi sediziosi, e qualche giorno dopo li arresta. Sarà lui a occuparsi della tortura di Winston, nel Ministero dell’Amore, e i due discuteranno a lungo a proposito delle loro rispettive posizioni.
Il personaggio di O’Brien è straordinariamente ambiguo in ognuno dei suoi gesti e delle sue affermazioni, tanto che lo stesso Winston, che pure ne è vittima, non riesce a odiarlo e anzi prova uno strano sentimento di rispetto nei suoi confronti
Il signor Charrington: è un uomo di 63 anni che gestisce un piccolo negozio di antiquariato nella zona di Londra destinata ai Prolet. È lui a vendere a Winston il diario su cui quest’ultimo comincia ad annotare i suoi pensieri (primo degli atti illegali che commetterà nel corso del romanzo) e dietro pagamento accetta di lasciar incontrare Winston e Julia in una piccola stanza posta sopra il suo negozio, apparentemente al riparo dai teleschermi del Grande Fratello e dal controllo della psicopolizia. In realtà sarà proprio in quella stanza che i due verranno arrestati.
Trama in sintesi
Il protagonista, Winston Smith, è un funzionario del Ministero della Verità. Vive a Londra, solo, in un anonimo condominio che condivide con altri membri del Partito e conduce una vita solitaria e apparentemente priva di pretese. In realtà, però, Winston non si rassegna a quella sua esistenza piatta, rifiuta di adeguarsi all’ortodossia del Partito e coltiva un insospettabile desiderio di libertà, che però fatica a trasformare in un impegno concreto, dal momento che attorno a sé non vede altro che persone che appaiono come fedeli servitori del Partito, devoti al Grande Fratello.
Un giorno, mentre cammina nella parte della città in cui abitano i Prolet – la parte più povera e sfruttata della popolazione – si imbatte per caso nel negozio di antiquariato del signor Charrington dove, una volta entrato, acquista un album di carta filigranata, che decide di utilizzare come proprio diario, contravvenendo alla regola che vieta a qualunque membro del Partito di scrivere.
Tornato a casa, Winston comincia ad annotare in maniera disordinata pensieri e memorie che gli si presentano alla mente. Con l’andare del tempo, però, le sue annotazioni si fanno sempre più precise e coerenti, e Winston comincia a esprimere in termini sempre più espliciti il suo rifiuto nei confronti della realtà in cui vive e il suo disprezzo per il Partito e i suoi metodi di controllo della vita della popolazione. Un giorno si accorge che – quasi senza rendersene conto – ha coperto un’intera pagina del libro con la frase “Odio il Grande Fratello”.
In quello stesso periodo, durante i “Due minuti d’odio” rivolti giornalmente contro l’oppositore del regime Emmanuel Goldstein, Winston fa due incontri che gli cambieranno per sempre la vita: il primo è quello con O’Brien, un membro del Partito interno in cui gli sembra di cogliere sentimenti non di odio, ma anzi di ammirazione nei confronti di Goldstein; il secondo è quello con Julia, una giovane donna che lavora in un altro reparto del Ministero. Winston prova immediatamente, per lei, sentimenti ambigui: da un lato ne è confusamente attratto, dall’altro la odia tanto da immaginare di ucciderla, dato che è convinto che sia un fedele membro del Partito, dedita al culto del Grande Fratello e probabilmente anche spia della psicopolizia.
Pochi giorni dopo, contro ogni aspettativa, la ragazza riesce fortunosamente a consegnare a Winston un biglietto in cui gli dichiara il suo amore per lui, e i due concordano di incontrarsi fuori città, al riparo dal controllo delle telecamere. Comincia, così, la loro storia d’amore, ovviamente proibita dal Partito, che scoraggia fortemente le relazioni sentimentali e, soprattutto, vieta i rapporti sessuali che non abbiano come scopo la procreazione. La relazione tra Winston e Julia procede, tra mille difficoltà, per diversi mesi, anche grazie all’aiuto del signor Charrington, che dietro pagamento permette loro di incontrarsi nella stanza posta sopra il suo negozio.
Sia Winston che Julia sono profondamente disgustati dalla loro vita e dal modo in cui l’Oceania è amministrata, e così decidono – pur consapevoli che questo li porterà quasi certamente alla tortura – di entrare nella misteriosa Confraternita, il gruppo di resistenza che a quanto si dice è capeggiato dallo stesso Emmanuel Goldstein, e di cui Winston è convinto O’Brien faccia parte.
Riescono a incontrare O’Brien nel suo appartamento, e qui quest’ultimo li farà parlare spingendoli a confessare i loro veri sentimenti nei confronti del Partito e del Grande Fratello. Una volta certo del loro sincero desiderio di rovesciare l’ordine costituito, O’Brien si accorda con Winston per la consegna di un libro “proibito”, intitolato Teoria e prassi del collettivismo oligarchico, in cui sono elencati i principi base su cui si fonda la confraternita. Winston e Julia iniziano a leggere il volume nella stanza del signor Charrington, ma dopo qualche minuto vengono scoperti, arrestati, separati e portati nel terribile Ministero dell’Amore, dove si amministra la giustizia del Partito e si puniscono i dissidenti.
Qui Winston viene sottoposto a lunghe e terribili torture, durante le quali confessa tutte le colpe di cui si è macchiato e denuncia tutti i comportamenti illegali suoi e di Julia. L’uomo affronta una serie di angoscianti interrogatori in cui il suo torturatore, che è O’Brien stesso, gli spiega che quel trattamento non serve per punirlo di quanto ha fatto, ma per insegnargli a piegare la sua mente e ad accettare il pensiero del Partito. Scopo delle torture, insomma, è convincere Winston che due più due fa cinque, se così vuole il Partito, e che non esiste una “Verità” astratta, ma solo ciò che il Partito ha stabilito: quella è l’unica verità possibile. La tortura, infine, ha anche lo scopo di far sì che Winston provi sincero amore nei confronti del Grande Fratello. O’Brien gli spiega chiaramente che non è sufficiente che lui affermi di amarlo, o che rinneghi pubblicamente i suoi sentimenti di odio nei suoi confronti: quello che il Partito vuole è che lui ami davvero, sinceramente, il capo supremo, unico detentore della verità.
Winston resiste a lungo alle torture, e poco a poco impara a fare forza alla sua mente e a considerare scorretto ciò che ha fatto, ma dentro di sé mantiene un ultimo barlume di orgoglio, che nasce dalla consapevolezza di non aver mai, nel profondo del suo animo, tradito Julia. Per sradicare quest’ultimo spazio di libertà, Winston viene condotto nella terribile “Stanza 101”, quella in cui ogni prigioniero viene sottoposto a quella che è, per lui, la più insostenibile delle torture. Qui, di fronte alla minaccia di essere attaccato da dei topi affamati, anche Winston capitola e rinnega Julia, atto che segna la fine della sua “rieducazione” e la definitiva vittoria del Grande Fratello.
In seguito Winston viene rilasciato e riabilitato. Ormai è un fedele ammiratore del Grande Fratello, e trascorre le sue giornate al Bar del Castagno insieme ad altre persone simili a lui. Qui, un giorno, incontra anche Julia stessa, e i due si confessano di essersi traditi a vicenda, senza che questa rivelazione generi in loro particolari sentimenti o emozioni.
La storia si conclude con l’immagine di Winston che, al Bar del Castagno, riceve la notizia di una nuova grande vittoria riportata dagli eserciti dell’Oceania, e prova dentro di sé un sincero e profondo sentimento di amore nei confronti del Grande Fratello.
Temi e analisi
La trama del romanzo è totalmente centrata sulla figura di Winston, che rappresenta quello che potrebbe essere “l’uomo qualunque”, un grigio e anonimo funzionario governativo, dalla vita apparentemente misera e vuota, che però riesce ad alimentare dentro di sé i germi di una ribellione radicale al sistema.
Temi centrali sono ovviamente quelli del totalitarismo e della manipolazione della verità messa in atto da tutti i sistemi dittatoriali: nel mondo allucinato di Orwell diventa chiaro il modus operandi di ogni totalitarismo, che controlla l’opinione pubblica diffondendo notizie false e impedendo ogni forma di libera espressione del pensiero. In questo senso la “neolingua” teorizzata da Orwell è uno strumento incredibilmente potente, perché consente di cancellare in un solo momento sia le parole che i concetti a cui esse fanno riferimento: in questo modo non è solo il presente ad essere manipolato, ma anche il passato. Centrale, a questo proposito, è anche l’ossessiva presenza dell’immagine-feticcio del Grande Fratello che, pur essendo potenzialmente un’entità virtuale, in realtà esercita un controllo pressoché totale su tutto e tutti: attraverso quest’immagine Orwell mette in guardia verso le possibili derive a cui va incontro una “società del controllo”, fondata sulla paura e sulla consapevolezza che non esista nessun luogo in cui si è al riparo dallo sguardo del Potere.
A questo tema si collega un altro elemento centrale del romanzo, ovvero quello del ruolo della Storia: prima di mettersi in contatto con O’Brien, infatti, Winston cerca di comunicare con alcune persone più anziane di lui, nel tentativo di farsi raccontare qualcosa della vita in Inghilterra prima dell’avvento del Grande Fratello. In modo confuso e istintivo, senza rendersene conto in modo pienamente cosciente, Winston capisce che solo salvando il passato collettivo dall’oblio sarà possibile “resistere” al sistema di potere del Partito. Salvare, per quanto possibile, la verità storica è l’unico modo per opporsi al pensiero unico del Grande Fratello, anche se è impossibile farlo a partire da documenti e fonti storiche tradizionali, che sono tutti manipolati (emblematico, a questo proposito, il passo in cui Winston legge un passo tratto da un libro di storia per bambini in cui si descrive – ovviamente manipolando la realtà – la vita nel secondo dopoguerra inglese, ovvero durante quella che per Orwell era la contemporaneità).
Altro tema importante è quello dell’amore, che abbatte le barriere ideologiche e che, proprio per questo, nel mondo di 1984 è vietato. Gli incontri clandestini di Winston e Julia sono veri e propri “atti politici” perché rivendicano la possibilità, per l’individuo, di avere uno spazio proprio, in cui agire al di fuori del controllo di ogni ordine costituito, e perché attraverso l’amore gli uomini e le donne possono scoprire di avere desideri, ambizioni e scopi che vanno al di là delle volontà e delle decisioni del Partito. Non è un caso che la ribellione dei due protagonisti inizi di fatto come una relazione clandestina, e che solo in seguito i due decidano di mettersi in contatto con la Confraternita per tentare di collaborare con essa: partendo dall’esperienza del loro amore “vietato”, Winston e Julia scoprono di non essere più disposti ad accettare passivamente la loro vita e il controllo esercitato su di essa dal Partito, e scelgono di provare a reagire.
Fondamentale, infine, è la riflessione a proposito della “rieducazione” a cui sono sottoposti i dissidenti nel mondo del Grande Fratello. Le pagine in cui Winston e O’Brien si confrontano a questo proposito sono senza dubbio le più terribili e le più dense di contenuti del romanzo. In esse O’Brien spiega chiaramente a Winston come mai i sistemi totalitari del passato hanno fallito nel loro tentativo di diventare egemoni: la causa di ciò va ricercata, appunto, nel modo in cui hanno gestito i loro detrattori e i loro dissidenti. L’eliminazione fisica degli oppositori, accompagnata magari da un’opera di damnatio memoriae (come quella che veniva messa in pratica, ad esempio, nella Russia stalinista), non impedisce che i loro ideali continuino a moltiplicarsi, e da un certo punto di vista si rivela anche controproducente per gli interessi di chi detiene il potere, perché crea schiere di “martiri” a cui nuovi oppositori si ispireranno. Il Socing è invece destinato a durare in eterno, secondo O’Brien, perché non prevede solo l’umiliazione fisica e psicologica dei suoi detrattori, ma si serve di esse per arrivare a un obiettivo molto più radicale: spingerli a rinnegare nel profondo quello in cui credevano, arrivando ad amare veramente il Grande Fratello e la sua ideologia. Attraverso la tortura fisica e, soprattutto, facendo leva sugli aspetti più segreti e più incontrollabili della psiche degli oppositori, la psicopolizia riesce a plasmare la loro mente al punto da non rendere nemmeno necessaria la loro eliminazione fisica: quello che resta, al termine della rieducazione, è solo una crisalide vuota, il cui unico pensiero è quello voluto dal Partito. In questo modo Orwell riflette su cosa siano la libertà, la fedeltà e la coerenza, arrivando a mettere in luce la fragilità e la debolezza dell’uomo: non esiste mente che non possa essere indotta a rinnegare tutto ciò in cui crede, se colpita e manipolata nel modo giusto.