Perdute le testimonianze dell’architettura dei sec. precedenti alla dominazione araba (unica testimonianza la chiesa di S. Juan de los Baños a Toledo, visigota, del sec. VII), la prima testimonianza spagnola di arte romanica risale al sec. IX ed è costituita dalla chiesa di S. María de Naranco, nelle Asturie, una delle poche aree non investite dalla dominazione araba.
Mentre la presenza araba determina, durante tutto il medioevo una straordinaria fioritura artistica e architettonica (Córdoba, Siviglia, Granada), con il sec. XI e l’inizio della riconquista cristiana, anche la costruzione di edifici di culto ebbe un grande rilancio, anzitutto nella Catalogna, regione volta a occidente e interessata alle esperienze italiane, alle quali il romanico catalano appunto si ispira. Esempi significativi sono costituiti dalla chiesa di S. Clemente a Tahull, dalla chiesa del monastero di Ripoll e dalla cattedrale di Urgel, tutte costruzioni del sec. XII. Ma gli edifici romanici di maggior rilievo artistico sorsero nell’area nord-orientale della penisola iberica (Pantheon Reale di León, Santuario di Santiago de Compostela, con la relativa chiesa). Particolarmente originale è l’arte mudéjar, realizzata dagli arabi cristianizzati, che sovrappone motivi ornamentali moreschi (archi, arabeschi, azulejos) a edifici in stile occidentale.
Prima della piena affermazione del gotico, si affermò uno stile di transizione che affiancava alla semplicità delle strutture romaniche alcuni elementi strutturali (volte a crociera sorrette da costoloni, archi ogivali), che anticipavano lo stile gotico. Tra le opere più significative di questo orientamento sono da segnalare le cattedrali di Tarragona e Lérida.
La piena affermazione del gotico, a partire dal sec. XIII, ispira la costruzione delle grandi cattedrali di Toledo, León, Burgos, Valencia e Siviglia. I risultati più rilevanti furono ottenuti però dalle cattedrali tardogotiche di Segovia e Salamanca, edificate solo nel sec. XVI. La plastica romanica si era dedicata soprattutto alla decorazione dei portali e dei chiostri, e aveva espresso qualche personalità di rilievo, come il Maestro di Jaca e il Maestro di Cabestani. La pittura romanica invece, costituita soprattutto da affreschi sulle pareti delle chiese, ebbe il suo culmine nei dipinti del Pantheon Reale di León (sec. XII).
La scultura accrebbe la sua importanza come elemento decorativo delle costruzioni gotiche nel corso dei secc. XIV e XV, ma fu soprattutto la pittura a segnare la più significativa evoluzione, favorita dal declino del genere affresco (determinato anche dalle amplissime vetrate che caratterizzano le chiese gotiche) e dallo sviluppo della pittura su tavola. In questo contesto assunse grande importanza il retablo, una pala d’altare di struttura lignea, spesso di enormi dimensioni, su cui veniva dipinto un ciclo completo di vicende sacre. Il primo pittore di rilievo fu F. Bassa (attivo nella prima metà del sec. XIV, alla corte aragonese), che favorì la penetrazione in Spagna degli influssi pittorici italiani. I fratelli P. e J. Serra e L. Borrassá operarono invece per la diffusione delle esperienze francesi. Nel sec. XV al contrario crebbe l’influenza della pittura fiamminga, come testimonia anche l’importazione della tecnica `a olio’. Principali esponenti dello stile ispano-fiammingo furono: L. Dalmau (Madonna dei Consiglieri, 1445), J. Baçó Jacomart, B. Bermejo e P. Berruguete.
L’unificazione spagnola e l’inizio della colonizzazione americana determinarono un nuovo fervore e un clima entusiastico, che permeò di sé anche le arti. Nacque così lo stile plateresco, prima tendenza architettonica originaria della S. Esso consisteva in un’enfatizzazione dell’elemento decorativo, espressione del nuovo gusto per lo splendore e la fastosità. Il plateresco si può considerare uno stile di transizione tra tardogotico e rinascimentale. In effetti tale decorazione classicheggiante venne applicata in una prima fase a strutture portanti di tipo gotico (monastero di S. Pablo, a Valladolid): la soluzione che ne derivò è conosciuta anche come gotico isabellino. In un secondo tempo si applicarono elementi decorativi rinascimentali a strutture dello stesso tipo (università di Salamanca e Alcalá de Hernares, parti della cattedrale di Burgos).
L’età di Carlo V e di Filippo II, accanto al permanere di realizzazioni in tardo gotico, vide la piena affermazione dello stile rinascimentale di derivazione italiana, utilizzato anche per celebrare, con le sue classiche e maestose proporzioni, l’espansione della nuova S. Ne sono esempi significativi il palazzo di Carlo V a Granada, l’Alcázar di Toledo e in parte la cattedrale di Granada (realizzata da Diego de Siloe), alle cui complesse soluzioni si ispirarono poi numerosi edifici di culto, tra cui la cattedrale di Malaga. La costruzione rinascimentale più celebre è però certamente l’Escorial, il palazzo reale innalzato a Madrid, per volere di Filippo II, da Juan de Toledo (1563) e continuato da Juan de Herrera (1567).
Pittura e scultura si adeguarono nel sec. XVI all’imitazione dei canoni rinascimentali italiani, cosicché furono pochi gli artisti capaci di operare sintesi personali e creative. Tra questi vanno segnalati comunque A. Berreguete (dipinti della cattedrale di Toledo), L. de Morales, e soprattutto El Greco, le cui opere sono caratterizzate da un forte afflato mistico.
Il sec. XVII vide invece una straordinaria fioritura di artisti in ambito pittorico e plastico. La tensione naturalistica, potentemente permeata di valori religiosi, fu l’elemento unificatore delle varie esperienze. Nacque di fatto, anzitutto, la prima scuola pittorica nazionale, alla quale in qualche modo si riferirono pittori come J. de Ribera, F. Zurbarán, B. Murillo, J. Sánchez Cotán, J. de Valdés Leal e soprattutto D.R. Velázquez, oltre ad A. Cano, che si espresse validamente in tutte le arti figurative. Tra gli scultori più significativi sono da ricordare J. M. Montañés e G. Fernández.
Nel primo ‘700 fu di nuovo l’architettura ad assumere un ruolo di rilievo, con l’affermazione dello stile detto churrigueresco, improntato soprattutto a un forte senso decorativo, per il quale viene considerato l’equivalente ispanico del rococò. Tra le opere più significative si segnalano la sagrestia della Certosa di Granada, e i palazzi Dos Aguas, a Valencia, e S. Telmo, a Siviglia, oltre al Transparente, l’altare della cattedrale di Toledo, opera di N. Tomé. La reazione agli eccessi e alle stravaganze del churriguerismo fu guidata, nella 2a metà del sec. XVIII, dagli architetti di gusto neoclassico, dopo la fondazione dell’Accademia (1752). I principali interpreti di questo stile furono V. Rodríguez e J. de Villanueva (Museo del Prado). Nel corso del secolo le arti pittoriche e plastiche non fornirono grandi risultati, oscillando tra tendenze francesizzanti e imitazione dei canoni estetici italiani.
Tuttavia nell’ultima parte del sec. XVIII emerse la solitaria ma grandiosa figura di F.J. Goya, pittore di straordinario vigore realistico e capace di un’osservazione spregiudicata e libera della realtà sociale e umana. Dopo la morte di Goya, nel 1828, le arti ispaniche subirono un lungo periodo di declino, che si risolse solo alla fine del sec. XIX, quando Barcellona acquisì la dimensione di una grande città moderna, capace di aggregare le punte più avanzate e feconde del movimento artistico. A. Gaudí, capofila del modernismo catalano, di cui furono principali rappresentanti L. Domènech i Montaner, J. Puig i Cadafalch, I. Nonell i Monturiol, fornì il risultato più rilevante con la costruzione della Sagrada Familia, la grandiosa cattedrale di Barcellona.
Nel clima culturale e artistico della città, ebbe la sua prima formazione anche P. Picasso, il pittore destinato a essere tra i dominatori dell’intera scena mondiale. In scultura si affermarono Manolo, Gargallo e J. Gonzáles, in pittura il cubista J. Gris, i surrealisti J. Miró e S. Dalí. Nel 1930 fu creato il GATEPAC (Gruppo di artisti e tecnici spagnoli per una architettura contemporanea) di cui fecero parte E. Torroja e F. Candela, innovatori dell’uso del cemento armato. Tra i protagonisti del Movimento moderno in Spagna, J.L. Sert, emigrato negli USA all’affermazione della dittatura.
Dopo il 1945 s’impose in pittura l’avanguardia catalana con il gruppo surrealista `Daul al Set’ fondato a Barcellona nel 1948 fra gli altri da A. Tápies che definì la sua ricerca in ambito informale, e il gruppo madrileno `El Paso’ di tendenza espressionista astratta, fondato nel 1957 da M. Millares, A. Saura, R. Canogar. Contemporaneamente Chillida dominò la scultura, con opere astratte dal forte impatto emotivo. Gli anni ’60 videro affermarsi, accanto a sperimentazioni razionali (P. Palazuelo) e cinematiche (E. Sempere, F. Sobrino), quelle della Nuova figurazione, dalla forte connotazione ironico-politica, di E. Arroyo, quella ricca di riferimenti alle contraddizioni della realtà contemporanea di Saura, quella condotta sui temi della violenza di Canogar. Negli anni ’70 apparvero le diverse connotazioni dell’arte concettuale (performances di A. Ribé, video-tapes di A. Muntadas).
Negli anni ’80 si è assistito, oltre a un ritorno al neofigurativismo a opera di L. de la Cámara, J. Martínez, E. Arraz Bravo, a un rinnovato fermento culturale a opera di istituzioni pubbliche (Museo di Arte Moderna e Museo Nazionale `Centro de Arte Reina Sofia’ a Madrid, Museo di Belle Arti a Bilbao) e private (fondazione J. March a Madrid, J. Miró a Barcellona). L’architettura ha avuto un grande impulso in Catalogna grazie all’attività di R. Bofill i Levi, fondatore a Barcellona nel 1964 del Taller de Arquitectura, gruppo interdisciplinare che ha realizzato numerosi interventi urbanistici sulle periferie urbane, e da O. Bohigas, J.A. Coderch e J. Martorell. Notevoli gli interventi urbanistici a Barcellona in occasione delle Olimpiadi del 1992, sotto la direzione di L. Millet (stadio di Montjuic di V. Gregotti, palazzo dello sport Sant Jordi di A. Isozaki, teatro nazionale di Catalogna di R. Bofill i Levi, ristrutturazione del Museu d’Art de Catalunya di G. Aulenti) e a Siviglia per l’Expo 1992.