Il segno diacritico è un simbolo o segno posto sopra, sotto, in mezzo o dopo una lettera per indicare un particolare suono o valore della lettera cui è annesso. I segni possono essere usati nella scrittura per distinguere suoni simili, come Å e A per le lingue scandinave – ma anche è, é, e nell’alfabeto italiano – o possono indicare un suono particolare espresso dalla lettera.
Molte lingue europee usano i segni diacritici per indicare suoni peculiari, non presenti nelle altre lingue e perciò privi di corrispondenza nell’alfabeto latino generalmente adottato.
Tra i segni diacritici i più diffusi sono l’accento acuto ( ´ ), grave ( ` ) e circonflesso ( ˆ ); il segno di vocale lunga ( ¯ ); il segno di breve ( ˘ ); la dieresi o Umlaut ( ¨ ); la cediglia ( ¸ ); la ‘pipetta’ ( č ) e la tilde ( ˜ ). Vedi anche Accento.
I segni diacritici sono inoltre largamente usati per la traslitterazione di lingue che usano altri sistemi di scrittura o per la trascrizione dei dialetti, allo scopo di indicare il valore dei suoni con la maggiore precisione possibile. Nelle trascrizioni dalle lingue semitiche, per esempio, un puntino sulla g ( ġ ) indica che la lettera è pronunciata come una h spirante (vedi Fonetica), mentre per le lingue indiane si usa un accento sopra la s ( ś ) per indicare la fricativa sc di scena.