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Agli inizi del Novecento l’impero russo si sta lentamente avviando vero una modernizzazione sociale e industriale, grazie ad alcune riforme attuate dallo zar Alessandro II (ad esempio l’abolizione della servitù della gleba, coloro che lavorano la terra dei signori ricevendone in cambio una parte dei prodotti) che nonostante tutto non riuscirono a colmare le disuguaglianze sociali. Questo porta a una serie di proteste che si sviluppano come azioni terroristiche e che vengono duramente represse dalla polizia. Alessandro II muore durante un azione terroristica e i suoi successori continueranno in modo ancora maggiore nelle loro azioni repressive.
Nascono nuovi movimenti politici, come il movimento populista , il quale programma prevede innanzitutto la ridistribuzione delle terre ai contadini. Questo movimento si trasformerà presto in Partito socialrivoluzionario e voleva basarsi sulla capacità rivoluzionaria dei contadini.
Nel settore dell’industria pesante viene adottata una politica protezionistica, diretta a difendere i prodotti nazionali dalla concorrenza straniera.
La formazione di una classe operaia, porta alla nascita del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. Il suo maggiore ideologo, Plechanov, vuole puntare sulla forza rivoluzionaria della crescente classe operaia in collaborazione con la borghesia. Di diverso avviso è Lenin, il quale ritiene necessarie l’alleanza tra operai e contadini e la nascita di un gruppo di “rivoluzionari di professione” organizzati in modo da operare anche fuori dalla legalità.
Nasce anche il Partito Costituzionale Democratico ( detto dei cadetti ).
Lo zar Nicola II decide di intraprendere una politica espansionistica non verso Occidente ma verso il Pacifico, intralciando gli interessi commerciali inglesi in Oriente e portando i britannici e stipulare un’alleanza con i giapponesi per ostacolarlo.
Dopo l’occupazione della Manciuria da parte dei Russi e il successivo attacco da parte dei giapponesi, comincia la guerra russo – giapponese, che andrà avanti per circa due anni. Si giunge alla pace grazie alla mediazione del presidente americano Roosevelt: i russi ne escono disastrosamente sconfitti mentre il Giappone si afferma come grande potenza imperialistica.
La tecnologia moderna irrompe per la prima volte sullo scenario bellico, e a subirne le maggiori conseguenze sono i combattenti, nei quali resteranno indelebili le tracce psicologiche.
Dopo la sconfitta nella guerra con i giapponesi, tra la popolazione aumentano le ribellioni.
Nel 1905 a San Pietroburgo, dopo il licenziamento di alcuni lavoratori, scoppia uno sciopero che presto si estenderà anche alle altre fabbriche.
Dopo aver stipulato una petizione per lo zar per richiedere riforme economiche e politiche, una grande folla si mette in marci verso la residenza dello zar per consegnarla di persona, ma vengono accolti a fucilate dalle guardie imperiali. La cosiddetta “domenica di sangue” segna l’inizio della rivoluzione.
Le agitazioni si estendono presto in tutto il paese e si formano nuovi partiti politici. In questo periodo un ruolo importante viene svolto dai soviet, dei consigli formati tra operai, contadini, borghesi e intellettuali.
Lo sciopero generale dell’ottobre del 1905 venne così ben organizzato da paralizzare tutto il paese.
Lo zar da vita a un’assemblea elettiva, la Duma, e a una costituzione che prevede una certa libertà di parola e di associazione.
Le classi popolari però, non traendo benefici da queste riforme, continuano nelle agitazioni, portando Nicola II ed optare per una ripresa delle repressioni.
La prima Duma venne ben presto sciolta con l’accusa di essere troppo democratica; la stessa cosa succederà con la seconda, mentre la terza Duma sarà a maggioranza fortemente conservatrice.
Il primo ministro Stolypin, successivamente ucciso in un attentato, attua una riforma agraria che favorisce la formazione di un nuovo ceto sociale relativamente agiato di piccoli e medi contadini. La riforma però non è in grado di risollevare le condizioni di grande povertà dei contadini e di porre fine alle agitazioni.
1917: le rivoluzioni di Febbraio e di Ottobre
La Russia entra nella prima guerra mondiale in condizioni militari non buone, ma lo zar decide ugualmente di partecipare alla guerra per proseguire il suo piano imperialistico.
Nel febbraio del 1917, durante uno sciopero, l’esercito, quando giunge il momento di sparare, invece di farlo fraternizza con i dimostranti e si pone al loro fianco nella rivolta.
Con il Soviet e il Comitato per il mantenimento dell’ordine, nati durante il periodo di rivolta, si giunge presto alla nascita di un governo provvisorio formato prevalentemente da conservatori, e tre giorni dopo il suo varo, il governo ottiene l’abdicazione dello zar Nicola II.
Mentre il potere legale resta nelle mani della borghesia, la forza reale resta in mano agli operai e ai soldati; si tratta quindi di un rapporto ambiguo, considerate gli interessi nettamente contrastanti tra le due forze.
Al rientro dal sue esilio in Svizzera, Lenin diffonde le cosiddette “tesi di aprile”, i capisaldi della sua linea politica. Il suo obiettivo è la concentrazione di tutto il potere nelle mani dei soviet.
Queste tesi non vengono accolte con favore dai soviet e dagli stessi seguaci di Lenin.
Ma dopo la caduta dei due successivi governi, il presidente Kerenskij si trova ad affrontare disastri militari, scioperi, disordini, occupazioni, moti indipendentisti da parte delle altre nazionalità, un colpo di stato da parte del generale dell’esercito. Per questo è costretto a chiedere l’appoggio ai soviet e a Lenin.
Lenin ritiene ormai che i tempi siano maturi per prendere il potere.
Nell’ottobre del 1917 la Guardia rossa di Lenin occupa il Palazzo d’Inverno, sede del governo e Lenin forma un ministero composto esclusivamente da esponenti del Partito Bolscevico.
Nasce il Consiglio dei Commissari del Popolo con Lenin presidente. Il nuovo governo si impegna dapprima per raggiungere una pace con austriaci e tedeschi, successivamente con il “decreto sulla terra” riconosce la proprietà contadina, nata in seguito alle divisioni dei latifondi.
La guerra civile
Lenin viene considerato subito un pericolo per le potenze occidentali, costringendole a sostenere le forze controrivoluzionarie russe, che nel frattempo si sono organizzate per dare inizio a una guerra civile.
Si ritrovano, cos’, i bianchi, controrivoluzionari che puntano al ritorno del regime zarista, contro i rossi, bolscevichi che alla fine riusciranno ad avere la meglio.
Lo zar Nicola II viene arrestato con la sua famiglia e condotti prima in Siberia, poi sui monti Urali. Dopo il pericoloso avvicinamento al luogo da parte dell’Armata Bianca, il soviet locale decide di fucilare l’intera famiglia.
Il 23 luglio 1918 viene proclamata la nascita della Repubblica socialista federativa sovietica russa, e nasce la Ceka, chiamata in seguito Gpu, un corpo di polizia politica tristemente nota per i suoi metodi spietati.
Viene abolita la grande proprietà terriera, annullati i debiti stranieri, confiscati i beni delle chiese e della famiglia imperiale, viene adottato il calendario occidentale e vietati gli scioperi. Viene adottato il cosiddetto “comunismo di guerra”, una serie di provvedimenti per il controllo dell’economia e il mantenimento dell’ordine pubblico.
La nascita dell’Urss
Dopo la guerra civile i bolscevichi danno avvio alla “nuova politica economica” (Nep), che prevede la riduzione del controllo statale sull’economia e la restaurazione di una parziale liberalizzazione dei commerci e della proprietà. Tale cambiamento si ripercuote anche su altri aspetti della vita collettiva del paese, da quelli culturali e quelli igienico-sanitari.
Nasce l’Urss, una federazione di repubbliche sotto il potere di Lenin, il cui obiettivo era quello di estendere la rivoluzione comunista in tutta Europa. Per questo motivo crea la Terza Internazionale, per organizzare i partiti comunisti europei e sottometterli alle direttive dell’Urss. All’interno di questa organizzazione si creano due diverse correnti di pensiero. Una con a capo Stalin, secondo cui è necessario consolidare i risultati della rivoluzione in Russia; l’altra con a capo Trockij che pretendeva l’estensione della rivoluzione subito e ovunque in Europa.
L’era di Stalin
Alla scomparsa di Lenin gli succede Stalin, convinto sostenitore dell’industrializzazione.
Abbandonata la Nep, Stalin istituisce la politica dei piani quinquennali, dettagliati programmi economici con lo scopo di un incremento della produzione industriale, con il conseguente raddoppio della produzione industriale già nel primo quinquennio.
Vesti territori vengono profondamente trasformati, spazi disabitati vengono colonizzati, e i grandi centri industriali vengono collegati da una fitta rete di strade e ferrovie. I progressi economici sono dovuti anche a un rilevante sfruttamento della forza lavoro, grazie alla diffusione del modello ideologico dello “stakhanovismo”, dal nome di un minatore che superò tutti in produttività e ricevette un’onorificenza come “eroe del lavoro”.
Si diffonde un’ideologia che esalta l’impegno collettivo e i suoi valori: i buoni risultati del primo piano quinquennale sono dati dallo sforzo di un intero paese che si è sacrificato per il cambiamento. Anche Stalin diventa una figura carismatica e un punto di riferimento.
Ma sul piano della produzione restano comunque degli squilibri, con settori pesantemente emarginati, mancanza di macchinari e tecnici. I salari degli operai sono ridotti e anche le condizioni di vita sono peggiorate.
Stalin effettua un ritorno al comunismo di guerra,creando un regime dittatoriale fondato sul terrore e sul suo potere personale. Ogni oppositore viene eliminato, e anche i kulaki perseguitati, destinati nelle carceri, alle fucilazioni, alle deportazioni di massa nei gulag (dekulakizzazione). Ormai ogni cittadino, in seguito ad una semplice accusa anonima, può essere riconosciuto colpevole di attività anticomunista e finire i suoi giorni in un carcere o in un gulag.
I gulag erano dei grandi campi di lavoro coatto, sparsi nelle zone più isolate e inospitali dell’Urss, all’interno dei quali tutti coloro accusati di attività anticomunista venivano torturati psicologicamente e fisicamente.
La popolazione nel frattempo viene tenuta buona da una propaganda finalizzata all’esaltazione dei successi di Stalin, considerato un capo indiscusso del proletariato mondiale e portatore di ogni virtù, modestia, coraggio, saggezza.
Anche l’immagine complessiva del paese cambia: vengono esaltati il superamento della divisione della società in classi, il rispetto dei principali diritti civili e politici e il miglioramento delle condizioni di vita della gente comune.
I governi occidentali, preoccupati dall’avvento di Hitler, si mostrarono molto disponibili a collaborare con Stalin, ma in generale, in politica estera, l’atteggiamento dell’Urss sarà si sostanziale isolamento.
Alle soglie della seconda guerra mondiale, giunge a sorpresa il patto di non belligeranza tra Urss e Germania, un patto che ha valore precauzionale, cioè dovrebbe ritardare il più possibile un eventuale attacco tedesco all’Urss, considerato che l’esercito è del tutto impreparato a sostenere la guerra. Infatti, all’invasione da parte dei tedeschi, nel 1941, il processo di riarmo non è a buon punto. Solo in seguito, con l’aiuto statunitense e degli altri paesi occidentali, l’Armata Rossa riuscirà a rispondere all’attacco.
La sovietizzazione dei paesi dell’Est europeo.
Durante la seconda guerra mondiale, l’Unione Sovietica acquista importanti territori sul versante occidentale.
Sul piano materiale e umano il prezzo da pagare è altissimo, ma il morale della popolazione è alto grazie alla vittoria e alla propaganda che li portano a sperare in un miglioramento delle condizioni di vita.
In pochi anni, il modello sovietico verrà imposto a tutti i paesi liberati dall’Armata rossa: Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Albania, Iugoslavia riescono a introdurre provvedimenti come la riforma agraria, la nazionalizzazione di alcune industrie strategiche e prime forme di previdenza sociale.
I tentativi dell’Urss di estendere la propria influenza nel Mediterraneo, però, non portano buoni frutti. Per questo, per contenere le ingerenza dell’Urss i paesi occidentali si coalizzano in un’alleanza militare, la Nato. Ed è come risposta che Stalin, nel 1948, impone a tutti i paesi del blocco sovietico un programma economico in grado di potenziare l’industria pesante sovietica.
Chruscev e la destalinizzazione
La politica economica adottata, però, se da un lato permetto lo sviluppo dell’industria pesante, dall’altro non riesce a sviluppare i settori che consentono la circolazione dei beni di consumo.
Alla scomparsa di Stalin, il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, gruppo dirigente, si divide tra coloro che appoggiano lo sviluppo dell’industria pesante e coloro che vogliono un miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici. Chruscev riesce così a sbarazzarsi degli avversari e avvia una politica economica diretta a incrementare l’espansione dei beni di consumo.
Dopo la chiusura del XX congresso del Partito Comunista Sovietico, Chruscev denuncia gli errori e i crimini commessi da Stalin, sottolineando per la prima volta la tendenza dittatoriale della sua politica, pur senza negare la capacità del suo predecessore di trasformare un paese arretrato in un paese moderno.
Con la sua nuova politica economica, Chruscev da la speranza di una maggiore autonomia ai paesi satelliti. In alcuni stati scoppiano gravi agitazioni: la Polonia riesce ad aprire relazioni commerciali con il mondo occidentale; in Ungheria, invece, quando il nuovo governo stabilisce di abbandonare l’alleanza militare con l’Unione Sovietica, quest’ultima decide di intervenire con la forza.