Risulta essere la piú orientale delle tre penisole greche della Calcidica, a sud-est di Salonicco, connessa al continente da una stretta lingua di terra. Asceti ed eremiti vi si erano presto stabiliti, ma l’organizzazione monastica ebbe inizio nel X sec., con la fondazione del convento di Lavra da parte di sant’Atanasio (964 ca.). A partire da questa data, gli impianti religiosi si moltiplicarono e la fama della «Montagna Santa» attirò monaci stranieri. I Georgiani installarono un convento (Iviron) verso il 978; all’inizio dell’XI sec. vi fu fondato un monastero latino da mercanti di Amalfi provenienti da Costantinopoli.
Il monastero di Rossikon fu costruito dai Russi nel 1169 ca.; nel 1197 il kral serbo Stefano Nemanja abdicò e, preso il nome di Simeone, raggiunse il figlio, il monaco Sava, sul monte A, ove essi ricostruirono il convento abbandonato di Chilandar. Sin dagli inizi la colonia monastica assunse un carattere internazionale, che serberà nel corso dei secoli.
Le chiese sono state ricostruite o restaurate piú volte, e le testimonianze piú antiche della loro decorazione – alcuni mosaici del monastero di Vatopedi – non vanno al di là della fine dell’XI sec. Nella chiesa, sui pilastri del transetto, sono rappresentate due figure dell’Annunciazione, l’angelo e la Vergine in piedi. Una seconda Annunciazione, questa volta con la Vergine seduta, raffigurata da una parte e dall’altra della porta del nartece esterno, sembra piú tarda della deisis posta nel timpano, che, secondo l’iscrizione che la circonda, può datarsi agli ultimi anni dell’XI sec.
A parte questi mosaici e alcuni affreschi in una cappella appartenente al monastero di Chilandar, eseguiti probabilmente nel 1260 ca., la maggior parte dei dipinti del monte A appartiene al periodo XIV-XVII sec.; alcuni sono persino piú tardi.
I dipinti del XIV secolo
I complessi piú importanti possono ripartirsi in due gruppi.
Il primo comprende tre monumenti del XIV sec. Secondo la tradizione, la chiesa del Protaton, nella cittadina di Karyes, è stata decorata dal pittore Panselinos; tali dipinti sono quelli che hanno meno sofferto di successivi ritocchi. Le pitture del monastero di Chilandar, ricostruito dal kral serbo Milutin dopo il 1299, sono state ritoccate nel 1804, ma in gran parte con colore su colore. Alcuni affreschi sono sfuggiti a tali restauri, particolarmente i ritratti di San Sava e del Kral Milutin, sopra la tomba del fondatore. La terza chiesa, quella di Vatopedi, decorata nel 1312, è stata ridipinta nel XVII e XVIII sec. Gli affreschi coprono in tutta la loro altezza le pareti, le volte e le cupole.
Come in altre chiese del XIV sec., la predicazione di Cristo e i suoi miracoli si aggiungono alla rappresentazione dei principali eventi della sua vita. Ampliano il programma il ciclo apocrifo dell’Infanzia della Vergine, le prefigurazioni bibliche, come la Scala di Giacobbe o Mosè dinanzi al roveto ardente, nonché altre scene di carattere liturgico. Le figure dalle forme ampie, potentemente modellate, rivelano i medesimi procedimenti stilistici delle pitture contemporanee di Salonicco. Nelle Scene della Passione, i pittori di questa scuola insistono sul sentimento drammatico; altrove introducono dettagli realistici o pittoreschi.
I dipinti del XVI secolo
Le chiese principali del secondo gruppo sono state decorate nel XVI sec., per la maggior parte da artisti cretesi o da loro allievi. Teofane il Monaco eseguí le pitture della chiesa di Lavra nel 1536, e forse anche quelle del refettorio di tale monastero; nel 1546 lavorò nel monastero di Stavronikita e, nel 1563, in quello di Xenophon. Un altro cretese dal nome veneziano, Zorzi, decorò la chiesa di Dionysion nel 1547, e un allievo dei cretesi, Frangos Catellanos di Tebe, quella di San Nicola di Lavra. Altri pittori cretesi, i cui nomi non si sono conservati, hanno decorato le chiese di Dionysion (1547) e di Xenophon (1544). In tali chiese l’impianto decorativo non si allontana sensibilmente da quello dei monumenti del XIV sec., ma lo stile di tali dipinti è del tutto diverso. L’arditezza e il movimento cedono il posto ad atteggiamenti pacati, il realismo alla ritenutezza, il vigoroso modellato a una tecnica piú minuziosa, le forme ampie a proporzioni piú snelle. I pittori di tale scuola si mostrano piú sensibili all’arte occidentale e, a volte, ne traggono direttamente i propri modelli: si tratta delle scene dell’Apocalisse dipinte nel XVI sec. nel monastero di Dionysion e ripetute nel secolo seguente a Xenophon; esse riproducono, in stile bizantino e con lievi modifiche, incisioni assai vicine all’Apocalisse di Cranach (1522). Il ciclo dell’Apocalisse decora il vestibolo dei grandi refettori, essi stessi ornati di pitture, parecchie delle quali si ricollegano ai servizi che vi venivano celebrati e al simbolismo del pasto (Cena ed episodi della Vita di Cristo, come la Moltiplicazione dei pani o Cristo ad Emmaus). Il posto riservato ad illustrare l’Inno acatisto e quelli che esaltano la Vergine si spiega col rito della benedizione del pane, posto dinanzi all’icona di Maria, e con le preghiere d’intercessione che le vengono rivolte. Il Giudizio universale copre l’intera parete del braccio occidentale dei refettori di Lavra, di Dionysion e di Xenophon.